Stefano Gentile: 'Che bello giocare al PalaMaggiò'
Gentile parla dopo aver deciso il derby contro Avellino
Stefano Gentile nel derby vinto contro Avellino è stato decisivo con la tripla del pareggio con cinque secondi alla fine e ad inizio overtime con cinque punti in fila. Il figlio di Nando ha parlato a Il Mattino di Caserta.
"Il cognome Gentile? Per me è motivo di grande orgoglio. Non posso essere paragonato a mio padre, che è stato un campione, un grande giocatore anche della Nazionale. Ma essere accostato a lui mi riempie di soddisfazione. Come lui non mi tiro mai indietro quando si tratta di lavorare. E come lui difficilmente mi arrendo davanti alle difficoltà. Cerco di seguire il suo esempio, non solo per il basket. I suoi consigli sono preziosi. Senza basket che avrei fatto? Da piccolo dicevo che sarei diventato un ingegnere. In realtà mi sarebbe piaciuto lavorare nel campo sanitario. Avrei studiato medicina. Mi reputo comunque un ragazzo molto fortunato, un ragazzo che a 23 anni lavora e fa un lavoro che gli piace molto. Nel tempo libero? Quando posso vado a cinema. Mi piace molto anche scoprire nuovi luoghi e la cucina del posto, le caratteristiche storiche, artistiche e le tradizioni. Se avessi più tempo, viaggerei sempre. Come vivo la casertanità? Devo confessare che questo grande entusiasmo, questa partecipazione alle nostre vicende agonistiche mi fa impressione. Non ero abituato a queste manifestazioni di affetto così coinvolgente. Quando ero a Casale Monferrato i tifosi ci sostenevano, ci seguivano anche, ma non con questo trasporto. Tutto ciò mi inorgoglisce ma nello stesso tempo aumenta le responsabilità di tutti noi perché dobbiamo ricambiare questo affetto nel modo migliore. Papà mi ha raccontato del pubblico del PalaMaggiò? Non è la stessa cosa. Viverle in prima persona è molto diverso. Peraltro, quando papà ha giocato nuovamente al Palamaggiò io ero piccolo. I miei ricordi sono sbiaditi. Ma vi assicuro, sentire l'affetto dei supporter è una cosa bellissima, unica. Cosa mi piace di questa Juvecaserta? Il carattere. La personalità. Siamo una squadra che lotta, che combatte fino all'ultimo canestro. Dove si può arrivare? L'errore più grande sarebbe fare i conti. Invece dobbiamo giocare partita dopo partita per ottenere i migliori piazzamenti possibili, senza mai sentirci appagati. Raggiungere una certa tranquillità, ma solo per puntare più in alto. Le qualità non ci mancano. Gara contro Sassari? Difficile. Il Banco Sardegna è secondo, cominceremo a pensarci da domani".