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Serie A 23/10/2015, 17.37

Pistoia Basket: intervista al vice presidente Antonio Caso

Il vice presidente del Pistoia Basket 2000 parla di basket, del consorzio e della città

Serie A
Approfittando dell’ottimo inizio di stagione della squadra, scambiamo qualche battuta con Antonio Caso, vicepresidente della società e amministratore del Materassificio Montalese, una realtà imprenditoriale tutta italiana e affermatasi sul mercato nazionale e internazionale in oltre quarant'anni. All'abilità artigianale, tramandata attraverso le generazioni, l’azienda ha affiancato le più avanzate tecnologie industriali e di ricerca, arrivando ai livelli di eccellenza e ai numeri di oggi: oltre 20.000 metri quadrati di stabilimenti, con una produzione giornaliera passata dai circa 40 materassi degli esordi, ai più di 3000 attuali.

Antonio, partiamo dall’inizio… Il tuo ingresso nella società risale infatti al 2004: com’è che un’azienda come Per Dormire si è avvicinata al basket?

“Nel 2004 l’azienda si è spostata da Prato a Pistoia e tramite Tiziano Spampani ci avvicinammo al mondo del basket. Io personalmente in verità conoscevo bene, anche se solo da tifoso, la realtà della Kleenex e fui molto contento di poter entrare nella nuova società: a Prato eravamo una delle tante aziende della città, mentre invece a Pistoia venimmo subito riconosciuti per il valore che avevamo e quindi fu una doppia soddisfazione. A oggi credo di poter dire sia stata una scelta giusta e vincente”.

Oggi, a distanza di dieci anni, Pistoia è ormai da tre stagioni in serie A, attualmente è prima in classifica, ha battuto, anzi polverizzato il record di abbonamenti e il PalaCarrara fa registrare sostanzialmente il sold-out a ogni appuntamento: dal tuo punto di vista il Pistoia Basket è diventato una realtà ormai matura, o manca ancora qualcosa e, se sì, cosa, dal tuo punto di vista?

“Avendo cominciato il percorso da zero o quasi, dopo la rifondazione seguente alla fine del ciclo dell’Olimpia, dopo dieci anni mi trovo davanti a una società completamente trasformata rispetto al momento del mio ingresso: veramente oggi, pur con tutte le difficoltà che ci possono essere nella gestione di una società di basket, credo di poter dire che tutte le pedine sono al proprio posto e non ci sono caselle scoperte”.

Hai parlato di difficoltà, e credo tu ti riferisca anche a quelle legate all’aspetto economico: proprio a questo proposito, a febbraio è nato il consorzio Pistoia Basket City, di cui Per Dormire fa ovviamente parte. Dal tuo punto di vista, che è quello di un imprenditore di successo, cosa rappresenta l’aver superato la quota di cinquanta consorziati nel giro di otto mesi?

“Io penso che sia stato fatto un grande lavoro e sono contento di far parte di una realtà come il consorzio e personalmente vorrei che questi numeri crescessero ancora, affinché questo sport possa, a Pistoia, dormire sonni tranquilli. Oggi le difficoltà che abbiamo, a livello di sponsorizzazioni, sono rappresentate dal fatto che, a eccezione del nucleo di soci storici, che sono poi persone che vivono la società a trecentosessanta gradi, tutti gli anni qualcosa acquistiamo, ma contemporaneamente qualcosa perdiamo: ci manca in definitiva sempre la possibilità di riuscire a fare quello scalino in più che ci permetterebbe di mantenere con serenità questa categoria in cui abbiamo dimostrato di poter e saper stare”.

A questo punto la domanda nasce spontanea: dopo tanti anni, come mai un’azienda che ormai si è allargata ben oltre la dimensione locale, oggi sostiene con ancora maggior forza una realtà come il Pistoia Basket? Cosa ti spinge a farlo e quali sono i vantaggi?

“Negli ultimi anni la nostra azienda ha cambiato strategia: fino a sette, otto anni fa eravamo prettamente votati all’esportazione, mentre oggi invece ci rivolgiamo molto anche al mercato interno. Ecco, in Italia, in quelle piazze dove il basket è più conosciuto, seguito e praticato, in tutta onestà otteniamo, a livelli di vendita, attenzione, riconoscibilità e visibilità risultati estremamente positivi. Negli anni abbiamo notato che la nostra crescita interna, senza dubbio, è stata molto veicolata dalla pallacanestro”.

Ecco, a conclusione di questa chiacchierata, è d’obbligo anche uno sguardo al campo: quest’estate dopo un ciclo piuttosto lungo, ci siamo ritrovati ad agosto con molte facce nuove, la più importante delle quali è stata sicuramente quella dell’allenatore. Ecco, ti aspettavi sinceramente un inizio così positivo, nonostante cambiamenti tanto profondi?

“A livello societario, i punti fermi rispetto al passato sono rimasti e questo credo che sia importante. Poi a livello di facce nuove, nel corso degli anni ci siamo abituati a grandi cambiamenti: la bravura di chi ha costruito ogni volta la squadra nelle varie stagioni risiede proprio nel fatto che ogni volta, pur cambiando molto, i risultati sono stati ottimi e a volte anche superiori alle attese. Guardando ai giocatori che sono passati da Pistoia, vedo che molti, dopo una bella stagione qua, hanno trovato piazze più importanti, con obiettivi più ambiziosi, dove provare a esprimersi: alcuni ce l’hanno fatta, altri invece poi non sono riusciti a confermarsi su alti livelli, ma tutti o quasi dopo Pistoia, nel campionato successivo, hanno ricevuto richieste importanti. Certo il cambiamento dell’allenatore, dopo sei anni e mezzo a guida Moretti, è stato un avvenimento importante: non era facile raccogliere l’eredità di Paolo, e anche noi in società, credo comprensibilmente, eravamo se non timorosi quantomeno titubanti nel doverci rapportare con una persona diversa, di cui non eravamo ancora bravi a interpretare gli stati d’animo. Tuttavia, mi sento di dire che il passaggio è avvenuto senza traumi: forse, come amo ripetere spesso, la forza di Pistoia è Pistoia stessa. Qui ci sono una serie di equilibri, dalla società, città, al pubblico, che difficilmente troviamo in altre piazze d’Italia e che aiuta tutti a lavorare e ad esprimersi al meglio”.

Ecco, chiudiamo con una battuta: si dice che l’appetito vien mangiando… Mancano quattordici punti alla salvezza o magari…?

“Che dire? Per scaramanzia dobbiamo dire per forza questo: mancano ancora quattordici punti alla salvezza, ma personalmente mi piace alzare sempre un po’ l’asticella oltre quelle che sono le reali possibilità e quindi spero in qualcosa di più. Senza nasconderci, siamo uno dei budget più bassi del campionato e lo sappiamo, quindi non possiamo pensare a voli pindarici: la verità però secondo me è che, considerando quello che abbiamo visto finora, e che chiunque a Pistoia è riuscito a esprimersi al meglio delle proprie possibilità, forse qualcosa in più della salvezza è possibile, ovviamente a patto che ognuno di noi riesca a dare il massimo possibile”.
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