Jerome Jordan: 'Siamo una buona squadra con molto talento'
Le parole del centro della Virtus Bologna
Jerome Jordan, ultimo arrivo in casa Virtus Bologna, è pronto al debutto in campionato. Il centro della Jamaica ha parlato a Il Corriere di Bologna della stagione.
Di seguito le sue parole.
Con Samuels e Uter (gli altri due giamaicani sbarcati in Italia)abbiamo giocato insieme il Torneo delle Americhe in estate. Ci stiamo già punzecchiando, la sfida è lanciata
Milano è considerata la favorita per il titolo? Essere favoriti non significa averlo già vinto, n mio obiettivo è vincere più partite possibili, poi vediamo cosa succederà.
A che punto è la Virtus? Siamo una buona squadra, abbiamo molto talento. Ci conosciamo meglio ogni giorno che passa e per domenica vogliamo farci trovare pronti .
Posso essere l’uomo da cui far partire l’azione, col mio gioco spalle a canestro? Io cerco di fare quello che serve alla squadra. Se questa può essere una soluzione per me va bene, se servono rimbalzi e stoppate non mi tiro indietro.
Ho iniziato a giocare solo a 16 anni? In Giamaica il basket è popolare ma non ci sono tante possibilità di giocarlo in maniera organizzata. Ho praticato cricket, atletica e calcio, facevo il centrocampista, volevano a tutti i costi mettermi in porta ma mi sono sempre rifiutato.
Come mi hanno scoperto? Attraverso il camp "Star Search" tenuto in Giamaica da giocatori del mio Paese diventati professionisti. In quel modo, loro fanno da talent scout e segnalano qualche giocatore meritevole ai college americani.
Ho frequentato lo stesso liceo di Usain Bolt? Io facevo lezione al mattino, lui era nei corsi serali per migliorare i voti. Per un po' siamo stati nella stessa scuola, ma non ci siamo mai incrociati.
I miei modelli? Kevin Garnett, Tim Duncan e Tracy McGrady. Anche se non è un lungo, T-Mac è abbastanza alto e per un 2,13 come me vedere come palleggiava e gestiva il pallone lui che era solo 7-8 cm più basso era un bell'insegnamento.
Cosa non ha funzionato in NBA, dopo un ‘ottima carriera universitaria a Tulsa? Era l'anno del lockout, avevo cominciato la stagione al Krka e quando mi hanno richiamato ero chiuso nel mio ruolo. Sono partito di rincorsa e non ho avuto spazio a differenza di Jeremy Lin. Eravamo in D-League insieme, poi i Knicks ci hanno chiamato nella NBA. Gli infortuni dei playmaker gli hanno dato spazio e da lì è partita la "Linsanity". Sono ancora in contatto con lui, siamo buoni amici.
Cosa mi piace fare fuori dal campo? Ascolto tanta musica, tutti i generi tranne il country. Per un giamaicano, ovviamente, Bob Marley è una leggenda, ma ascolto davvero di tutto.
Sono anche un pianista? Me la cavavo, ora è un po' che non suono. Ho seguito un corso per un anno al college e mi sono appassionato. Suono musica classica, mi piace soprattutto Beethoven.