Simone Pianigiani: 'Mia irripetibile Siena'
L'ex coach della Mens Sana a tutto campo prima della partenza per la Turchia
Simone Pianigiani ha rilasciato una lunga intervista a Tuttosport parlando della sua esperienza di sei anni come capo allenatore della Mens Sana. Ecco le sue parole.
"In questi giorni e in quei minuti in cui ho realizzato che erano gli ultimi, ho rivisto dentro di me un sacco di immagini importanti. Ma è stato un percorso di crescita e di cambiamento, costante. Concatenato. Sono tante le emozioni che mi ha dato questa vita. Io credo che Siena sia cambiata molto, in relazione ai giocatori, ma pure per diventare un bersaglio mobile. Detto questo, mi pare di aver cercato sin dalle squadre giovanili, da un punto di vista tecnico e tattico, di costruire qualcosa che unisse, con caratteri comuni: una squadra che difendesse assieme e che si passasse la palla, che privilegiasse il miglior tiro possibile per la squadra, non per se stessi. Quando ho scelto di andarmene pensavo di dedicarmi a tempo pieno alla Nazionale per un anno. Era il momento giusto, per me e anche per Siena. E i motivi sono tanti. Siamo andati per anni a grande velocità, con il massimo impegno di tempo e cuore. Non potevamo accettare di farlo continuare. Stava finendo il mio secondo ciclo con Siena. La mia sola presenza dava l'idea di dover difendere ciò che si era conquistato. E io ormai ero quasi più contento di non aver perso. Credo che anche la futura squadra di Siena abbia bisogno di potersi esprimere con maggiore libertà. Scudetto preferito? Non c'è, il primo è stato imprevisto, quello dell'entusiasmo, il secondo è stato caratterizzato dalla crescita in Europa sino alla Final Four e poi era la conferma. Il terzo è stato primo Grande Slam italiano. Poi c'è stato quello vinto contro tutto e tutti.E così sino all'ultimo, in un anno pieno di infortuni. In cui ho dovuto cambiare qualcosa del mio sistema ideale. E' stato vinto in modo diverso, insomma, dovendo gestire, parlare di più e accorciare gli allenamenti. Di una cosa sono certo. La mia, la nostra Siena è irripetibile. Nello sport professionistico moderno non replicabile una simile serie di vittorie consecutive. Io sono cambiato tanto. Ho una vita fortunata, ma ho dovuto anche superare critiche e difficoltà. Ora sono più completo ed esperto. Domenica o lunedì l'annuncio della mia nuova squadra? Non so. le offerte di grandi club fanno piacere. Io ho un modo totalizzante di intendere il lavoro. E ho idee precise. Cerco un team che sia in linea. Ma sinora mi sono goduto, la festa, gli ultimi momenti, le persone, i tifosi. Questi giorni sono indelebili. La nostra vittoria ha avuto parecchia risonanza in Europa. E me ne sono accorto in Nazionale, andando a giocare in luoghi dove non c'è l'Eurolega. L'appassionato lo sa. Avere raggiunto le Final Four, avere lottato alla pari contro potenze che poi hanno vinto l'Eurolega, ci ha resi riconoscibili. Cosa mi ha fatto arrabbiare di più? Quando, per vicende, cose che non capisco, vedo che c'è poco rispetto da parte di chi sta in campo, giocatori e allenatori. C'è una cosa che credo di non aver mai fatto: dire una sola parola negativa nei confronti di giocatori e allenatori. Da chi non è parte della nostra vita posso, accettare, da chi è dentro no. Che Italia lascio? Il quadro deve ancora essere definito. La crisi è globale. Io credo che in Italia - e non soltanto nel basket e nello sport - ci siano le risorse e le capacità per uscirne. Servono idee innovative. E mi auguro che anche nel basket ci siano. Nel giro di un paio di stagioni cambierà tutto. Attraverso il lavoro quotidiano si può cogliere l'occasione".