Reyer Venezia: intervista doppia ai preparatori atletici Colombini e Rocco
Per Renzo Colombini e Davide Rocco, le prossime settimane, con la ripresa degli allenamenti in vista della nuova stagione, si preannunciano molto delicate e ricche di lavoro
I successi delle prime squadre dell’Umana Reyer passano anche attraverso le loro mani. Per Renzo Colombini (che si appresta a iniziare la sua quinta stagione nello staff orogranata) e Davide Rocco (da una decina d’anni all’interno della società e da otto nello staff della prima squadra, al fianco di Alvaro Grespan), le prossime settimane, con la ripresa degli allenamenti in vista della nuova stagione, si preannunciano molto delicate e ricche di lavoro. Ma entrambi sono pronti a ripartire con grande entusiasmo e voglia.
Conosciamoli meglio in questa intervista doppia.
Le “vacanze” stanno per finire: come avete passato la vostra estate?
Colombini: Praticamente sempre a casa, ma certamente non sono stato con le mani in mano: ne ho approfittato per fare alcuni aggiornamenti professionali e per preparare i programmi di lavoro per la prossima stagione. A casa, dunque, ma pur sempre un’estate di lavoro.
Rocco: Io, invece, a casa ci sono stato ben poco! La mia è stata un’estate molto impegnativa, tra camp Nba, impegno con la Nazionale maggiore e, negli ultimi 40 giorni, con quella Under 18, che ha avuto un po’ di sfortuna, ma ha fatto comunque un Campionato Europeo a mio parere superlativo, cogliendo in ogni caso il risultato che ci eravamo posti per le ragazze. Un’esperienza che è stata certamente faticosa, ma altrettanto formativa.
Sia pure in modo diverso, siete ormai entrambi dei “veterani”: come avete vissuto la crescita della società nel corso di questi anni?
C: Credo che sia un dato oggettivo il fatto che, ogni anno, si sia potuto riscontrare un miglioramento dell’organizzazione societaria, anche grazie alla sempre maggiore conoscenza reciproca: essere in tanti, tra staff tecnico e dirigenziale, a lavorare insieme da parecchio tempo, questo facilità l’amalgama e permette di ottimizzare tempi e lavori.
R: E’ cambiato tanto: la società, rispetto a quando lavoravo nel settore giovanile, è diventata molto più strutturata, riuscendo a trasformare in realtà quelli che all’inizio erano solo progetti. Ricordo ancora che, anche quando siamo ripartiti dalla Serie B, l’obiettivo era quello di crescere insieme alle nostre giovani e tornare a disputare un campionato di A1 di vertice: sembrava una prospettiva molto lontana, invece l’abbiamo raggiunta rapidamente, fino all’incredibile finale di EuroCup Women dello scorso anno, in un progressivo consolidamento al vertice. Ma devo riconoscere in primis alla proprietà, al Presidente Federico Casarin e al nostro direttore Paolo De Zotti, il fatto di averci sempre creduto. Le cose, poi, sono cambiate anche a livello personale: credo di avere delle capacità, ma se sono arrivato alla Nazionale questo, va da se, è anche dovuto al fatto che sono il preparatore dell’Umana Reyer. Sto quindi cercando di sfruttare al meglio queste occasioni molto importanti e non posso che ringraziare la società per aver sempre creduto in me.
Come si riprende e si imposta la preparazione, dopo l’estate?
C: Intanto, è importante avere un periodo sufficientemente lungo, cioè sette settimane, per poter lavorare, senza dover correre, prima degli impegni ufficiali. Ciò permette di partire con gradualità, potendo portare tutti con progressività alla condizione fisica ottimale per affrontare la nuova stagione. E’ però chiaro che la preparazione, sia pur con volumi e intensità diverse, non si fermerà qui, ma proseguirà durante tutto l’anno. Il segreto? Non solo creare una buona base, ma non fermarsi mai nel lavoro fino al termine della stagione.
R: E’ ormai da un po’ di anni che lavoro con le ragazze della prima squadra e devo dire che le atlete di un certo livello non fanno mai grandi soste: diamo loro dei programmi estivi e riceviamo un aggiornamento costante, per cui le stiamo già monitorando da un po’, così come siamo già in contatto con le giocatrici nuove. Quando ci ritroveremo in palestra, inizieremo con i primi test e le prime valutazioni dirette, passando poi a una ripresa atletica generale, per “rimettere in moto” le ragazze, anche a livello articolare, prima di immettere gradualmente nel programma contenuti importanti, a partire dal lavoro di forza, fondamentale per la prevenzione all’interno di una stagione lunga e impegnativa. Non si può infatti più pensare che il lavoro estivo basti per tutto l’anno.
