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Serie A 17/05/2011, 14.04

Enel, la verità del DG Corso: 'Ecco i motivi della retrocessione'

Il Dg del sodalizio salentino spiega la sua verità sui casi più spinosi che hanno caratterizzato il mercato della società: la partenza di Thomas, il taglio di Williams ed il mancato arrivo di KeeKee Clark

Serie A

-La Gazetta del Mezzogiorno-

 
La dura contestazione della gente del palaElio, contro la squadra nella sua interezza, lo staff tecnico e medico, e che ha coinvolto anche il gruppo dirigenziale dell'Enel Basket, avrebbe ammazzato anche un toro. Il giorno dopo, l'eco dei fischi che hanno accompagnato il pomeriggio sportivo in città rimbomba dappertutto. Gli strali più violenti sono stati indirizzati nei confronti del direttore generale del sodalizio, Antonello Corso, nei cui confronti, subito dopo la gara ha espresso solidarietà il presidente Antonio Corlianò. Tanto a conferma della solidità che accompagna, da sette anni, i cinque componenti il consiglio di amministrazione del sodalizio: Massimo Ferrarese, Giuseppe Marinò, Antonio Corlianò, Sergio Ciullo, Antonello Corso.
È stata addebitata a lei la mancata conferma di Abdul Omar Thomas.
«Niente di più inesatto. La verità è che nel febbraio del 2010, avevo raggiunto un accordo con l'agente di Thomas: il signor Capicchioni. Lo stesso mi aveva assicurato che il giocatore non si sarebbe mosso da Brindisi. Un mese dopo, Thomas ha cambiato agenzia firmando un pre-contratto con l'Air Avellino, per un biennale a 300mila dollari a stagione. Di tutto ciò fummo informati con una lettera. Non intendendo giocare al rialzo, lasciammo cadere la cosa, anche perché, a marzo, il campionato non era ancora concluso. Thomas ha avuto un comportamento scorretto facendo dichiarazioni non veritiere».
Joe Crispin era diventato, strada facendo, un beniamino del pubblico brindisino. Fra l'altro aveva dimostrato di sapersi adeguare alle direttive del coach.
«È stato coach Perdichizzi a non considerare Joe Crispin un giocatore in grado di assolvere al suo compito in A».
Identico il discorso per Michele Cardinali.
«Il giocatore chiese di andar via da Brindisi. Non intendeva essere la spalla di Giuliano Maresca che, a sua volta, sarebbe stato la spalla di Chris Monroe. Aveva voglia di giocare e preferì andar via».
Un altro episodio da chiarire la "fuga" di Nicola Radulovic.
«Nelle intenzioni dell'allora tecnico avrebbe dovuto giocare 10-15 minuti a gara. La qual cosa era nelle condizioni fisiche del giocatore. Poi, cambiarono le cose e quando intuì che avrebbe dovuto restare in campo molto di più preferì andar via, anche perché allettato da un buon contratto a Scafati».
Una parola chiara sul "problema Williams", sul quale, dopo gli applausi decretati in piazza Duomo, si sono fatte diverse ipotesi.
«Lo staff medico stabilì che era vittima di un'ernia iatale. Fra l'altro, nel corso dei pochi giorni di permanenza con noi, ebbe un comportamento non consono al nostro modo di concepire un atleta. Non scendo nei particolari per rispetto alla privacy. Posso solo dire che noi non lo ritenemmo abile per essere un atleta della nostra squadra. La decisione, ad ogni modo, fu assunta dall'intero consiglio di amministrazione».
Giacché ci siamo, perchè si lasciò partire anche Silver Bryan?
«Il tecnico non lo ritenne utile per il campionato di serie A. È un passaportato che non avrebbe fatto al caso nostro».
Ed ora il "caso Monroe"
«Non è vero che arrivò già infortunato. Noi non abbiamo fatto altro che assecondare il coach che immaginava un suo recupero immediato. È andato via quando abbiamo capito che non avrebbe mai potuto giocare questo campionato».
Coach Perdichizzi vi accusò di essere dei dilettanti.
«Era la scappatoia studiata per andare via da Brindisi, trovando l'escamotage per avere anche un incontro economico».
Perché non fu preso quale play Clark, poi finito a Venezia, il quale era di gradimento di coach Perdichizzi?
«Spieghiamo bene anche questo passaggio: noi avevamo un budget che il coach ci fece spendere quasi interamente per Diawara, Williams e Monroe, costati tutti e tre circa 900mila euro. A quel punto feci presente al coach che con il restante budget dovevano arrivare due play e un'ala. Contattammo Clark, ma il giocatore non accettò, perché intendeva seguire coach Mazzon a Venezia. Fra l'altro, il suo costo (350mila euro e contratto biennale) non era nelle nostre possibilità per i motivi accennati. Anche l'avellinese Spinelli ci chiese un biennale a I5Omila euro. Si spiegano così gli arrivi di Bobby Dixon e Tony Giovacchini, scelti sempre dal coach. Sulle cui segnalazioni nessun dirigente ha messo mai naso, com'era giusto che fosse».
Avreste potuto confermare Mauro Pinton. Non crede?
«Lo ripeto: sulle scelte tecniche non abbiamo mai discusso. Pinton non lo voleva Perdichizzi. Anche lui non fu ritenuto utile alla causa».
Qual è stato, a suo modo di vedere, il vero motivo della stagione disastrosa dell'Enel?
«La mancanza di attaccamento alla maglia. Per nostra fortuna oggi sono tutti andati via da Brindisi. Anche per Toure c'era la possibilità di uscita nel caso di retrocessione. Quindi, tutti liberi di accasarsi altrove».
Lo ha detto come una liberazione. Giusto?
«Hanno badato esclusivamente ai loro interessi».
Sono quindi tutti da bocciare?
«No, una nota di merito per Infante e Maresca. Sono due veri uomini che sono usciti distrutti dal campo. Sono stati oltremodo mortificati dal loro coach».
Ostracismo anche per coach Luca Bechi?
«Non capisco il motivo per il quale Bechi non li abbia impiegati. Avrebbero meritato anche loro la disapprovazione del pubblico. Ad ogni modo, il suo comportamento nell'ultimo incontro non l'ho affatto condiviso».
Confermerà le sue dimissioni?
«Non sono dimissioni, ma remissione del mandato ricevuto sul quale deve esprimersi il consiglio di amministrazione. I cui componenti meritano ogni rispetto per quan- to hanno saputo dare a Brindisi ed alla pallacanestro nell'arco dei sette anni in cui hanno operato. Non va guardata solo l'ultima stagione, ma l'esame va fatto su tutto il periodo durante il quale questi uomini, che non hanno competenze tecniche, sono rimasti al comando».

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E. Carchia

E. Carchia

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