Marco Cusin: 'Impatto con Cantù è stato bellissimo'
Il centro parla della sua nuova squadra, dell'estate in nazionale e del ruolo di centro puro
Marco Cusin, a poche ore dalla BEKO Supercoppa 2012, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport parlando dei suoi primi giorni a Cantù e del suo ruolo di centro puro, in via di estinzione, soprattutto in Italia.
"L'impatto con Cantù è stato bellissimo. Un'ottima squadra, una società che non fa mancare niente. E un ambiente caldo, l'ho vissuto da avversario negli ultimi playoff. Ho lasciato un ottimo tifo a Pesaro, ne ho trovato uno altrettanto bello. I nuovi compagni di reparto? Tyus ha energia, salta molto. Brooks è giovane, ha grosse potenzialità. Lo sta dimostrando in allenamento. Dovrà capire la differenza con la LegaDue. In serie A o in Europa, ci sono 5 giocatori importanti in campo, gli spazi e i momenti in cui prendere l'iniziativa sono diversi. Cosa chiede Trinchieri? Quello che chiede a tutti. Difendere forte, duro, non distrarsi mai. In attacco, il problema non è sbagliare un tiro, ma prendere il tiro sbagliato. Differenze con altri allenatori? Come tutti, pretende il 100 per 100. Come Luca Dalmonte, che avevo lo scorso anno a Pesaro, ha il pregio di fare sentire tutti importanti. Se non fai bene, vai a sederti in panchina. Se vuoi giocare, devi lottare, stare sempre concentrato. Sia per 20 secondi per che 10 minuti. Finora ho maturato esperienza internazionale solo in estate, con la Nazionale. Giocare l'Eurolega è un sogno, come per tutti i giocatori. In campo ci vuole energia a rimbalzo, al tagliafuori, aiutare i compagni. In attacco la palla gira, bisogna essere pronti sugli scarichi, bloccare bene per far sì che i compagni traggano vantaggi. Estate in nazionale? Un'esperienza fantastica. Siamo cresciuti giorno dopo giorno. Gli allenamenti erano duri, ce le davamo di santa ragione. Un gruppo bellissimo. Ricordi particolari? Gli occhi di tutti quando eravamo sotto di 15 in Turchia. Già qualificati, non ci siamo arresi e abbiamo vinto. Perché pochi centri italiani? Bella domanda. Neanch'io sono un centro classico, di quelli che giocano spalle a canestro e fanno a botte in mezzo all'area. Preferisco un gioco più rapido, in campo aperto. Tranne Crosariol, di pivot alla Marconato o Chiacig, ce ne sono sempre meno, anche in Europa. Vediamo come cresce Cervi di Reggio Emilia. Il gioco è cambiato, il ruolo è evoluto. Qualche esemplare? Quest'estate ho giocato contro il turco Erden. Se l'avessi messa solo sul fisico, a spallate avrei perso subito. Avversario più difficile? Tanti. C'è chi è forte a rimbalzo d'attacco, chi a portare un blocco, chi al tiro. Uno che mi ha impressionato è l'ex senese Ksistof Lavrinovic. Pericoloso da fuori e da vicino. E furbo. Quando ero a Cremona, mi ricordo che per due volte mi tirò in faccia da fuori. E segnò".