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Serie A 23/05/2011, 19.34

Arrigoni: 'Obiettivo raggiunto e ora vogliamo Milano'

Prima squadra a tagliare il traguardo delle semifinali play off, Cantù prepara la prossima sfida. Bruno Arrigoni, gm del club brianzolo, pensa già al futuro: ''Vorrei confermare Greer. L'Eurolega? Prima arriviamoci, poi vediamo''

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 Stasera Siena proverà ad imitarla, planando su Bologna sul 2-0 ed alla ricerca della vittoria che chiude la serie dei quarti. Ma intanto in semifinale una c'è già, ed è Cantù. Le è venuta incontro il calendario che l'ha mandata in campo ieri sera per il raid decisivo a Varese, ma l'immagine è pertinente con quella di una squadra che ha il desiderio di scalare le gerarchie del campionato. Mai meglio di un quarto posto in stagione regolare negli ultimi dieci anni, ma seconda quest'anno. E mai meglio di una semifinale playoff nello stesso periodo. Ma stavolta il desiderio di arrivare in finale. L'attenzione ai minimi dettagli, quella che Siena ha insegnato a tutti, è ormai in vigore anche alla Bennet. "Come abbiamo festeggiato la vittoria? Portando i giocatori a mangiare in hotel, anziché lasciarli liberi di riempirsi di schifezze. E' una richiesta del nostro medico sociale, Giani, che abbiamo accettato: ieri faceva molto caldo a Masnago ed è importante che i ragazzi avessero l'alimentazione giusta per reintegrare tutto quello che hanno perso" spiega Bruno Arrigoni, general manager del club brianzolo. Non bastasse, recentemente eletto il migliore di tutti.
Nei playoff si gioca tanto ed in breve tempo: più si accorciano le serie e meno rischi si corrono, è questa l'importanza del vostro 3-0 su Varese?
"Era uno degli obiettivi. Il secondo posto ci offre il vantaggio della quinta in casa fino alla semifinale, ma a me giocare la partita del giudizio di Dio non piace per nulla. La prima è l'unica che somiglia ad un turno di campionato, poi quando entri nel vortice del giocare ogni 48 ore solo Siena ha la profondità per venirne fuori senza danni".
Perfetti in gara1, sofferenti nella seconda, solidi e cinici ieri: è l'immagine della serie?
"Una partita la vinci anche di voglia, ma qui bisogna sempre parlare di serie. E questa era insidiosa. Giustamente Recalcati ha ricordato la brutta situazione nella quale Varese si trovava in gennaio (a +4 dall'ultimo posto, con 8 sconfitte nelle ultime 9 gare giocate). Ha avuto il coraggio di tagliare un americano che la sera prima ci aveva massacrato (Jobey Thomas), allungato la squadra inserendo nel tempo tre giocatori europei (Serapinas, Stipcevic e Talts), ha trovato equilibrio, aggiunto novità tattiche come Kangur da ala piccola. E si è guadagnata i playoff. Per questo noi siamo stati bravi".
Chi ha portato Mike Green... dall'esorcista?
"Spiego l'origine della battuta con Trinchieri. Nel primo quarto di gara1 Green è stato perfetto. In gara2 si è spento e quando càpita lui si angoscia. Ci aspettavamo che da un momento all'altro iniziasse a girare la testa e vomitasse... E allora ci siamo detti "qui ci vuole un esorcista...". Ieri è stato solido, presente a rimbalzo, ha fatto giocare la squadra, si è preso due volte il post basso contro Stipcevic, Mike non è alto e per farlo serve coraggio ed energia. E da lì abbiamo capito che era tornato in se stesso...".
Un altro segno di maturità: la partita, brutta, di Mazzarino non vi ha scomposto. Poi uno dei canestri decisivi l'ha messo lui nel finale, quando Varese era tornata ad un solo punto.
"Sappiamo cosa c'è dietro il giocatore, la sua grande professionalità, la vita impeccabile. E' il nostro Zanetti, o Cambiasso. E lo dico da interista parlando di un milanista... In attacco lo braccano, in difesa lo metti sulle ali piccole tutte più alte di lui e non fa una piega. Ed il tiro giusto, in una serata storta, l'ha messo".
L'uomo del giorno è però Marko Scekic. Lo preferite ad Ortner ed il serbo gioca una partita senza errori: 6/6 al tiro, 15 punti in 21 minuti. L'ennesima pesca miracolosa dal sottobosco europeo.
"Scekic ha risposto molto bene sul piano della produzione di punti. E' un giocatore che, quando esce Leunen, ci consente di marcare le ali forti senza dover diventare più piccoli come quando utilizziamo Micov. Non è un grande atleta, ma nuove bene i piedi. Ortner invece è un atleta esplosivo, di fatto un centro piccolo che stoppa. L'altro è più sornione e non stacca la spina quando torna in panchina. Deciderà Trinchieri come andare avanti, con l'uno o l'altro".
Sceglierà bene, se è stato di nuovo eletto allenatore dell'anno. Lei ci si confronta quotidianamente, quali sono stati stavolta oi suoi meriti?
