Sportando intervista Stan Okoye: "Voglio dimostrare che mi merito una chance in NBA"
"Apprezzo moltissimo l'opportunità che Varese mi ha dato, voglio essere un esempio di come il lavoro duro ripaghi sempre"
Se la Serie A, come la NBA, avesse avuto il premio per il Most Improved Player, uno dei principali candidati a questo riconoscimento sarebbe stato senza ombra di dubbio Stan Okoye, ala nigeriana che ha avuto un impatto enorme quest'anno vestendo la maglia della Pallacanestro Varese.
Alto 198 cm con un'apertura di braccia impressionante da 218 cm, Okoye ha avuto la possibilità di crescere molto come giocatore durante gli ultimi quattro anni in Italia. Ha iniziato la sua avventura a Varese nella stagione 2014-15 con il compito di portare energia uscendo dalla panchina. Poi l'esperienza biennale in Serie A2, dove ha giocato per Matera, Trapani e Udine. Infine il ritorno a Varese in Serie A, dove si è rivelato una delle principali sorprese della stagione.
Quest'anno, Okoye ha infatti viaggiato ad una media di 15.4 punti, 7.5 rimbalzi, 1.6 assist e un recupero a partita. Ha inoltre messo a tabellino sette doppie-doppie, tra cui anche l'ottima prestazione da 29 punti e 15 rimbalzi contro Brindisi e quella da 22 punti e 18 rimbalzi contro Cantù. Il prodotto di VMI ha mostrato anche segni di miglioramento sul tiro, registrando un buon 41% dall'arco su 5.9 tentativi a partita durante la regular season.
L'ottima stagione in Italia di Okoye non solo gli permetterà di attirare l'attenzione di squadre europee di alto livello, ma avrà anche la possibilità di mettersi in mostra davanti a scout e dirigenti NBA. Infatti, Okoye ha già partecipato ad un mini-camp con i Brooklyn Nets e con ogni probabilità giocherà la prossima NBA Summer League.
Sportando ha avuto la possibilità di intervistare Stan Okoye, parlando appunto delle sue esperienze in Italia e della sua voglia di sfruttare al meglio le opportunità che si presenteranno durante l'estate.
Su quali aspetti del tuo gioco credi di essere migliorato dopo quattro anni in Italia?
"Credo che l'aspetto più importante sia stato il miglioramento sul tiro da fuori, oltre al fatto di avere più fiducia e più conoscenza del gioco, quindi leggere le situazioni e capire quando tirare e quando gestire il pallone. Durante il mio primo anno in Serie A il gioco mi sembrava troppo veloce per me a quel tempo. Non ero abbastanza preparato perché lo stile di gioco era ben diverso rispetto allo stile a cui ero abituato al college, specialmente dal punto di vista offensivo. Ma alla fine sono riuscito ad ambientarmi grazie anche alle due stagioni in Serie A2, che non è al livello della Serie A ma è stata comunque un'esperienza che mi ha aiutato a conoscere meglio la pallacanestro italiana."
E quali sono invece gli aspetti su cui vuoi lavorare per migliorare ulteriormente?
"Voglio continuare a migliorare sempre di più il tiro perché se voglio alzare l'asticella, devo essere in grado di tirare e metterla dentro con costanza. Voglio continuare ad essere un buon leader. Ad ogni modo credo di poter migliorare su molti aspetti, anche il ball handling così come la difesa. Si può sempre migliorare su qualsiasi cosa."
Quest'anno hai avuto un grande impatto per Varese in Serie A, ma prima di questa grande stagione hai trascorso due anni in Serie A2. Quanto importante è stata questa esperienza per la tua crescita, soprattutto dal punto di vista mentale?
"Non ero stato molto efficiente nel mio primo anno in Serie A, quindi avevo bisogno di trovare un posto dove avrei potuto riguadagnarmi la fiducia nelle mie capacità e dove avrei potuto essere me stesso. Mentalmente, questa esperienza in A2 mi ha aiutato molto perché mi ha reso capace di controllare il gioco con i miei mezzi. Ovviamente è più dura in Serie A perché hai più giocatori stranieri, diventa più difficile prendersi le iniziative e non sai mai in che modo puoi integrarti nel sistema. Ma in Serie A2, la squadra praticamente dipende da te stesso, quindi mi ha aiutato molto ad essere un leader."
Parliamo ora della tua offseason. Recentemente hai avuto la possibilità di partecipare ad un mini-camp con i Brooklyn Nets. Come è andata questa esperienza?
