L’analisi di coach Sodini prima di Virtus Bologna-Cantù
Le parole del coach di Cantù in vista del match contro la Virtus Bologna
Oggi pomeriggio, presso la sala stampa della palestra “Toto Caimi” di Vighizzolo, si è tenuta la consueta conferenza pre partita di coach Marco Sodini, capo allenatore della Red October Pallacanestro Cantù. Il coach viareggino ha presentato il prossimo match di campionato in programma sabato 7 aprile - palla a due alle ore 20:45 al “PalaDozza” - contro la Virtus Segafredo Bologna, gara valida per la venticinquesima giornata del campionato di Serie A PosteMobile. Di seguito le parole dell’allenatore biancoblù:
«Con la Virtus ho un debito di riconoscenza perché è stata la prima società di Serie A a darmi un contratto da vice allenatore, ho passato due anni e mezzo molto belli a Bologna. Tra l’altro, alcuni ricordi dell’esperienza bolognese sono collegati perché in una stagione perdemmo in cinque partite ai playoff proprio contro Cantù. Bologna, rispetto al basket, è una città contraddittoria. Anche se la stessa Virtus è una realtà contraddittoria, dove qualche volta tradizione, storia e forza del passato sembrano anche prevaricare quello che è il presente, ovvero una società che sta cercando di ricostruire per portarsi nuovamente su livelli alti».
UNA “FINTA” NEOPROMOSSA
«È vero che la Virtus è una neopromossa ma è comunque una neopromossa completamente falsa, nel senso che non lo è per gli obiettivi e per come è stata strutturata la squadra, improntata sull’alto livello. Adesso, infatti, dopo un periodo di adattamento, stanno producendo quello che in realtà erano le aspettative: stare nelle prime quattro-cinque posizioni. Ora la Virtus è quinta in classifica, quindi sono in linea. È chiaramente una partita complicata per noi, è un’avversaria con tanto talento e con un’ottima organizzazione».
IL ROSTER AVVERSARIO
«La struttura di squadra sembra aver trovato degli equilibri che non erano scontati all’inizio della stagione, anche perché loro partono in quintetto con Oliver Lafayette che è un giocatore esperto e con due giocatori come Pietro Aradori e Alessandro Gentile che sono sempre stati abituati ad essere dei primi violini perché tutti e due sono giocatori di isolamento, capaci di costruirsi dei tiri da soli. Poi, da Trento hanno preso Filippo Baldi Rossi, che è comunque un prodotto Virtus Bologna. Quest’ultimo occupa il ruolo di “ala grande” ma è un giocatore bidimensionale e che – di fatto - permette a coach Alessandro Ramagli di giocare con due lunghi contemporaneamente. Chiude Marcus Slaughter, atleta estremamente affidabile. È un roster esperto. Dalla panchina esce poi un giocatore che secondo me è tra quelli con il quoziente intellettivo più alto in Italia, che è Stefano Gentile. Poi c’è Michael Umeh, protagonista nella passata stagione in A2, tiratore micidiale. Vi parlo anche di un ragazzo giovane, Alessandro Pajola, del quale secondo me ne sentiremo parlare anche in futuro. È l’unico giocatore della sua età ad avere minuti in Serie A, ha talento e riesce a ritagliarsi uno spazio importante. Giocatore molto interessante in prospettiva, non solo per la Virtus ma anche per il futuro della pallacanestro italiana. Klaudio Ndoja è un giocatore di presenza, il capitano, gran tiratore. Chiudo con Kenny Lawson che può giocare sia dentro l’area che fuori, essendo dotato di un buon tiro da tre. Sono giocatori esperti, fatta eccezione per Pajola che tiene comunque bene il campo. È una formazione che solitamente attacca l’area e questo ce lo dobbiamo ricordare perché a Brescia, settimana scorsa, abbiamo concesso 8 su 9 da due nel solo primo quarto. Far tirare la squadra di casa con percentuali così alte è una cosa che non possiamo permetterci. Loro sono grossi, mettono una forte pressione sui portatori di palla avversari e hanno un numero di possessi molto più basso di quello che abbiamo noi. Quindi, ancora una volta, il ritmo sarà una chiave importante».
