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Serie A 23/10/2013, 14.54

Alessandro Gentile, cuore di capitano

La storia del capitano dell'Olimpia raccontata dal sito ufficiale della società

Serie A

Alessandro Gentile “contiene” David Moss. Basta vederli accanto in una foto e il ragazzo di Maddaloni, da spalla destra a spalla sinistra, diventa la “custodia” del compagno di Chicago. Ma non è solo una questione di fisico: se Alessandro Gentile è il più grande prospetto italiano e probabilmente europeo lo deve alla forza ma solo combinata a talento, educazione della mano, tecnica e un istinto realizzativo che in un’epoca differente probabilmente è persino superiore a quello del padre Nando, uno dei pochi giocatori ad aver superato i 1000 punti in serie A prima di Alessandro. Con una differenza: ai tempi di Nando – non che fosse facile – c’erano due stranieri per squadra e il minutaggio degli italiani era più o meno garantito. Oggi c’è meno spazio e le squadre sono anche più lunghe, i minuti si riducono, l’intensità si alza, tutto quello che hai devi darli in pochi spezzoni di partita. Ad Ale Gentile sono sempre bastati. Quando disputò i primi Europei Under 18 della carriera, finì la prima fase a 31 di media, fece 44 punti in una gara poi si infortunò. Il resto lo conosciamo: argento con la nazionale Under 20 spazzando via in semifinale la Francia di Evan Fournier che oggi gioca nella NBA a Denver; quattro Europei giovanili, il primo disputato con la Nazionale A che è diventato la sua consacrazione. Al debutto, giocatore più giovane dei 12 azzurri, ha segnato oltre 14 punti di media, più di Gigi Datome o Marco Belinelli, ambedue nella NBA. “L’argento con la Nazionale Under 20 – rileva – è ancora oggi il ricordo più forte che ho legato alla mia carriera anche se mi piace pensare al basket come un’opportunità che ho di conoscere tanta gente e sviluppare tante amicizie come sta succedendo. Quanto alla Nazionale senior so benissimo che se ci fossero stati tutti gli assenti avrei avuto meno spazio, ma in Slovenia tutto è venuto come un fatto naturale. Quando torneranno gli altri saremo più forti, sarà un’opportunità in più per tutta la squadra di dimostrare che i giocatori italiani possono competere anche ai massimi livelli europei”.

LA STORIA - “Ho cominciato a giocare a basket al ritorno dalla Grecia dov’ero andato ovviamente al seguito di mio padre – racconta Alessandro – Piano piano mi sono innamorato anche grazie ai miei amici che giocavano anche loro. Non ho mai giocato a Caserta, la mia prima squadra è stata Maddaloni e mio padre era anche il mio allenatore. Arrivammo alle finali nazionali di categoria”. Lo dice con una punta di orgoglio che “tradisce” il suo senso della sfida, forse custodito nel DNA. Prima di cominciare a giocare aveva provato con tanti altri sport, incluso l’hockey su prato. Ammette di essere stato pigro e sempre affamato. La mamma Vittoria lo forzò a giocare per una questione di forma fisica. Un assist fantastico visto quello che Alessandro sta diventando. O forse è già diventato, perché essere il capitano dell’Olimpia per un giocatore italiano è già un successo. Figuriamoci per il più giovane di sempre. “Onestamente non ci avevo mai pensato ma quando il coach me ne ha parlato mi ha fatto felice. E’ un ruolo di cui è giusto che sia orgoglioso e mi responsabilizza. Devo interpretarlo nel modo migliore. Nando? Era felice per me, è stato anche lui capitano dell’Olimpia, ma apparteniamo a due epoche differenti”.

IL NUMERO – Il numero 5 non è solo un vezzo e non è solo un omaggio al padre, anche se è il motivo per cui lo scelse all’inizio della sua storia cestistica. “Lo indossavo a Maddaloni poi è capitato fosse occupato da altri e ho ripiegato su numeri come il 15 e il 25. Adesso che posso avere il 5 sono tornato alle origini”. Fuori del campo segue un po’ tutti gli sport ma nessuno in particolare: “Tifo Napoli nel calcio ma è una questione geografica, non sono un tifoso acceso, il tennis è lo sport che mi piace di più vedere ma il mio campione preferito in assoluto è Usain Bolt: penso sia un atleta fuori dal comune. Nel basket ci sono tanti giocatori che seguo, ma non uno in particolare. Il primo che mi ha attratto è stato Dejan Bodiroga”.

IL FUTURO – Glielo chiedono tutti e sarà un tormentone che ci accompagnerà per tutto l’anno, soprattutto dopo le prove migliori. Come tutti i nati nel 1992 Alessandro entrerà automaticamente tra i giocatori sceglibili nel draft NBA di fine giugno. “Non ci penso, ora per me esiste solo Milano. Credo che una carriera di alto livello in Europa ne valga una normale nella NBA, penso sempre a Bodiroga quando lo dico. Non credo sia stato un campione meno straordinario perché ha deciso di non andare in America”.

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E. Carchia

E. Carchia

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 8 Commenti
  • paul20 24/10/2013, 00.02

    Bravo, bell'esempio quello di Bodiroga, auguri per una carriera simile alla sua!

  • stedb 23/10/2013, 21.47

    l'anno della verità per il buon Ale! Spero gli regga la testa e che maturi

  • albyolimpia 23/10/2013, 19.51

    Vai Ale!!!!!!

  • ah298pn 23/10/2013, 16.41 Mobile

    Campione anche fuori dal parquet... Forza ALE,sempre al tuo fianco..

  • LucaMilano 23/10/2013, 15.09

    *** Commento moderato da Sportando ***

  • OlimpiaMilano 23/10/2013, 15.08

    prima o poi in nba ci va e per me fa anche la sua bella figura

  • AleGentile25 23/10/2013, 15.08 Mobile

    Grande Ale!!

  • Martxel13 23/10/2013, 14.59

    La mamma Vittoria peró non mi ha mai mandato la maglietta di Ale come mi aveva promesso...