"Il mini-camp è andato bene, è stato un buon modo per misurarmi con altri giocatori molto bravi. Ho parlato con l'assistant GM dei Nets e il loro International scout Gianluca (Pascucci) e da loro ho ricevuto un buon feedback, mi hanno dato suggerimenti sugli aspetti su cui devo lavorare se voglio avere una chance di giocare a quel livello. Credo che a loro sia piaciuta la mia energia, la difesa, la mia leadership e il mio atletismo. Sono riuscito a mostrare questi elementi senza troppi problemi. L'unica cosa che mi ha dato difficoltà è stato il tiro da tre punti con la linea che è più lontana in NBA. Avendo giocato quattro anni in Europa non ero abituato a tirare dall'arco da tre punti delle regole NBA, quindi questo è un elemento su cui devo lavorare molto, anche perché in NBA se giochi come esterno e non sai metterla dentro dalla lunga distanza allora faresti molta fatica. Quindi questo è un aspetto su cui senza dubbio dovrò lavorare questa estate se voglio alzare il mio livello. Tra poche settimane c'è la NBA Summer League e spero di riuscire ad avere buone percentuali al tiro."
A proposito di NBA Summer League, che obiettivi ti sei posto e che cosa vuoi dimostrare in questa esperienza?
"Voglio mostrare che appartengo a questo livello di pallacanestro. La gente ha le proprie opinioni su di me e va bene, ma io so che mi merito questa opportunità almeno di mostrare che posso giocare in NBA. Voglio dimostrare di essere in grado di dare il mio contributo ed essere efficiente, catturando rimbalzi, difendendo, comportandomi da leader e da buon compagno di squadra. Questo è il mio grande obiettivo. Posso segnare in modi diversi e sono in grado di fare tutte quelle piccole cose che magari non si leggono sulle statistiche. Voglio dimostrare di essere utile ad una squadra."
Parlando di NBA, come credi che il tuo gioco possa adattarsi alla loro pallacanestro?
"Nella NBA ovviamente c'è un ritmo molto veloce e ho imparato molto da questo punto di vista durante il mini-camp. Squadre come Brooklyn vogliono prendersi canestri facili in transizione sfruttando gli stop difensivi. Vogliono prendere il rimbalzo e spingere subito in transizione e prendersi tiri veloci. Quindi con questo tipo di ritmo credo di potermi adattare poiché sono un giocatore che vuole usare l'atletismo per correre in contropiede e attaccare il ferro. Credo di potermi adattare bene anche grazie alla mia capacità di difendere su più ruoli."
Ogni volta che scendi in campo porti sempre una grande quantità di energia. Questo magari è dovuto anche al tuo atletismo e alla tua fisicità. Ma quanto importante è invece l'aspetto mentale da questo punto di vista?
"Molto importante, direi che il 99% del mio gioco è basato sulla mia mentalità. Andando incontro a diverse situazioni, devi essere in grado di trovare un modo per contribuire ed aiutare la squadra. Durante la stagione ci sono state delle volte in cui magari non riuscivo a tirare bene, ma dovevo comunque fare qualcosa per aiutare la squadra, quindi mi sono concentrato su quelle cose che riesco a fare in maniera naturale, come andare a rimbalzo, provare ad usare la mia energia per coinvolgere il pubblico e comunicare con i miei compagni. Quindi anche se magari facevo fatica a segnare riuscivo comunque ad essere utile in qualche modo alla squadra."
In diverse interviste hai parlato molto bene di Varese, sottolineando l'importanza che ha avuto questa esperienza per te. Ciò mi conduce alla mia ultima domanda: per che cosa vorrai essere ricordato dalla società di Varese e dai tifosi? Qual è l'impronta che vorrai lasciare?
"Voglio essere un esempio di come il duro lavoro ripaghi sempre. Quando feci il mio ritorno a Varese, avevo avuto qualche intervista e la gente diceva cose come 'wow, sei un giocatore completamente diverso', ma per me invece ero sempre rimasto lo stesso, però sapevo bene quanto avevo lavorato nel frattempo. Il lavoro duro può davvero cambiarti in maniera positiva. Ho avuto una buona stagione quest'anno e apprezzo molto l'opportunità che mi è stata data da Varese, perché è raro che una squadra ti possa riaccogliere nonostante tu non abbia giocato bene la prima volta. Infatti anche se avevo fatto fatica durante la mia prima stagione a Varese, mi hanno comunque riaccolto e mi sono sentito ancora più a mio agio giocando per coach Caja, per il quale avevo già lavorato. Voglio solo essere ricordato come un giocatore che ha lavorato e giocato duramente e che non si è mai arreso. Perché questa è stata la mia mentalità per tutta la stagione. Tutti dicevano che la squadra non aveva un budget alto o che non avevamo molto talento rispetto alle altre squadre, ma abbiamo comunque lottato sempre fino all'ultimo secondo, e credo che alla fine abbia funzionato per noi."
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