FUORI CASA
«Dobbiamo riuscire a tenere la stessa concentrazione per 40 minuti che abbiamo in casa, cosa che purtroppo in trasferta non riusciamo ad avere. Io per primo ho parlato di obiettivi importanti, sdoganando dopo la vittoria con Torino la parola “playoff”, ma bisogna essere selettivi. Noi non possiamo diventare Brescia, e non dico Milano perché ha un roster da Eurolega, non lo possiamo diventare perché la differenza sostanziale è che tra casa e trasferta abbassiamo drasticamente i punti che noi realizziamo, c’è una differenza di quasi dieci punti di media a partita. Perché parlo di essere selettivi? Perché se vogliamo affrontare una gara come quella contro la Virtus Bologna, non possiamo pensare di limitare gli avversari e di giocare una partita ai 60 punti, perché semplicemente non siamo capaci di farlo. Dobbiamo riuscire a tenere la nostra capacità di segnare tanto anche in trasferta e di restare aggressivi anche contro squadre di alto livello».
ASPETTATIVE
«Noi adesso siamo in uno stato per cui avremmo tutto il diritto di goderci il tentativo di alzare l’asticella per giocarci i playoff, per il lavoro societario svolto e per le cose fatte sul campo. Con grande entusiasmo dall’esterno, senza però delle critiche fini a se stesse. Ci meriteremmo di fare i playoff ma non dobbiamo mai dimenticarci che siamo partiti sedicesimi nei ranking di inizio stagione. Ringrazio tutti i ragazzi della società per il lavoro che stanno svolgendo fuori dal campo, così come ringrazio i miei giocatori per la grande dedizione. Non dobbiamo accontentarci ma non dobbiamo nemmeno pensare di andare a Venezia ed a Brescia per rullare gli avversari, contro due quadre che quest’anno non sono mai uscite dalle prime quattro posizioni della classifica. Non so per quale oscura ragione qualcuno dall’esterno si aspettava questo. Perché allora, se si ragiona in questa maniera, si farà molta fatica ad accettare sconfitte che ci possono anche stare, che io non accetterò comunque perché non mi piacciono, ma che nel corso di una stagione ci devono essere».
«Con la Virtus ho un debito di riconoscenza perché è stata la prima società di Serie A a darmi un contratto da vice allenatore, ho passato due anni e mezzo molto belli a Bologna. Tra l’altro, alcuni ricordi dell’esperienza bolognese sono collegati perché in una stagione perdemmo in cinque partite ai playoff proprio contro Cantù. Bologna, rispetto al basket, è una città contraddittoria. Anche se la stessa Virtus è una realtà contraddittoria, dove qualche volta tradizione, storia e forza del passato sembrano anche prevaricare quello che è il presente, ovvero una società che sta cercando di ricostruire per portarsi nuovamente su livelli alti».
UNA “FINTA” NEOPROMOSSA
«È vero che la Virtus è una neopromossa ma è comunque una neopromossa completamente falsa, nel senso che non lo è per gli obiettivi e per come è stata strutturata la squadra, improntata sull’alto livello. Adesso, infatti, dopo un periodo di adattamento, stanno producendo quello che in realtà erano le aspettative: stare nelle prime quattro-cinque posizioni. Ora la Virtus è quinta in classifica, quindi sono in linea. È chiaramente una partita complicata per noi, è un’avversaria con tanto talento e con un’ottima organizzazione».
