Nicolas Mazzarino: 'Prima eravamo italiani, poi?'
Il capitano della Bennet Cantù parla della polemica sui passaportati
Nicolas Mazzarino a La Gazzetta dello Sport ha parlato della polemica passaportati che dal prossimo anno potrebbero essere considerati stranieri a tutti gli effetti nonostante paghino le tasse in Italia, votino in Italia ed abbiano tutti i diritti ed i doveri di un cittadino italiano.
"Noi siamo italiani per sangue o matrimonio, siamo in regola e come gli altri: non ci sono passaporti comprati come succede all'Est. Lo penso da sempre. Mi sento un po' vittima di una ingiustizia perché ho giocato per tre anni da italiano "vero" poi, da quando è stata introdotta la regola della formazione italiana nel 2006, ci è stato tolto un diritto senza neanche chiedercelo. Siamo nati in un altro Paese ma votiamo, paghiamo le tasse e nel nostro settore di lavoro siamo discriminati. Siamo pochi e di una età avanzata, quindi destinati a ridurci ulteriormente in fretta. Non facciamo un danno, anche se chi è cresciuto in Italia può pensare che gli portiamo via il posto. Capisco che la regola dei passaportati possa essere applicata a chi arriva adesso, ma con la mia famiglia sono qui da 11 anni, ci troviamo bene, non ho mai voluto giocare in un altro Paese e finirò qui la carriera. Ogni anno però le regole del basket cambiano e non sai mai se sei italiano o no. Professionalmente è un danno" ha concluso Mazzarino.
"La formazione italiana (4 anni nei vivai, nd.r.) è l'unica riconosciuta dall'Unione Europea come discriminante per proteggere il prodotto nazionale - dice il presidente della Giba, Cassì-. Per questo Fip e Lega avevano deciso che i passaportati sarebbero stati equiparati agli stranieri non di formazione. L'Associazione Giocatori ha lottato per ottenere il mantenimento della regola attuale per chi è già già in Italia. E' un numero chiuso, ci sembra una scelta equilibrata, a fronte di un mercato che, col raddoppio della Legadue, offrirà più posti di lavoro".