Come vi relazionate con i vostri colleghi dell’altra squadra, all’interno dell’Umana Reyer?
C: Indipendentemente dal fatto che qui abbiamo la fortuna di avere, all’interno della stessa società, anche una squadra femminile, ogni volta che ho occasione di parlare con un collega trovo sempre occasione di arricchire il mio bagaglio. Anche quando si parla di argomenti apparentemente banali, qualche spunto interessante viene sempre fuori. Partendo da questo presupposto, avere nello stesso ambiente di lavoro dei colleghi, come Rocco e Grespan, che lavorano con una squadra altamente qualificata è un’occasione in più. Per questo, mi è capitato tante volte di confrontarmi con loro: perché, come diceva Einstein, “la mente va utilizzata come un paracadute: ti aiuta solo se la tieni aperta”.
R: Per me è una fortuna, essere qui, anche per questo motivo: la possibilità di confrontarmi con colleghi esperti come Renzo e Alvaro, che mi danno una grossa mano. Cerco di confrontarmi ogni giorno con loro sia quando ho qualche incertezza sia per avere conferme sul metodo di lavor. Sono persone molto responsabili e quindi l’aiuto che mi danno è davvero importante: sento di poter lavorare con più serenità, avendo le spalle coperte da loro.
Quest’anno, il compito che vi attende è inizialmente differente: tante conferme per l’Umana Reyer maschile, tante novità per quella femminile. Cambia qualcosa?
C: Con otto quattordicesimi del roster confermati, c’è il vantaggio di lavorare fin da subito con persone che conosci e quindi anche il percorso lavorativo è facilitato. Per di più conosco anche alcuni dei nuovi arrivati, in certi casi molto bene. In ogni caso, è sempre giusto attendere i risultati dei primi test, per capire se ci sono problematiche da affrontare in maniera specifica.
R: Sicuramente qualcosa cambia a trovarsi di fronte tanti volti nuovi, anche se, come ho già detto, ho avuto occasione di sentire praticamente tutte le ragazze. In tutti questi anni, comunque, ho avuto la fortuna di avere a che fare sempre con ottime professioniste, che non hanno mai creato problemi e sono arrivate qui con grande voglia di lavorare, conoscendo le ambizioni della società. Alla fin fine, dunque, se c’è professionalità, non c’è nessuna differenza, se non quella di dover creare quel rapporto di relazione personale che, nei confronti delle ragazze confermate, già c’è.
Conosciamoli meglio in questa intervista doppia.
Le “vacanze” stanno per finire: come avete passato la vostra estate?
Colombini: Praticamente sempre a casa, ma certamente non sono stato con le mani in mano: ne ho approfittato per fare alcuni aggiornamenti professionali e per preparare i programmi di lavoro per la prossima stagione. A casa, dunque, ma pur sempre un’estate di lavoro.
Rocco: Io, invece, a casa ci sono stato ben poco! La mia è stata un’estate molto impegnativa, tra camp Nba, impegno con la Nazionale maggiore e, negli ultimi 40 giorni, con quella Under 18, che ha avuto un po’ di sfortuna, ma ha fatto comunque un Campionato Europeo a mio parere superlativo, cogliendo in ogni caso il risultato che ci eravamo posti per le ragazze. Un’esperienza che è stata certamente faticosa, ma altrettanto formativa.
Sia pure in modo diverso, siete ormai entrambi dei “veterani”: come avete vissuto la crescita della società nel corso di questi anni?
C: Credo che sia un dato oggettivo il fatto che, ogni anno, si sia potuto riscontrare un miglioramento dell’organizzazione societaria, anche grazie alla sempre maggiore conoscenza reciproca: essere in tanti, tra staff tecnico e dirigenziale, a lavorare insieme da parecchio tempo, questo facilità l’amalgama e permette di ottimizzare tempi e lavori.
