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Serie A 04/07/2011, 00.06

Abdul Jeelani è tornato, più forte di prima

Era la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 quando Abdul Jeelani mostrava la sua classe sui parquet di serie A, prima a Roma e poi Livorno.

Serie A

La storia di Gary Cole, diventato poi Abdul Jeelani dopo essersi convertito alla fede musulmana, comincia tanti anni fa, in Tennessee nel 1954. Dopo aver polverizzato tutti i record nell’University of Wisconsin-Parkside  e una prima parentesi in Nba, Abdul approda così nel 1977 in Italia, nell’ Eldorado Roma. L’impatto nel campionato italiano nei primi due anni a Roma è devastante, Abdul mostra la sua classe cristallina e un’eleganza e leggiadria nei movimenti che fanno di lui uno dei migliori stranieri ad essere mai approdati in Italia. Il sogno di Abdul si chiama però Nba e nel 1979 ci riprova, riuscendoci, prima con i Portland TrailBlazers e poi con i Dallas Mavericks collezionando così 1290 punti in 143 partite negli states.

Abdul è pronto per il suo ritorno in Italia, questa volta a Livorno nel 1981 dove lascia il suo segno indelebile nel campionato italiano risultando determinante nella promozione in A1 della compagine toscana e poi nei tre anni successivi tra i migliori giocatori del campionato italiano. Terminerà la sua carriera nel 1987 dopo due stagioni in Spagna, nella Liga ACB.
Fino ad ora la storia di Abdul è perfetta, ma la vita spesse volte gira le spalle anche ai più grandi ed è così che tutto cambia.

La perdita del lavoro presso la Johnson Wax, senza casa, due divorzi, un debito di 3.700 dollori per una vicenda di alimenti non pagati, una serie di scelte sbagliate dettate dalla popolarità e dal denaro facile e così l’invincibile Abdul Jeelani, idolo dei palasport italiani, si ritrovò solo, malato e senza nulla.
Un homeless, un senza tetto, privato della sua identità, questo era diventato Jeelani, soprannominato a Livorno “la mano di Maometto”.

La vita però come è capace di toglierti tutto può anche darti la possibilità di risalire, di rinascere e l’angelo di Abdul si chiama Simone Santi, presidente della Lazio Basket, un grande amore verso la pallacanestro e per il prossimo. Simone ha scelto Abdul per ripartire, lo ha cercato e dopo tante difficoltà, senza perdersi d’animo, lo ha trovato.
Era lì nel centro HALO (Homeless assistance leadership organization) a Racine, sul lago Michigan. Spinto dal figlio Azim è riuscito a ritrovare la sua identità e pronto per partire di nuovo alla volta dell’Italia .

Simone Santi lo ha voluto e lo ha cercato, Abdul avrà un ruolo fondamentale nel progetto e nella rinascita del Lazio Basket e nel progetto colors.
 Si 'è partiti dall'identificazione di zone ad alto rischio di emarginazione, con una significativa presenza di cittadini espatriati dai loro paesi di origine (anche da generazioni), e di ceti meno abbienti, dove sviluppare centri di avviamento gratuito alla pratica della Pallacanestro.
Il Progetto ha gli obiettivi di allontanare piu' adolescenti possibili da devianze giovanili in aumento nel territorio e nelle periferie, di accellerare i processi di intergrazione culturale di immigrati, cittadini espatriati e non italiani tra loro e con italiani, di attuare percorsi educativi e formativi fruibili sotto la gestione di dirigenti e istruttori e psicologi di alta qualitàa' professionnale e che condividono valori legati allo sport.
La S.S. LAZIO BASKET, dall'avvio del progetto, ha lavorato a favore di 800 ragazzi, dagli 8 ai 14 anni, provenienti da realta' con disagiio socio-economico, in collaborazione con servizi sociali, parrocchie, Istituti scolastici e associazioni di volontariato del territorio che accoglie le rispettive strutture sportive.”


Abdul non ci ha pensato un secondo e tra i “bueno” e “perfecto” ha accettato l’offerta di Simone Santi con la stessa voglia di vivere che non l’ha mai abbandonato, si occuperà dei giovani, cercando di trasmettere loro quei valori di educazione, sport e amicizia. 
In un mondo fatto di falsi miti c’è chi come Abdul Jeelani riesce ancora a ragionare : « Qui mi sento a casa, spero di dare una mano a chi sta peggio. Lo sport per me è sempre stato questo: conoscere il mondo, stare con le persone, non il business. A un certo punto scopri che nella vita, non sai mai che impatto e che effetto hai sugli altri, finché non ti trovi in una situazione come questa, quando sei in un ricovero per senzatetto. La vita ritorna a essere di nuovo bella. È veramente una benedizione anche solo poterla vivere ed esserle grati non solo per i nostri successi ma anche per i nostri fallimenti”
La vita e il destino hanno voluto dare una nuova opportunità ad Abdul, tutti hanno diritto ad una nuova opportunità, soprattutto se non si smette mai di sperare, credendo che le cose possano cambiare. Tutti hanno diritto ad una vita che possa essere definita tale, ed è compito di tutti aiutare chi non ha questa possibilità. La nuova vita di Abdul riparte da Roma, a 57 anni.

© Riproduzione riservata
E. Carchia

E. Carchia

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 2 Commenti
  • Filmic 04/07/2011, 15.02

    a proposito di Jeelani davvero bellissimo e commovente lo speciale su Italia1 di Marco Berry andato in onda qualche giorno fa

  • Bobbe 04/07/2011, 09.28

    Lo ricordo bene Abdul Jeelani , era davvero un bel giocatore già allora .