Kevin Anderson: 'Trinchieri mi ha chiesto leadership'
Il nuovo play di Cantù parla del derby e del suo amore per il basket
Kevin Anderson, nuovo play di Cantù, giocherà come seconda partita il derby contro Milano. Il giocatore ha parlato a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.
"Derby? Mi hanno spiegato che è una partita sentitissima e per questo spero proprio di vincerla. Cercherò di portare energia, di essere un play solido, senza cercare di strafare, ma crescendo giorno dopo giorno. Trinchieri cosa ha chiesto? Di essere un leader, un pensatore in campo, visto che lui è quello in panchina. Marques Green? Da quel che ho visto mi sembra molto veloce, decisamente più piccolo rispetto ad altri play, ma è qualcosa che utilizza a suo vantaggio. Bravissimo nel pick and roll, ottimo difensore. Ma non posso preoccuparmi troppo di quello che farà. Devo scendere in campo e giocare al massimo, il resto verrà da sé. Amore per il basket? Ma nel mio quartiere c'era un canestro davanti a ogni casa, quindi ho iniziato a giocare sin da bambino, giorno e notte. Poi nelle leghe estive, e quindi al liceo e al college. Mia mamma? Un giorno tornò a casa con un,dvd di Allen Iverson, il mio idolo. Mi disse di guardarlo e. che se avessi voluto diventare un giocatore professionista, avrei dovuto iniziare a tirare di più e passare di meno. All'epoca era cool fare degli assist incredibili. Così mamma decise di darmi un dollaro per ogni tiro che tentavo, anche se non entrava. E sono diventato un realizzatore...Mi ha cresciuto da sola, anche se mio padre si faceva vedere ogni tanto. Ancora oggi, pur essendo la mia prima tifosa, è anche il mio critico più acceso. Odio parlare con lei al telefono dopo una partita in cui ho giocato male. Discutiamo per mezzora e finiamo per litigare. Ma la volta dopo, se ho giocato bene (ride, ndr.), facciamo la pace. Canestro contro Vanderbilt? Era il mio anno da sophomo-re (il secondo, ndr.), il nostro miglior marcatore si ruppe il crociato e dovetti prèndermi maggiori responsabilità in attacco. Era inevitabile che quel tiro toccasse a me. Tifo NBA? Oklahoma City, perché sono lavoratori come. Non si fermano mai, ciascuno sa cosa deve fare e rispetta il suo ruolo nel team. Sono convinto che con il sacrificio e la pazienza, nulla è impossibile. Ma non mi è piaciuto lo scambio Harden-Mar-tin. Il Barba era l'unico che poteva giocare il pick and roll. Ha mai incontrato il suo idolo, Iverson, di persona? Una volta in uno shopping center. Avevo in testa una sua fascetta, cercai di farmela autografare ma il suo entourage mi stoppò. Ero un teenager, ma ancora molto piccolo di statura, non mi prese sul serio".