R: E’ cambiato tanto: la società, rispetto a quando lavoravo nel settore giovanile, è diventata molto più strutturata, riuscendo a trasformare in realtà quelli che all’inizio erano solo progetti. Ricordo ancora che, anche quando siamo ripartiti dalla Serie B, l’obiettivo era quello di crescere insieme alle nostre giovani e tornare a disputare un campionato di A1 di vertice: sembrava una prospettiva molto lontana, invece l’abbiamo raggiunta rapidamente, fino all’incredibile finale di EuroCup Women dello scorso anno, in un progressivo consolidamento al vertice. Ma devo riconoscere in primis alla proprietà, al Presidente Federico Casarin e al nostro direttore Paolo De Zotti, il fatto di averci sempre creduto. Le cose, poi, sono cambiate anche a livello personale: credo di avere delle capacità, ma se sono arrivato alla Nazionale questo, va da se, è anche dovuto al fatto che sono il preparatore dell’Umana Reyer. Sto quindi cercando di sfruttare al meglio queste occasioni molto importanti e non posso che ringraziare la società per aver sempre creduto in me.
Come si riprende e si imposta la preparazione, dopo l’estate?
C: Intanto, è importante avere un periodo sufficientemente lungo, cioè sette settimane, per poter lavorare, senza dover correre, prima degli impegni ufficiali. Ciò permette di partire con gradualità, potendo portare tutti con progressività alla condizione fisica ottimale per affrontare la nuova stagione. E’ però chiaro che la preparazione, sia pur con volumi e intensità diverse, non si fermerà qui, ma proseguirà durante tutto l’anno. Il segreto? Non solo creare una buona base, ma non fermarsi mai nel lavoro fino al termine della stagione.
R: E’ ormai da un po’ di anni che lavoro con le ragazze della prima squadra e devo dire che le atlete di un certo livello non fanno mai grandi soste: diamo loro dei programmi estivi e riceviamo un aggiornamento costante, per cui le stiamo già monitorando da un po’, così come siamo già in contatto con le giocatrici nuove. Quando ci ritroveremo in palestra, inizieremo con i primi test e le prime valutazioni dirette, passando poi a una ripresa atletica generale, per “rimettere in moto” le ragazze, anche a livello articolare, prima di immettere gradualmente nel programma contenuti importanti, a partire dal lavoro di forza, fondamentale per la prevenzione all’interno di una stagione lunga e impegnativa. Non si può infatti più pensare che il lavoro estivo basti per tutto l’anno.
Come vi relazionate con i vostri colleghi dell’altra squadra, all’interno dell’Umana Reyer?
C: Indipendentemente dal fatto che qui abbiamo la fortuna di avere, all’interno della stessa società, anche una squadra femminile, ogni volta che ho occasione di parlare con un collega trovo sempre occasione di arricchire il mio bagaglio. Anche quando si parla di argomenti apparentemente banali, qualche spunto interessante viene sempre fuori. Partendo da questo presupposto, avere nello stesso ambiente di lavoro dei colleghi, come Rocco e Grespan, che lavorano con una squadra altamente qualificata è un’occasione in più. Per questo, mi è capitato tante volte di confrontarmi con loro: perché, come diceva Einstein, “la mente va utilizzata come un paracadute: ti aiuta solo se la tieni aperta”.
R: Per me è una fortuna, essere qui, anche per questo motivo: la possibilità di confrontarmi con colleghi esperti come Renzo e Alvaro, che mi danno una grossa mano. Cerco di confrontarmi ogni giorno con loro sia quando ho qualche incertezza sia per avere conferme sul metodo di lavor. Sono persone molto responsabili e quindi l’aiuto che mi danno è davvero importante: sento di poter lavorare con più serenità, avendo le spalle coperte da loro.
Quest’anno, il compito che vi attende è inizialmente differente: tante conferme per l’Umana Reyer maschile, tante novità per quella femminile. Cambia qualcosa?
C: Con otto quattordicesimi del roster confermati, c’è il vantaggio di lavorare fin da subito con persone che conosci e quindi anche il percorso lavorativo è facilitato. Per di più conosco anche alcuni dei nuovi arrivati, in certi casi molto bene. In ogni caso, è sempre giusto attendere i risultati dei primi test, per capire se ci sono problematiche da affrontare in maniera specifica.
R: Sicuramente qualcosa cambia a trovarsi di fronte tanti volti nuovi, anche se, come ho già detto, ho avuto occasione di sentire praticamente tutte le ragazze. In tutti questi anni, comunque, ho avuto la fortuna di avere a che fare sempre con ottime professioniste, che non hanno mai creato problemi e sono arrivate qui con grande voglia di lavorare, conoscendo le ambizioni della società. Alla fin fine, dunque, se c’è professionalità, non c’è nessuna differenza, se non quella di dover creare quel rapporto di relazione personale che, nei confronti delle ragazze confermate, già c’è.
© Riproduzione riservata