Andrea Trinchieri: 'Fine ciclo? Non ne ho proprio idea'
Le parole del coach della Lenovo Cantù
Andrea Trinchieri, coach della Lenovo Cantù, ha parlato a La Provincia di Como del suo futuro.
Il coach dovrebbe lasciare la squadra nonostante un anno ancora di contratto, come riportato da Sportando ieri.
Queste le parole del coach rilasciate al quotidiano locale.
"Prima di chiudere il libro mastro della stagione 2012-2013 serve ancora far le cose con intelligenza e professionalità. Sedersi attorno a un tavolo, parlarne e discutere. Dopodiché, trarre le decisioni Ora, ribadisco, i fumi sono ancora troppo acri e intensi.
La nostra colpa è stata quella di non aver mai messo vera pressione su Roma. Per farlo avremmo dovuto mettere il naso avanti in qualche occasione così da far incrinare qualche loro fiducia. Al contrario, siamo sempre stati sotto, non riuscendo a creare un ostacolo. Fossimo andati avanti di 3 o di 5 non so come sarebbe a finire. Di certo diventava una partita diversa. La squadra si è sentita troppo sicura in gara-6 dopo aver vinto in trasferta, ed è quello che ci ha poi messo in difficoltà. Ma adesso, parlarne, è un esercizio retorico, ormai fine a se stesso.
Obiettivo raggiunto? Dipende: se l'ottica è quella di settembre, allora siamo rimasti in linea, se invece è quella di febbraio-marzo-aprile allora abbiamo conseguito un traguardo che in quel periodo neppure osavamo immaginare. Con grandissima fatica e sacrifici siamo stati bravi a girare una stagione davvero difficile e dolorosa. Abbiamo fatto un mese a tavoletta eliminando, da settima, Sassari e portando l'Acea al settimo match. Finiamo quarti, con dignità, provando a sbucciarci le ginocchia e ad andare oltre i nostri limiti. Voglio rivolgere un pensiero al mio presidente che andando controcorrente come i salmoni mi ha rinnovato la fiducia nel momento più difficile. Non so quanti altri l'avrebbero fatto visto che era sicuramente più comodo scegliere qualcosa di differente. Credo che in parte questo gesto sia stato ripagato da playoff giocati senza paura, con coraggio e dignità.
Questa squadra è cambiata drasticamente a febbraio e con tutto quello che è successo credo che tutti abbiamo portato questa maglia con onore. In fondo è quello che ho chiesto di fare ai miei ragazzi: vestire con onore, appunto, la maglia della Pallacanestro Cantù, anche quando la situazione era complicata. Poi si può dire se potevamo fare meglio o peggio e nonio so. Ciò die so è che davanti alle difficoltà non ci siamo mai tirati indietro pur producendo un girone di ritorno da precariato puro. Con Roma è finita male, ma dobbiamo accettare il verdetto del campo che non ti fa stare meglio ma ti aiuta. Cosa è mancato? Ciò che ci è praticamente sempre mancato: fare quando bisogna fare. Questa è una squadra che fatica a gestir e la pressione e la richiesta del risultato. Da sfavoriti abbiamo sempre giocato meglio. Questione di personalità, di chimica, di testosterone: non lo so.
Ora Grecia? No, Gardaland con mio figlio; sono talmente esaurito che sento la necessità di staccare".