Fabrizio Frates: Vogliamo uscire fuori assieme da questo momento
Le parole del coach di Varese
Fabrizio Frates ha parlato della sfida di Eurocup e del futuro del campionato. Ecco le parole del coach di Varese riportate a La Prealpina.
“Prima di tutto dobbiamo migliorare la qualità degli allenamenti e finché ci sarà la coppa centellinare bene le energie. Chiusa con rammarico l'avventura europea possiamo supporre che con una diversa gestione del lavoro settimanale e preparando le partite in maniera specifica si possa progredire. Ma non è un interruttore da accendere con effetti immediati. L'auspicio è che si possa mettere benzina nel serbatoio correndo in parallelo tra risultati positivi e crescita in palestra.
Problema Coleman. Giocare tante partite senza la guardia titolare ha complicato di molto la situazione perché ha costretto gli altri ad adeguarsi in ruoli diversi e giocare un minutaggio più elevato del previsto. Basti pensare che nelle idee iniziali Ere non doveva giocare più di 26-27 minuti di media e in campionato sta viaggiando a quota 33; chiaro che la cattiva forma acuisce le nostre lacune fisiologiche in termini di atletismo e dinamicità.
Pressione. La gente ha ragione di mugugnare ma i primi ad essere scontenti per la situazione siamo noi: siamo tutti consapevoli delle difficoltà e dal primo all'ultimo cerchiamo delle strade per uscire dalla crisi. Personalmente non sento una tensione particolare, certo le aspettative erano molto alte e forse fin troppo ma questo non deve diventare un alibi. Siamo noi i primi a dover meritare l'entusiasmo del pubblico mettendo in campo tutto quello che abbiamo.
Serie negativa. La prima cosa importante è che abbiamo perduto Coleman aggiungendo Banks, che comunque non è ancora al 100 per cento della condizione dopo il grande impatto emotivo dell'esordio. A Valencia è emersa per la prima volta la nostra difficoltà a reggere per 40 minuti una pressione difensiva basata su atletismo e contatti fisici. Da lì in poi abbiamo vissuto stabilmente in emergenza allenandoci poco e chiedendo sempre più sforzi ai giocatori sani, ed oggi siamo in oggettiva condizione di affanno.
Come risolvere i problemi. In questo momento abbiamo problemi, ma ho sempre creduto che si risolvano con il lavoro e non con le rivoluzioni. Pensare di trovare risorse fuori dal gruppo che ho a disposizione non fa parte del mio credo: per filosofia mi considero un dipendente che ha il compito di condividere e seguire le strategie dettate dalla società, cui toccherà decidere su eventuali interventi.
Fiducia della società. Sono grato della coerenza con cui stiamo affrontando questo momento; sin dal primo colloquio i progetti sono stati molto chiari, tutti erano consapevoli della difficoltà di questa stagione. Sarebbe facile chiamarsi fuori ma non lo faccio io e neppure loro; chiaro che ci sono dei problemi ma cerchiamo di risolverli senza perdere equilibrio.
Problema play-pivot. Non è l'unico problema che abbiamo ma è forse il più importante, e stiamo cercando di risolverlo in tutti i modi con la partecipazione dei giocatori che sono consapevoli delle difficoltà. E' necessario compiere uno sforzo tecnico per adeguarsi alle necessità dell'altro: capisco che è difficile far qualcosa che è al di fuori del loro bagaglio. Ma contro Reggio Emilia, Venezia ed Avellino hanno dimostrato di poterlo fare e nell'interesse della squadra bisogna ritrovare quell'alchimia. Confidiamo che col tempo e la condizione in crescita questo possa accadere. Poi può darsi che siano anche stati commessi degli errori; in estate abbiamo valutato mille cose ed è possibile che alcune miscele non siano riuscite come ci aspettavamo.
Clima di negatività. L’ho avvertito fin dal primo giorno: forse essendo milanese ed avendo allenato a Cantù mi hanno identificato come un nemico, anche se a Masnago ho vinto con Montegranaro e non nei derby. La cosa non mi condiziona ma mi infastidisce chi parte prevenuto senza conoscermi davvero. Ai tifosi dico solo questo: gli allenamenti sono a porte aperte, per sfatare tante etichette, dal "si allenano troppo" o "è troppo duro con i giocatori" non c'è niente di meglio che venire a vedere di persona”.