Gino Cuccarolo: A Torino mi hanno accolto tutti a braccia aperte
Cuccarolo rilascia una intervista sul suo arrivo a Torino e non solo
Cambiare squadra a stagione in corso non è mai semplice, soprattutto per un lungo e se si tratta di tornare ad un livello superiore. Ma, per molteplici ragioni e merito della sua prontezza mentale, Gino Cuccarolo è diventato già un riferimento importante per la Fiat Torino e un idolo dei tifosi: “ E' elettrizzante entrare in campo per il riscaldamento e trovare il pubblico già in piedi ad applaudirti, una bellissima atmosfera”, è il primo commento del lungo classe '87, che aveva cominciato la stagione – poco più di 19 minuti di media – ad Udine, in A2.
Ma, una serie di congiunture, anche di natura tecnica, hanno finito per spianare la strada al cambio in corsa, che ha reso Torino l'approdo ideale per il prodotto delle giovanili della Benetton: “Conoscevo Frank Vitucci proprio dai tempi di Treviso, quando sono stato a Biella in A1 c'erano già Marco Atripaldi ed il nostro presidente Forni , e poi conoscevo praticamente mezza squadra, tra quelli che avevo avuto come compagni ed avversari: mi hanno tutti accolto a bracci aperte, facendo sì che il mio cammino cominciasse nel migliore dei modi, senza pressione ma volendo cogliere subito l'occasione. Il treno, del resto, passa una volta sola e bisogna saperlo cogliere al volo”.
E Gino stavolta può, perché, fortunatamente, anche uno spiacevole contrattempo che l'aveva tenuto, con grande maturità, vicino alla famiglia, è del tutto alle spalle e lo mette in condizione di concentrarsi solo sulla nuova avventura sotto la Mole: “La trattativa c'era già da tempo ed ero molto felice di poter tornare in A1, che è, probabilmente, un campionato più vicino alle mie esigenze e attitudini fisiche e tecniche. La A2 di quest'anno è una lega molto bella ed avvincente, piena di giocatori di talento e di squadre con tradizione che vogliono subito tornare nella massima serie, ma senza giocatori di stazza importante e con molti lunghi piuttosto atipici che ti portano a giocare fuori dall'area e a crearti delle difficoltà: per me era particolarmente difficile muovermi in mezzo al campo”...
Così, la chiamata della FIAT, con l'auspicio di poter dare un contributo alla squadra, ma senza per forza avere un impatto immediato. E invece, complici anche i problemi alla schiena di DJ White, Gino resta in campo 11 minuti di media nelle prime tre apparizioni, due delle quali coincidono con vittorie molto importanti per l'Auxilium: “Sapevo che la situazione di partenza sarebbe stata simile a Bologna, dove partivo come quarto lungo e che Frank ne utilizzava prevalentemente tre, ma non avrei mai pensato di avere questo spazio così, pronti, via. Abbiamo ottenuto una vittoria molto importante contro Brindisi, dove sono tornato anche a segnare un nuovo “primo canestro” in Serie A e poi abbiamo giocato a Milano, prima di ricevere Trento in casa, in una partita che era fondamentale per noi per una serie di motivi, quali muovere la classifica e andare sul 2-0 negli scontri diretti. Non avrei dovuto giocare per dei problemi ad una gamba, ma la situazione falli dei compagni l'ha reso necessario”.
Un po' alla volta, allora, è stata esorcizzata anche la paura per l'assenza di DJ White, un giocatore dalle spiccate capacità realizzative, rispetto alle diverse caratteristiche del nuovo arrivo in casa FIAT: “Non sono mai stato un atleta con molti punti nelle mani, la mia idea di pallacanestro si è sempre concentrata, piuttosto, sull'aiutare la squadra in difesa e fare un po' da “ombrello”. Posso vedere bene cosa accade quando siamo in difesa a zona, ad esempio, o uscire in angolo sui tiratori e aiutare sul fondo, costringendo gli avversari ad un passi o sfondo. Ma anche degli show difensivi in contenimento, nonostante la mia stazza, per via dei piedi buoni, oscurando la visuale del canestro ai piccoli avversari, costringedoli ad alzare la parabola.”.
In attesa di continuare a lavorare sul tiro, o su un gancio alla Jabbar “il più forte giocatore che ci sia mai stato in quel ruolo”, che, specialmente a quell'altezza, sarebbe instoppabile, Gino strizza anche un occhio al futuro. Con l'umiltà che l'ha sempre caratterizzato fin da quando ha lasciato casa per inseguire un sogno: “A Novembre compio 30 anni e mi rendo conto che c'è anche un po' meno vogli a e curiosità di viaggiare e girare, come mi accadeva fino a qualche anno fa. Questo è un mondo che ti fa maturare tanto non solo tecnicamente, ma anche come persona, e se vai via di casa a 14-15 anni, rinunciando alle comodità, ma dovendoti arrangiare a far tutto, non vuoi più fare tanti cambiamenti. E poi ora che sono arrivato qui a Torino, sto benissimo e mi piacerebbe molto se ci fosse la possibilità di continuare la mia avventura qui”.
Dove vedrebbero di buon occhio anche un suo ritorno in Tv, come accadde in occasione dello “Show dei record”, quando il pivot veneto fu invitato come l'uomo più alto d'Italia: “Ho dovuto rinunciare a Sanremo ed era già pronto anche il vestito su misura, ma in generale sono molto favorevole alla presenza di giocatori in tv: aiuterebbe la gente ad appassionarsi e conoscerci meglio, portando magari ancor più gente al palazzetto la domenica, anche senza guardare per forza i risultati”.
E se dovesse scegliere il suo programma preferito, “si parlerebbe di sport e di pallacanestro”, ma nella tv generalista, spazio alla cucina: “Vengo da una famiglia che ha sempre lavorato nel mondo della cucina e della ristorazione, cucinare è il mio hobby, anche d'estate e posso sfogare sui fornelli anche un eventuale momento di rabbia”. Piatto tipico? “Spaghetti allo scoglio, ma non quella roba surgelata che si compra al supermercato....”