Intervista a Federico Bonacini di Reggio Emilia: Mi ispiro a Russell Westbrook
Il sassolese, classe 1999, è il più giovane ad aver esordito in serie A quest'anno con Reggio Emilia
Federico è sassolese e il suo esordio è stato rimarcato più volte in tutta la zona con parole al miele spese pure della giunta comunale di Sassuolo: “Un motivo di vanto ed orgoglio – commenta l’Assessore allo Sport del Giulia Pigoni – per la nostra città: un ragazzo così giovane e già nella massima serie. A lui vanno i più sinceri complimenti da parte dell’intera Amministrazione comunale e di tutta la città di Sassuolo”.
Ecco di seguito l’intervista al campioncino emiliano, già nei radar delle nazionali giovanili.
I giocatori ad aver disputato almeno 1' nelle prime sei giornate della @LegaBasketA 2015/2016 Via #SpicchiDArancia pic.twitter.com/6odAVZIlCx
— Francesco Guidotti (@FraGuidotti) 12 Novembre 2015
-Prima domanda molto banale, da sassolese doc, classe 1999, come sei giunto a Reggio Emilia, con cui disputi sia le giovanili, sia allenamenti e apparizioni in prima squadra?
All'età di 9 anni io e miei genitori abbiamo deciso di passare da una piccola società nei dintorni di Sassuolo (Libertas Fiorano) ad una come Reggio Emilia nella quale avrei potuto avere più possibilità di crescita.
-Sei il più giovane giocatore ad aver esordito quest’anno, ma ben tre prospetti su dieci arrivano proprio dalla Pallacanestro Reggiana. Com’è lavorare in una società del genere che punta molto sui giovani? Hai riferimenti, aiuti e consigli tra gli allenatori e giocatori professionisti della Grissin Bon?
La società già da un po di tempo punta molto sul settore giovanile, devo dire che in pallacanestro Reggiana la crescita di un ragazzo è seguita costantemente da tutto lo staff e sotto tutti i punti di vista fisico, tecnico e anche medico. Lavorare in una società del genere è l'ideale per crescere e imparare. Ogni volta che vado ad allenarmi con la serie A i compagni mi aiutano e mi danno dei consigli sul gioco, anche gli allenatori ti aiutano e ti danno dei consigli sulle spaziature e sugli schemi.
-Pensando all’immediato passato, da Reggio sono passati giovani che sono poi più o meno esplosi o sono in procinto di farlo, come Riccardo Cervi, Giovanni Pini, Ojars Silins, Federico Mussini, Adam Pechacek,. Hanno consacrato Amedeo Della Valle, Andrea Cinciarini, Achille Polonara etc. Parliamo di una realtà virtuosa nel panorama italiano; per la tua esperienza diretta, cosa pensi sia la marcia in più di questa squadra?
Il fatto che la società punti tanto sul settore giovanile come poche altre società in Italia; probabilmente è la giusta ricompensa dopo tanti sforzi.
-L’anno scorso ad un passo da uno storico scudetto, quest’anno già la supercoppa italiana nel palmares, come hai vissuto, essendo comunque in prima linea, questi momenti esaltanti? E come ha risposto la città di fronte a questi risultati?
Ho vissuto questi momenti più da tifoso che da giocatore, perché non ero ancora inserito in squadra. La città ha seguito con calore le avventure della squadra.
-Parlando di te, i bravi colleghi di ItalHoop ti piazzano al 12°posto dello speciale ranking dell’annata 1999 tra i prospetti italiani, vedo anche che, nonostante il ruolo di playmaker e i tuoi 190 centimetri, hai una spiccata dote come rimbalzista, oltre a trovare abbastanza facilmente la retina. Come stai cercando di sviluppare il tuo gioco? Ti ispiri a qualcuno in particolare?
Sono sicuro che quel 12° posto è dovuto all'infortunio dell'anno scorso che non mi ha consentito di giocare al meglio alle finali nazionali e facendomi saltare l'europeo, non per altri motivi. Sto cercando di migliorare il mio gioco mettendo come al solito al primo posto l'aggressività difensiva e al secondo l'ordine offensivo, dato il mio ruolo da playmaker. Posso dire che il giocatore a cui mi ispiro di più è Russell Westbrook.
-Disputi inoltre anche il torneo Under 18 eccellenza emiliano, il cammino sta procedendo molto bene, hai un bel feeling con compagni e allenatore?
Sì, mi trovo bene con i compagni e con l'allenatore, siamo un gruppo propositivo e pieno di energia, in cui tutti abbiamo fame di imparare e di fare bene.
-Inoltre hai già avuto modo di provare l’ebbrezza di indossare una canotta azzurra con scritto “Italia” sul petto in alcuni raduni, come ti è parsa questa esperienza? Una fortuna anche per sviluppare il proprio gioco insieme ad altri “campioncini” e allenatori?
Indossare la maglia della nazionale è un onore e una responsabilità, ma è molto bello. Si, giocare in nazionale aiuta anche a sviluppare il proprio gioco.
-Visto il grande parco opzioni di adesso per la crescita dei giovani, lanciati subito in prima squadra, quando possibile, il salto in America, in high school o nei college, oppure il prestito in una squadra di B o di A2, quale speri/vorresti fosse il tuo immediato futuro per una buona crescita del tuo basket (oltre che personale, genitori e scuola permettendo)?
Adesso non ho programmi per il futuro, ma farò di tutto per arrivare a giocare nella categoria più alta possibile.
Intervista di Francesco Guidotti
Twitter: @FraGuidotti