Olimpia Milano, il David Moss che non conoscete
Moss è soggetto della cover-story del Game Program in distribuzione al Forum per la gara contro il Fenerbahce
L'Olimpia Milano dedica un articolo a David Moss, 'Mossman', che sarà il soggetto della cover-story del Game Program in distribuzione domani al Mediolanum Forum in occasione di EA7 Emporio Armani-Fenerbahce Istanbul, quinta gara delle Top 16 di Eurolega. Moss è arrivato a Milano in estate dopo le sue stagioni alla Mens Sana Siena.
Ecco tutti i suoi segreti.
David Moss è tante cose. Difesa. Tatuaggi. I capelli rasta (al college, a Indiana State era quasi rasato!). E’ un personaggio che buca lo schermo, magnetico, attrae. Ma è molte altre cose, alcune sorprendenti perché l’immagine in campo non sempre corrisponde alla profondità del personaggio fuori del campo. Qui proviamo a raccontarvelo un po’.
I TATUAGGI - Il primo risale a molto tempo fa ai tempi dell’high school. Poi ha tatuato altre immagini, tutte con una storia dietro. Il più importante è sul costato, il profilo della zia a cui era particolarmente legato, che praticamente l’ha cresciuto (“Ha fatto la mamma, ha fatto l’attrice, ha fatto l’avvocato”, ricorda con orgoglio). E’ il suo profilo e il punto vuole ricordare che ogni uomo nasce da una costola. Ci sono tante altre immagini dipinte sul corpo di Moss. C’è un pallone da basket infuocato, c’è l’eterna lotta del bene contro il male e c’è la torre simbolo della città di Chicago da cui proviene. Moss non ha tatuaggi sulle mani e sul collo, “perché quando smetterò di giocare, che sia nel mondo del business o dell’educazione capisco che non tutti possano essere tolleranti nei confronti dei tatuaggi. Metterò il vestito e non se ne vedrà alcuno”.
CHICAGO - David Moss viene dal North Side di Chicago, andava a South Holland (sul web spesso gli viene attribuito come luogo di nascita ma è solo il posto in cui andava al liceo, a Thornwood, facendo il pendolare tutti i giorni) all’high school ma adesso vive più spostato verso il centro, downtown Chicago, il Magnificent Mile, “perché è più sicuro”. Moss adora Chicago e tifa per tutte le squadre di Chicago, dai Bulls ai Bears ai Blackhawks e persino tutte e due le squadre di baseball anche se normalmente sono divise da una fiera rivalità. “Ma a casa mia era mia nonna la grande esperta di sport, quella che non si perdeva mai un evento, inclusi golf e tennis”.
LA BICI - Per Natale gli è stato regalato un libro sulla Milano da scoprire in bicicletta. La bici è la sua passione, anche se il tempo non sempre è clemente. Non ha problema a circolare in metropolitana. D’altronde ha scelto di vivere anche a Milano in centro e questo è il modo più rapido per spostarsi.
COVER MAN - Da quando è a Milano è stato sulla copertina di Sport Week, i suoi tatuaggi sono stati descritti e fotografati da “Tattoo Italia” (anche su queste pagine la foto appartiene a Cecilia Gatto che l’ha scattata), infine Sky Sport 24 l’ha incluso in una rubrica sullo stile di vita degli sportivi. Moss ha esibito la sua strepitosa collezione di sneakers, i suoi cappellini da baseball, i giubbotti Armani, il suo orologio preferito.
I VIDEOGAME - Sono uno dei suoi passatempi preferiti. Soprattutto quelli sportivi. La passione più recenti, adottata via ipad è il golf. Gli avversari più frequenti sono Nicolò Melli, Daniel Hackett e il fisioterapista Marco Monzoni. Ma la Playstation domina nel suo appartamento.
I LIBRI - David è anche un vorace lettore, non solo di riviste sportive e di moda, ma anche di libri, spesso impegnati e con un legame storico. Ha letto di recente il tomo sulla vita di Abraham Lincoln, uno dei presidenti più importanti nella storia degli Stati Uniti da cui poi è stato tratto il film. Moss era anche un eccellente studente “perché a casa mia l’educazione era fondamentale. Mia madre è stata professoressa universitaria”, dice.
LA DIFESA - E’ considerato il miglior difensore perimetrale d’Europa, ma non è nato come difensore semmai come tiratore. Tant’è vero che considerava Ray Allen, il bomber attualmente a Miami, il suo modello di riferimento. “Ma quando sono entrato nel professionismo ho cercato di ritagliarmi un mio spazio nel quale essere utile alle mie squadre” E così è nata la reputazione, meritata, di grande difensore. “Non pensavo al basket come ad una professione, per me era già un successo andare all’università senza dover pagare la retta, con una borsa di studio sportiva. Dopo il mio coach mi ha spiegato che avevo una chance di giocare da professionista e allora è cambiato anche il mio atteggiamento nei confronti dell’allenamento”.
MOSSMAN - E’ scritto anche sul corpo, è il suo soprannome. Glielo attribuirono ai tempi del liceo, a Thornwood, dopo una partita in cui fece bene di tutto e sembrava una sorta di supereroe. Ecco quindi “Mossman”, il nickname che poi gli è rimasto attaccato addosso.
LA CUCINA – Moss è estremamente attento alla sua alimentazione, controlla più che il peso la percentuale di grasso e di massa magra nel corpo. Quando si prende qualche licenza il piatto preferito sono i tagliolini all’astice. In generale dopo sette anni di Italia ha sviluppato una buona conoscenza e apprezzamento della cucina italiana.