Pianigiani: E' giusto avere la serenità per pensare al lavoro. A Milano piace chi si sbatte
Le parole del coach dell'Olimpia Milano dopo il successo sul Khimki
Tanta positività insomma: «Ho buone indicazioni su cui lavorare. Era importante che i giocatori si trovassero nella distribuzione dei tiri, o nel costruire gli spazi per le nostre punte, e che le stesse guardie lavorassero per favorire i lunghi. Anche se l’unico è Tarczewski, visto che Jefferson ha solo tre giorni di allenamento».
Buona anche la risposta del pubblico, nonostante le tensioni social degli scorsi mesi: «Sono un vecchio allenatore, io e i social siamo due mondi opposti. A parte le battute, sono felice per la prestazione e per l’atteggiamento. Per l’accoglienza sono sincero: ho avuto tante attestazioni di stima anche prima di venire qua a Desio. E’ successo a Bormio ad esempio, o anche in giro per Milano. E’ giusto aver la serenità per pensare solo al lavoro, e all’etica del lavoro, quel che all’Olimpia Milano è sempre stato premiato. La gente premia chi si sbatte».
A breve il primo grande obiettivo: «La Supercoppa? Se sei l’Olimpia, anche se giochiamo io e Limardi dobbiamo vincere. Dobbiamo essere pronti anche se non lo siamo. E’ altrettanto chiaro però che non accetto situazioni in cui si debba vincere una partita. Scelgo i progetti e la qualità del lavoro: qui c’è un modello serio, importante, proiettato verso l’Europa. Basta vedere la gente presente, nonostante giocasse l’Italia. La soluzione migliore è sempre crescere e vincere qualcosa».
Nelle mani un roster lungo, forse troppo: «L’anno scorso Milano ha chiuso la stagione con gli uomini contati. Abbiamo abbondanza negli esterni, ma non siamo tanti sui lunghi, e non siamo tanti per quello che vogliamo fare, cioè allenarsi e giocare, allenarsi e giocare. Il tutto in due dimensioni differenti, visto che in Italia c’è l’obbligo dei nazionali. Abbiamo quattro centri ad esempio, ma ci penseremo quando rientra Young. Ad un certo punto viaggeremo tra campionato ed EuroLeague, ma io dovrò allenare, non possiamo fermarci. E’ inevitabile che oggi le squadre siano così. Sempre meglio avere abbondanza, altrimenti io e Limardi facciamo fatica (ride, ndr)».