Dino Meneghin a tutto capo a Radio Manà Sport

Turchia, Portogallo, Repubblica Ceca e Bielorussia per la Nazionale
maschile, Lettonia, Grecia, Finlandia e Lussemburgo per la femminile:
sono le avversarie che il sorteggio di Monaco (in Germania) ha
riservato all'Italbasket per le qualificazioni ai rispettivi Europei
del 2013. "Per esperienza non mi fido di nessuno, abbiamo visto in più
occasioni in passato che quando si pensava ad un girone facile poi si
è sempre rivelato più ostico e difficile", ha detto a Radio Manà Sport
il presidente della federbasket Dino Meneghin. "E poi oggi c'é un
grande livellamento, anche con l'avvento dei nuovi passaportati, ci
sono più squadre in grado di competere, non ce ne sono di deboli,
bisogna assolutamente rispettare tutti quanti, quindi io non sto lì a
vedere se ci sono capitati gironi facili o meno". Anche se.  "Certo,
forse per le ragazze sarà più complicato, visto il grande lavoro di
rinnovamento che il coach Roberto Ricchini vuole portare avanti",
ammette Meneghin. "Magari avremo ragazze non ancora esperte in campo
internazionale, ma non c'é fretta, li lasciamo lavorare per riportare
la nazionale molto in alto. Si tratta di ragazze giovani, ma dal buon
potenziale, e poi ce ne sarà qualcuna più esperta. E Ricchini e il suo
vice Giovanni Lucchesi hanno grande esperienza internazionale, sono
grandi motivatori, sono certo che faranno un buon lavoro. E io non
sono un presidente che chiede la vittoria e basta, chiedo che si
scenda in campo per dare il massimo. Quindi che lavorino
tranquillamente". E anche se il girone degli azzurri sembra più
abbordabile, Meneghin avverte: "Come ha detto anche il coach Simone
Pianigiani, magari può sembrare, ma c'è da fare attenzione, perché per
esempio ai più il Portogallo può sembrare debole, ma è una squadra
fatta di giocatori veloci, tiratori. E la Bielorussia è da prendere
sempre con le molle. Io non mi fido di nessuno, bisogna andare a
giocare come fossero tutte delle finali". Due parole poi sul
movimento, con inevitabile riferimento alla prossima ripresa della NBA
con i tre azzurri impegnati, Andrea Bargnani (ai Toronto Raptors),
Danilo Gallinari (con i Denver Nuggets) e Marco Belinelli (situazione
ancora da definire con i New Orleans Hornets). "Va benissimo e sono
assolutamente felice per loro tre", dice Meneghin. "Vederli in NBA è
un bellissimo messaggio per tutti i nostri ragazzotti, sono la
dimostrazione che se si lavora si può arrivare addirittura fino a lì.
Poi, dall’altro lato, mi dispiace che quando una squadra italiana
riesce finalmente a creare un buonissimo giocatore, questo prende e se
ne va a giocare in un altro campionato, privando il nostro della sua
bravura e della sua tecnica. La nostra missione però è lavorare per
cercare di creare nuovi Bargnani, Belinelli e Gallinari". E come
funziona una federazione diretta non da un politico, ma da un
(grandissimo) ex atleta? "Forse il giocatore ha in più solo
l'esperienza diretta del campo, per il resto il politico ha le stesse
qualità e per dirigere una federazione devono essere eccezionali",
spiega Meneghin. "Perché va ascoltato il parere dei tecnici e quindi
da lì costruire lavoro per migliorare il movimento. L'ex giocatore
porta in più l'esperienza diretta in campo che permette di capire le
esigenze degli atleti. Magari anche l'esempio di Michel Platini,
presidente della Uefa nel calcio, può contribuire a spingere tanti
altri ex giocatori, una volta abbandonato il campo, a sentire la
voglia e la forza di non abbandonare l'ambiente per contribuire a
migliorare il movimento. Perché avere ex atleti aiuta moltissimo, è
oltre tutto regala grandissima immagine e impatto".