"Trinchieri è un bravo allenatore che ha un dote: mangia la faccia ai giocatori un minuto sì e quello dopo pure, poi però lo vedi che non lascia lì le parole ma vuole insegnare loro l'arte del miglioramento, che non è solo tecnico. Per questo con i giocatori il rapporto è forte, al di là delle sfuriate che tutti vedono. Sa tirarsi dietro il gruppo, facendo capire che non sbraita per vessarli, ma per una crescita del gruppo. Che ha bisogno della crescita dei singoli".
Lei invece cosa ha fatto per meritarsi il suo premio di miglior manager della stagione?
"Cerco di rendermi utile alla mia società, facendo contenti i padroni e l'allenatore con cui collaboro".
Lo era stato anche l'anno scorso, ma poi in estate non s'è dannato l'anima per cercare pezzi nuovi.
"I rinnovi ti creano lo zoccolo duro, ma poi succede che i posti liberi restano pochi, hai pochissimo margine di manovra e non puoi sbagliare. Le conferme ti danno certezze ma mettono anche paletti. Per un manager è più facile avere la tabula rasa. Per un allenatore certamente no".
Avete già confermato Micov, Leunen e Markoishvili. Si può dire che sono tutti pezzi che verrebbero buoni anche in caso di qualificazione per l'Eurolega?
"Intanto ci dobbiamo arrivare. Ma è un bel tavolo di discussione. Tecnicamente il nostro gioco è strutturato per abbassare il numero degli errori, che è il segno distintivo di chi gioca l'Eurolega. Fisicamente non abbiamo chili e centimetri per reggere quel livello. Ed economicamente quel tipo di giocatori non potremo averli. Oggi dico che le nostre estensioni sono più funzionali per confermare la nostra competitività in campionato. Poi vedremo quale sarà il budget, se sarà Eurolega o Eurocup. In coppa il vantaggio è che non ti obbliga a turnover con gli stranieri".
Su chi punta, dei tre, per futuro, già molto soddisfacente l'oggi?
"Markoishvili per talento, tecnica, tiro, desiderio è il nostro giocatore più forte. E' incredibile la sua capacità di accettare gli errori dei suoi compagni. Ma non coriaceo abbastanza per accettare i propri. E si autoflagella".
Il giocatore che vorrebbe portare a Cantù per l'anno prossimo?
"Di base uno in più da rotazione. Se fosse un italiano ancora meglio".
Al solito, a questo punto della stagione tra i confermati non c'è il playmaker. Tempo fa ci disse: "Lo cambiamo tutti gli anni perché pensiamo di trovar meglio. Poi dopo un mese si rimpiange quello che è andato via".
Con questo Green a che punto siamo?
"Mike è una persona straordinaria, un atleta formidabile, fisicamente solido. Non è un giocatore accattivante, ma un play che prende rimbalzi e duro in difesa. Rinunciare a lui per uno che fa 20 punti? Ci devo pensare molto bene. Poi è anche vero che se ti blindi in tutti i ruoli dove puoi migliorare? Ho già detto dell'italiano in più, poi vedo che chi è partito con uno straniero in meno ha finito cambiando per averne uno in più. Ed i passaporti farlocchi aumenteranno ancora".
Chi si aspetta di trovare in semifinale?
"Penso che a questo punto passerà Milano. E' più forte ed ha due occasioni a disposizione per vincerne una. Se poi dovesse passare Sassari, prepareremo la sfida con loro. L'esserci già qualificati ci offre più tempi di loro, per farlo".
Cantù è di nuovo tra le prime quattro: quali sono i meriti in più rispetto all'anno scorso?
"Da quando siamo diventati secondi battendo Milano, in gennaio, non abbiamo più lasciato quel posto. Sapendo che oltre non potevamo andare, ma solo indietro. A me piace il ciclismo e sembravamo quelli che nella Milano-Sanremo scappano sul Poggio e poi contano di arrivare soli al traguardo. Ma quando vai in fuga ti becchi tutto il vento e nessuno ti dà il cambio. Sei vicino al traguardo ma dietro c'è il gruppo che lavora per i velocisti e rischi che ti riprendono".
Davanti, veramente, c'è Siena.
"Chiaro, mentre noi facevamo la volata Siena era arrivata da un quarto d'ora, baciato la miss e già sotto la doccia".
Arrigoni, lei il canestro che si muove a Cantù lo ha visto sul serio o solo in sogno?
"Sabato sera c'era un arbitro che, durante i liberi, guardava solo quello. La vicenda risale ad una protesta di Bodiroga. Oggi attorno al traliccio c'è una protezione che lo isola dalla curva. E' vero che un capo degli ultras ci si appoggia, ma ormai è un professionista e lo fa senza farlo muovere. Sa che verrebbe impallinato, da noi compresi. E con l'occasione vorrei anche sfatare un altro mito, se posso".
Ci dica.
"Non è vero neanche che i canturini mangiano i bambini e che per questo non abbiamo un importante settore giovanile"

 

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E. Carchia

E. Carchia

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