Fabio Di Bella: 'Criticatemi come giocatore ma non offendetemi come uomo'
Le parole di Fabio Di Bella in risposta al comunicato dei Rangers
Fabio Di Bella, in partenza da Montegranaro per la Leonessa Brescia, ha scritto una lettera aperta a Laprovinciadifermo, in cui ha chiarito alcune situazioni.
Di Bella è stato quasi 'costretto' a lasciare la Sutor dopo il comunicato dei Rangers, il gruppo organizzato al seguito della squadra marchigiana.
Ecco le parole di Fabio Di Bella in un articolo di Raffaele Vitali.
“Premetto che non ho la presunzione di venir apprezzato da tutti come giocatore, ma non tollero che qualcuno si senta in diritto di offendermi come uomo.
Ho da sempre ritenuto che essere il capitano significasse preporre all'interesse personale l'interesse del gruppo. Meritare il rispetto della squadra attraverso parole e azioni, ricoprendo nello spogliatoio un ruolo di comunicatore e motivatore. Prendere a cuore tutti i problemi dei compagni che nel corso della stagione possono sorgere, siano essi di ambientamento, personali o lavorativi. Essere da esempio in campo e fuori. Far capire alla squadra che in tutte le decisioni prese per il bene della stessa, il capitano si metterà sempre in prima linea. Instaurare un rapporto di fiducia e di comunicazione con tutto lo staff. Ricoprire il ruolo di rappresentanza della squadra in tutte le occasioni. E sapere anche quando fare un passo indietro.
Non ho mai creduto che essere il capitano volesse dire vestire solamente i panni dell'uomo del club, assecondando il club in tutto e per tutto, rimettendoci così la faccia e la credibilità di fronte ai propri compagni e a se stesso. Non so se qualcuno si sia domandato quali parole siano state veramente spese in sede privata dai diretti interessati e soprattutto cosa sarebbe successo se io e la squadra avessimo agito in maniera differente. Comunque questo appartiene al passato.
Mio padre mi ha insegnato che nella vita contano i fatti, non le parole; che bisogna sempre essere dalla parte della ragione per poter camminare a testa alta, guardare tutti negli occhi e non doversi mai nascondere. E i fatti parlano chiaro.
Sotto l'aspetto economico, ho decurtato il mio stipendio più volte per andare incontro alle esigenze del club; dal punto di vista morale ho rinunciato alla fascia di capitano per non generare ulteriori malumori; sul piano tecnico ho contribuito notevolmente a far si che il popolo sutorino possa vedere e tifare ancora la propria squadra in serie A.
Sto a malincuore sperimentando sulla mia pelle che sono altre le cose veramente importanti nella vita, e ahimè son quelle a cui è difficile porre rimedio, mentre a tutto il resto è possibile trovare una soluzione. È per questo che credo sia possibile porre fine a questa diatriba, forse strumentalizzata da qualcuno, ringraziando coloro che in Sutor mi hanno sostenuto e spronato a far sempre meglio, e dispiacendomi invece per chi è rimasto deluso aspettandosi forse da me un comportamento differente”.