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Serie A 25/01/2011, 20.52

ScavoliniSiviglia Pesaro, Barbalich è furioso: «Tifosi in malafede»

Il ds è duro contro in contestatori

Serie A

Dal quotidiano "Il Resto del Carlino"


Saper dirigere le critiche, che a Pesaro non sono mai tenere, fa parte delle qualità dei dirigenti. Alessandro Barbalich però non è un dirigente qualsiasi, è stato ed è ancora un tifoso della Vuelle. Perciò la sua decisione di scendere in sala stampa per cantarne quattro ai contestatori fa parte del suo carattere: «Non sono diplomatico, lo so. E non mi pento di aver avuto un battibecco con un signore che nella partita contro Avellino ha insultato Dalmonte- dice - per tutta la partita: perché è troppo facile urlare alle spalle e poi perché la parola handicappato non andrebbe mai usata come un insulto». Premette che il suo è un intervento «a titolo personale», dopo aver chiesto il permesso al presidente. «Vorrei solo dire che alle 14.30, poche ore prima della partita, ero in ospedale con Alexandrov e Lydeka, devastati da un violento virus intestinale: uno l'abbiamo dovuto portare a casa, l'altro ha voluto andare in panchina anche se non stava in piedi. In più Collins si è fatto male giovedì ma ha voluto provare a tutti i costi e anche Hackett ha preso una botta in settimana. Eppure, con tutto questo, che dalle tribune penso si potesse intuire, visto che un giocatore non c'era e l'altro non è più rientrato, devo sentire una valanga di insulti dopo pochi minuti di partita, per di più in vantaggio!». Barbalich è furioso: «Io dico vergogna a questa gente, perché è in malafede. Se qualcuno ritiene che, poiché paga un abbonamento, può urlare quel  che vuole è libero di farlo. Ma io a questi dico che non abbiamo bisogno di finti tifosi, e che urlare dietro la schiena al proprio allenatore non è da veri uomini. A noi servono tifosi come quelli che ci seguono in trasferta, organizzati e non, che ci sostengono nelle difficoltà, che tifano sempre a favore». E poi lascia il microfono ai giocatori: «La squadra ha voluto che in sala stampa oggi venisse Bartolucci: Andrea è l'emblema di questa squadra, uno che dopo tanti "ne" non ha smesso di farsi il mazzo in allenamento e che, chiamato in causa, ha lasciato il cuore sul parquet».

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E. Carchia

E. Carchia

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