Torino, il presidente Forni tra presente e futuro
Le parole del presidente in un'intervista al sito ufficiale della squadra
Se volevamo dimostrare l’alto tasso adrenalinico della Pallacanestro, ebbene siamo riusciti nell’intento, perché non si poteva immaginare finale di campionato più emozionante e più spettacolare. Un vero successo. In realtà ne avrei fatto volentieri a meno, perché non si deve mai mettere il proprio destino nelle mani degli altri.
Rivisitiamo la stagione. Quale il momento più elevato e quale il più negativo?
Il momento più elevato il trend positivo dell’ultima fase del girone di andata con una squadra virtualmente ancora da play off.
Il momento più negativo il match a Bologna, buio totale.
Il pubblico ha risposto in bello stile, anche quando le sorti del club, sportivamente parlando, sembravano non collimare con l’obiettivo dichiarato d’inizio anno. Cosa vuol dire alla platea torinese?
Premesso che l’obiettivo dichiarato della Società, aldilà delle speranze di alcuni, era comunque la permanenza in serie A e con questo obiettivo era logico supporre e prevedere una serie di sconfitte, va ribadito che il nostro è stato un pubblico da squadra di play off e li avrebbe meritati ampiamente. Non posso che ringraziare la platea torinese che è stata il nostro vero punto di forza.
Le forze imprenditoriali torinesi non hanno ancora risposto come ci si attendeva. Quale auspicio in ottica 2016/2017?
Pur avendo riportato Torino nell’elite della pallacanestro dopo quasi un quarto di secolo, abbiamo pagato lo scotto del primo anno da matricola. L’interesse tuttavia è cresciuto nel corso dell’anno, speriamo di raccoglierne ora i frutti.
Dia un voto ai singoli componenti della squadra, o sottolinei chi ha fatto la differenza
Al posto dei voti consegnerei una lettera a ciascuno dei ragazzi sottolineando meriti e demeriti, pregi e limiti. Alla fine tutti sono stati utili alla causa e tutti potevano fare qualcosa in più. Senza togliere nulla agli altri ha avuto più continuità D.J. White, che potremmo idealmente indicare come M.V.P. del nostro campionato, anche sotto l’aspetto comportamentale.
Quale il momento della svolta?
Il giorno dopo Capo d’Orlando. A volte le sconfitte servono e quella partita ha scosso tutti. Inutile continuare a far leva sul nostro talento, inutile illuderci che avevamo giocatori capaci di battere Milano in casa e per un soffio anche in trasferta. Siamo ripartiti con la giusta umiltà ed abbiamo vinto 5 partite su 7. Siamo diventati finalmente più concreti.
L’abbraccio finale con la folla. Non è così consueto che un Presidente si “doni” al pubblico e così che la curva lo acclami più di ogni altro elemento della compagine. Quanta gioia determina un momento come questo?
Ho sempre detto che il nostro pubblico meritava la serie A. Tra proprietà e pubblico il feeling è stato totale. Condivisione di emozioni e perfetta sintonia. Naturale che io abbia voluto festeggiare con loro più che con gli stessi attori in campo. Sono loro che hanno compreso appieno i miei sacrifici e la mia passione
Ai detrattori cosa vuole dire? Forse saranno più cauti nei giudizi pensando al domani?
Nulla. Ho già dimenticato i “de profundis” prematuri. Molte critiche erano giuste, ma il disfattismo non è mai accettabile, sa di tradimento…
Cosa eliminerebbe di questo anno agonistico e cosa invece terrebbe come baluardo di presentazione pensando al dopo?
Posso tollerare e perdonare gli errori, ma non sopporto lo scarso attaccamento alla maglia, l’approccio blando alla partita, la scarsa intensità o l’eccesso di protagonismo. Difetti che alcuni hanno spesso messo in evidenza e che ci sono costati cari, quasi quanto i vari infortuni. Non vorrei ripetermi, ma il baluardo da cui ripartire è il pubblico di appassionati e tifosi.
Le parole che più l’hanno compiaciuta e quelle che più l’hanno fatta soffrire?
Ho gradito i complimenti di chi in Società e fuori ha apprezzato la mia politica di coesione.
Mi ha amareggiato leggere la frase:<<Questa non è la mia Auxilium>>: feriva chi dopo 22 anni riportava comunque in auge, in un contesto totalmente diverso, in maniera assolutamente disinteressata e con grandi sforzi personali, quel nome storico. Dopo che per 22 anni nessuno se ne era mai curato…
Il pubblico al quale abbiamo fatto riferimento in precedenza vorrebbe che i big come Dyson e White venissero confermati. Anche se è ancora presto per dare risposte definitive quali sono gli intendimenti societari e come pensa di agire in questo momento di creazione del prossimo anno? In tale ottica esistono già nomi che si possono fare pensando alla seconda stagione in serie A dell’Auxilium Cus Torino?
L’obiettivo del prossimo anno?
In questo momento la priorità è rinforzare il Progetto. Un singolo sognatore mecenate con il supporto di un munifico sponsor e di alcuni preziosi amici ha ridato alla Città la serie A ed è riuscito a preservarla quest’anno. Ora è il momento di abbracciare la Causa. L’invito è rivolto sia al pubblico degli appassionati di basket che al mondo imprenditoriale. Annunceremo al più presto le modalità di adesione al Progetto. Potremo così porci obiettivi più ambiziosi. Ma nel frattempo abbiamo già iniziato a lavorare per costruire una stagione sportiva più serena.