IL ROSTER AVVERSARIO
«La struttura di squadra sembra aver trovato degli equilibri che non erano scontati all’inizio della stagione, anche perché loro partono in quintetto con Oliver Lafayette che è un giocatore esperto e con due giocatori come Pietro Aradori e Alessandro Gentile che sono sempre stati abituati ad essere dei primi violini perché tutti e due sono giocatori di isolamento, capaci di costruirsi dei tiri da soli. Poi, da Trento hanno preso Filippo Baldi Rossi, che è comunque un prodotto Virtus Bologna. Quest’ultimo occupa il ruolo di “ala grande” ma è un giocatore bidimensionale e che – di fatto - permette a coach Alessandro Ramagli di giocare con due lunghi contemporaneamente. Chiude Marcus Slaughter, atleta estremamente affidabile. È un roster esperto. Dalla panchina esce poi un giocatore che secondo me è tra quelli con il quoziente intellettivo più alto in Italia, che è Stefano Gentile. Poi c’è Michael Umeh, protagonista nella passata stagione in A2, tiratore micidiale. Vi parlo anche di un ragazzo giovane, Alessandro Pajola, del quale secondo me ne sentiremo parlare anche in futuro. È l’unico giocatore della sua età ad avere minuti in Serie A, ha talento e riesce a ritagliarsi uno spazio importante. Giocatore molto interessante in prospettiva, non solo per la Virtus ma anche per il futuro della pallacanestro italiana. Klaudio Ndoja è un giocatore di presenza, il capitano, gran tiratore. Chiudo con Kenny Lawson che può giocare sia dentro l’area che fuori, essendo dotato di un buon tiro da tre. Sono giocatori esperti, fatta eccezione per Pajola che tiene comunque bene il campo. È una formazione che solitamente attacca l’area e questo ce lo dobbiamo ricordare perché a Brescia, settimana scorsa, abbiamo concesso 8 su 9 da due nel solo primo quarto. Far tirare la squadra di casa con percentuali così alte è una cosa che non possiamo permetterci. Loro sono grossi, mettono una forte pressione sui portatori di palla avversari e hanno un numero di possessi molto più basso di quello che abbiamo noi. Quindi, ancora una volta, il ritmo sarà una chiave importante».
FUORI CASA
«Dobbiamo riuscire a tenere la stessa concentrazione per 40 minuti che abbiamo in casa, cosa che purtroppo in trasferta non riusciamo ad avere. Io per primo ho parlato di obiettivi importanti, sdoganando dopo la vittoria con Torino la parola “playoff”, ma bisogna essere selettivi. Noi non possiamo diventare Brescia, e non dico Milano perché ha un roster da Eurolega, non lo possiamo diventare perché la differenza sostanziale è che tra casa e trasferta abbassiamo drasticamente i punti che noi realizziamo, c’è una differenza di quasi dieci punti di media a partita. Perché parlo di essere selettivi? Perché se vogliamo affrontare una gara come quella contro la Virtus Bologna, non possiamo pensare di limitare gli avversari e di giocare una partita ai 60 punti, perché semplicemente non siamo capaci di farlo. Dobbiamo riuscire a tenere la nostra capacità di segnare tanto anche in trasferta e di restare aggressivi anche contro squadre di alto livello».
ASPETTATIVE
«Noi adesso siamo in uno stato per cui avremmo tutto il diritto di goderci il tentativo di alzare l’asticella per giocarci i playoff, per il lavoro societario svolto e per le cose fatte sul campo. Con grande entusiasmo dall’esterno, senza però delle critiche fini a se stesse. Ci meriteremmo di fare i playoff ma non dobbiamo mai dimenticarci che siamo partiti sedicesimi nei ranking di inizio stagione. Ringrazio tutti i ragazzi della società per il lavoro che stanno svolgendo fuori dal campo, così come ringrazio i miei giocatori per la grande dedizione. Non dobbiamo accontentarci ma non dobbiamo nemmeno pensare di andare a Venezia ed a Brescia per rullare gli avversari, contro due quadre che quest’anno non sono mai uscite dalle prime quattro posizioni della classifica. Non so per quale oscura ragione qualcuno dall’esterno si aspettava questo. Perché allora, se si ragiona in questa maniera, si farà molta fatica ad accettare sconfitte che ci possono anche stare, che io non accetterò comunque perché non mi piacciono, ma che nel corso di una stagione ci devono essere».
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