Sodini, sommo poeta: declama il Canto XXVI dell'Inferno Dantesco per presentare il derby con Milano
Sodini cita il canto XXVI dell'Inferno
Si tratta del Canto XXVI dell’Inferno (Visione dell'VIII Bolgia dell'VIII Cerchio (Malebolge), in cui sono puniti i consiglieri fraudolenti. Incontro con Ulisse e Diomede, avvolti dalla stessa fiamma. Ulisse racconta a Dante e Virgilio le circostanze della sua morte.
È mezzogiorno di sabato 9 aprile (o 26 marzo) del 1300).
“O frati,” dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti”.
Ed ecco la spiegazione del brano: “O compagni”, dissi, “che avete raggiunto l’estremità occidentale (del mondo conosciuto) in mezzo a centomila pericoli, in questo poco tempo di vita sensibile, che ancora ci rimane, non vogliate negare la conoscenza, seguendo la direzione del sole (cioè andando verso occidente), della parte del mondo disabitato (secondo la cosmologia dantesca, l’emisfero sud del mondo era disabitato perché completamente ricoperto dall’oceano). Riflettete sulla vostra origine: non siete stati creati per vivere come delle bestie, ma per conseguire la virtù e la consapevolezza. Con questo breve discorso resi i miei compagni così desiderosi di partire, che a stento dopo sarei riuscito a fermarli”.