Marco Sodini: La prima partita in casa è sempre qualcosa di emozionante
Sodini presenta la sfida contro Cremona
Quest’oggi, alle ore 13.00 presso la sala stampa del centro sportivo “Toto Caimi” di Vighizzolo, si è tenuta la consueta conferenza stampa pre partita. A disposizione dei giornalisti il vice-allenatore della Pallacanestro Cantù Marco Sodini, il quale ha presentato la seconda giornata del campionato di Serie A, che vedrà di fronte la Red October e la Vanoli Basket Cremona.
L’ESORDIO STAGIONALE IN CASA
«La prima partita in casa è sempre qualcosa di emozionante, da quando sono a Cantù uno dei miei rammarichi più grossi è quello di non aver potuto allenare dentro al “Pianella”. Abbiamo Desio, che è una casa, dove sabato ci sarà un’atmosfera surreale stando alle notizie della settimana. Perché se la protesta degli Eagles dovesse andare avanti, ci ritroveremo con più gente nel parcheggio che sugli spalti. Il nostro sforzo in settimana è stato importante, è la prima settimana che ci alleniamo al completo. Secondo me abbiamo prodotto un paio di allenamenti di un livello che prima non riuscivamo ad ottenere. Ci siamo sforzati di fare quadrato, spostando l’attenzione sul campo, cercando di non pensare a nient’altro. Sappiamo benissimo che non è facile ma i ragazzi, sotto questo punto di vista, sono stati davvero encomiabili. Mi piacerebbe riportare entusiasmo e, piano piano, che il veicolo per risolvere i problemi possa passare dal campo».
ANALISI SUL MATCH PRECEDENTE
«A Sassari abbiamo fatto due quarti restando in partita contro una squadra di alto livello. Sono stati due quarti di talento, in cui la capacità di Smith e Culpepper di far canestro anche in situazioni di isolamento ed al di fuori del contesto di squadra, ci ha permesso di restare in partita. Tuttavia, come Sassari ha alzato l’asticella tecnica e tattica abbiamo fatto tanta fatica».
L’AVVERSARIA, VANOLI CREMONA
«Siamo due formazioni con lo stesso obiettivo principale: rimanere nella massima categoria, due squadre abbastanza simili come filosofia di gioco. Coach Bolshakov vuole che la squadra corra e Sacchetti è il profeta del “Run and Gun”, probabilmente l’unico allenatore negli ultimi dieci anni ad aver vinto uno Scudetto con una squadra che giocava di corsa. Massimo rispetto per lui e per il suo staff, non possiamo dunque farci trovare impreparati. Il nostro piano partita sarà quello di fermare il loro contropiede, le loro azioni in campo aperto, in uno contro uno, oppure quelle in “Pick&Roll”. Noi dovremo essere bravi a gestire queste situazioni, evitando di far prendere ritmo ai loro tiratori. Dobbiamo essere aggressivi, non accontentandoci di prendere un tiro al primo passaggio. Dobbiamo impegnare l’area e avere una doppia dimensione, cosa che a Sassari non siamo riusciti ad avere. Dobbiamo essere capaci di giocare con i lunghi e con i piccoli».
CANTURINITÀ
«Che ci sia una persona a vederci, o che ce ne siano 7000, in casa nostra deve essere difficilissimo passare. Per batterci devono prima ucciderci. È un approccio che io dico in maniera serena ma vorrei essere molto aggressivo nel dirlo, perché è un approccio tipicamente canturino. Per riconquistare la “canturintà” dobbiamo mostrare la canturinità sul campo. Che io sia nato in Florida od a Canicattì non importa, devo essere un giocatore di Cantù. Devo rispettare la maglia, così come devo rispettare il passato, fatto di grandi campioni come possono essere Metta World Peace o Antonello Riva. Tutto questo un giocatore se lo deve ricordare per ogni centimetro della palestra, per ogni secondo di gioco e per ogni stilla di sudore che versa sul campo. In una stagione, la canturinità ha sempre prodotto 4-5 vittorie in più, cosa che in altri posti non si verifica. Per essere raggiunta però, la canturinità necessita di un processo di maturazione che in questo momento non è semplice da raggiungere».