Alberto Morea ricorda Mario De Sisti
Coach Morea ricorda il collega, scomparso qualche giorno fa
È un lunedì di gennaio, sono le 10.30 a Ferrara, al bar Rex - il bar ha cambiato nome ormai da tempo, ma Mario continua a chiamarlo così:
“Sai Alberto, - mi apostrofa così - ieri ho visto la partita e come è andata, (parlando della mia Bondi quando ero capo allenatore) e adesso ti scrivo le “Tre Regole Per L’ Allenatore Di Pallacanestro”.
Mario prende la penna, solleva gli occhiali sulla fronte ed inizia a scrivere sul foglio che si trova davanti:
1. È meglio sbagliare facendo
2. Non permettere all’ attacco di fare ciò che vuole fare
Poi la voce di Mario si interrompe, i gomiti scivolano in basso e si aprono sul tavolo a cui siamo seduti, gli occhi si abbassano e si fermano a dieci cm dal foglio del quaderno:
“Voglio farti vedere un movimento SUPER per dare a Brkic la possibilità di scegliere di andare dentro o fuori”, ora gli occhi tornano sul foglio, la voce è diventata più bassa, più lenta e quasi ti fa entrare in campo.
“Quando loro vogliono giocare quel blocco sulla palla – Mario prosegue - il difensore deve ruotare i piedi in questo modo e tu non glielo devi far giocare” e giù una risata.
E così avanti per dieci minuti, saltando da un angolo all’altro del foglio, girando e rigirando il quaderno in un ordine assolutamente personale: è un’immersione nelle profondità della sua immensa mente cestistica.
Ad un certo punto la penna cade, una mano copre l’ altra per formare un appoggio per il petto, gli occhi diventano delle fessure impenetrabili ed i suoi ricordi vivi, nitidi, freschi mi portano a conoscere un giocatore poco disciplinato da inquadrare, un allenatore avversario particolarmente arguto da affrontare o un presidente incerto da portare dalla propria parte. Mario ha rialzato la testa e mi guarda negli occhi, gli occhiali sono sulla fronte: niente lenti tra Mario e me. Lui mi parla di uomini e quindi si parla da uomini.
Al termine dell’incontro per un secondo vorrei chiedergli la “Terza regola dell’ allenatore di pallacanestro”, ma la mia mente è troppo piena di dettagli: posizione dei piedi per rubare centimetri, secondi per ingabbiare un avversario e “parole” da sussurrare ad altri uomini affinché ti seguano… così non gli ho chiesto nulla, né quella mattina, né in altre occasioni.
Ho ripensato a quell’incontro sabato mattina, quando ho avuto la notizia di Mario e mentre mi trovavo lontano da Ferrara, passeggiando tra i sentieri di una cascata, mi è tornata insistentemente alla mente una frase che amava ripetere: “Trova la tua strada e cammina con le tue gambe”.
Mi piace pensare che la Terza Regola Dell’ Allenatore Di Pallacanestro sia proprio questa: “trova la tua strada e cammina con le tue gambe”.
La grandezza di Mario era che lui c’era sempre ed era per tutti, così come i suoi consigli e i suoi insegnamenti, di cui non era geloso. La grandezza di Mario è e sarà sempre che lui c’è sempre ed è per tutti.
Grazie Mario
Alberto