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Serie A 18/05/2010, 20.28

Arrigoni: 'La mia NGC sorpresa dell'anno'

A 2 giorni dall'avvio dei play off, il quotidiano "La Repubblica.it" pubblica un'interessante intervista a Bruno Arrigoni, g.m. della sorpresa Cantù

Serie A

Partono giovedì i play-off del basket, con Siena ovvia favorita, Caserta prima sfidante e Milano e Roma in agguato per produrre sorprese, e voi di Cantù, quarti sul tabellone, siete tra quelli issati dove mai avreste sperato. Ma siete anche, caro Bruno Arrigoni, general manager che guidò l'impresa, come quelli di "al lupo, al lupo": dite che partite per salvarvi e non solo fate i playoff. Stavolta avrete pure il vantaggio del fattore campo nei quarti, contro la Virtus Bologna.
"E questo è davvero un risultato straordinario. Eravamo troppo nuovi per poter dichiarare un obiettivo di partenza che non fosse la salvezza. Poi, andando avanti nella stagione, abbiamo trovato una nostra fisionomia tecnica ed umana. Siamo anche fortunati nella scelta degli allenatori. Trinchieri è solo l'ultimo esempio".
Lei parla di fortuna, ma ci vuole anche dell'altro.
"La fortuna conta sempre. Jeffers, ad esempio. La nostra scelta sbagliata. L'abbiamo preso perché inseguivamo uno che ci desse fisicità ed imprevedibilità. E l'ha fatto. Però era anche un ragazzo complesso, per un contesto come il nostro. Si è autoaffondato. Dandoci una mano. Via lui, abbiamo preso Micov, arrivato non in condizioni ideali. Ma oggi è un giocatore tecnico, un valore aggiunto. E temevamo di essere deboli sotto canestro, invece abbiamo tenuto".
I club chiedono regole certe per poter programmare. Per voi è programmatica, scusi il gioco di parole, l'antiprogrammazione: ogni anno ribaltate la squadra.
"Solo per motivi di bilancio, ossia ragioni indipendenti dalla nostra volontà, come ti dicevano una volta quando andava via la tv. In realtà gente come Stonerook e Thornton è rimasta per più stagioni. Anche stavolta proveremo a fare offerte per tenere i pezzi più importanti. Poi vedremo cosa dirà il mercato".
Siete un po' la Ellis Island d'Italia. Un giocatore attracca da voi, si mette in regola, impara la lingua, e poi va a far fortuna altrove.
"La definizioni mi piace, è calzante. La nostra è una società seria, i giocatori ben trattati dal club e dal pubblico, a meno che non siano cretini patentati. E quando chiediamo giocatori, presentiamo credenziali ben note ed accettate da tutti. Ma non ci siamo solo noi. Pure Teramo, Montegranaro e Biella hanno lavorato bene negli anni. Biella ha pure lanciato due ragazzi nell'Nba".
Il problema è che se uno fa bene, chiede più soldi. E a Cantù siete un po' restii.
"La regola è non strapagare. Se io lo faccio con un giocatore, lui diventa più ricco, ed io più povero. E questo finisce per allontanarci. Noi non vogliamo mai tenere qualcuno "ad ogni costo". Il costo c'è ed è quello".
Leunen è il vostro pezzo buono dell'anno. Ma è diventato più buono di com'era?
"Lo vedemmo due anni fa a Las Vegas con Dalmonte. Era seconda scelta di Houston, uno alla Stonerook, pure senza il suo atletismo. Ma, di ruolo, è un 4 che sta nel 4, né un'ala piccola, né un centro. E noi lì avevamo Tourè che aveva fatto bene, era pure testimonial della campagna abbonamenti. E rinunciammo a prendere Maarty".
Jerry Green, il vostro play, è stato pure criticato dal Pianella. E non è un cretino patentato.
"Jerry non è spettacolare, accattivante. Ma è funzionale al progetto tecnico di Trinchieri. Passa la palla, non è mai egoista, non toglie luce agli altri, si prodiga per i compagni. Noi siamo soddisfatti, anche perché non ha saltato un allenamento. E' un diesel, non fa grandi lampi, però va benissimo. DaShaun Wood era diverso, a volte capita che la gente s'innamora delle volate per il campo".
Non bastasse, pure l'allenatore debuttante.
"Anche al Pio X, una vita fa, Trinchieri aveva le stimmate dell'allenatore. E' un cosmopolita, uno che ha sempre frequentato ambienti importanti. Ha fatto una carriera a tappe, ha pensato in grande ma sa operare in piccolo. E' creativo e propositivo, ha migliorato l'approccio coi giocatori: è facile sbottare, ed invece bisogna essere capaci di passare sopra a certe cose. Lavora molto, e poi fa le serali dell'allenatore: va a casa, non si accontenta e studia".
Morale, perdete pure il tecnico?
"Stiamo parlando per allungare il contratto. Se uno accetta di ritardare di un paio d'anni l'ingresso in Eurolega, non è un male. A volte gli allenatori debuttano bene, ma poi si bruciano".
Arrigoni, l'anno prossimo cambiano le regole di eleggibilità dei giocatori. Morale diffusa, far le squadre costerà di più.
"Sono preoccupato, anche perché da noi i soldi sono gli stessi o più facilmente di meno. In più, veniamo da una stagione da 17 vittorie ed 11 sconfitte. In realtà noi col cambio in corsa siamo già strutturati col 2+4. E ci siamo trovati benissimo. Pure se ho sempre pensato che sia una scelta da grande club. Se non dovessimo riuscire a mantenerlo, andremo sul 3+2".
Che è più economico.
"Vero, ma fino ad un certo punto, perché ti costringe a prendere un italiano buono. Noi partiamo da Mazzarino, ma col 3+2 dobbiamo trovarne un altro. Il problema del mercato di riparazione sono gli italiani: se se ne rompe uno importante, non ne trovi uno buono e neanche uno medio. Se succede a Mazzarino restiamo zoppi per mesi. Se invece parti con 6 stranieri sei un po' più tutelato. Credo che proveremo a tenerci le due opzioni aperte. Vedremo di confermare quelli che possiamo, poi vediamo cosa manca. Cercando di avere le due opzioni aperte. Sfruttando il vantaggio di avere due americani che sembrano due europei".
Ora i playoff contro Bologna e siete 2-0 in stagione.
"Loro sono una squadra tecnica, che non lascia briglie sciolte. Li troviamo che sono un cantiere aperto, è vero, poi sul piano tecnico e tattico siamo vicini. Noi soffriamo le squadre che sono più alte e fisiche, quelle che corrono a saltano. Siamo formichine, in questo gemella della Virtus. Nei playoff succede tutto, ma ad inizio stagione noi, pur di esserci, avremmo firmato qualunque cosa".
 

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E. Carchia

E. Carchia

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