Gani Lawal: A Milano sono tornato a casa
Le parole del centro dell'Olimpia che è tornato all'EA7 dopo una stagione
Gani Lawal is back. In tutti i sensi: la frattura alla mano sinistra che in estate l’aveva costretto a ricorrere ai ferri del chirurgo non è più un problema (“La mano è forte adesso: ho avuto un periodo difficile ma nel basket gli infortuni succedono. Ho finito la riabilitazione, adesso sono quasi tornato il vero Lawal”, spiega) e letteralmente è tornato a Milano dove meglio si è espresso nella sua carriera professionale. “Quando il Signor Flavio Portaluppi mi ha chiesto se fossi pronti per un nuovo assalto al titolo ho risposto sì, sì, sì… Per me è stato come tornare a casa. Mi piace Milano, la città, la tradizione che si respira qui all’Olimpia. Vincere lo scudetto a Milano è stata un’esperienza indimenticabile. Ora ci proveremo ancora. Quella stagione, incluso quello che abbiamo fatto in Eurolega, è la base su cui costruire anche questa stagione, con nuovi giocatori, io almeno so da dove devo ripartire”.
Lawal aveva giocato una grande gara 7 contro Siena incluso un dimenticato rimbalzo offensivo su tiro libero sbagliato: l’Olimpia era sotto di otto, ma si ritrovò a meno cinque in quel momento. La rimonta era avviata. Di quella squadra sono rimasti solo in tre, Alessandro Gentile, Bruno Cerella e Gani Lawal, di rientro dopo un anno. “Anche allora mi consideravo un buon leader, ci sono tanti modi di guidare una squadra ma credo che stavolta dovrò assumere un ruolo più vocale, più attivo. Per me non è un problema, mi considero un buon leader, per me è naturale, mi viene facile cercare di aiutare un mio compagno. Alla fine se non aiuti nessuno non puoi neanche aiutare te stesso o essere aiutato”.
Lo scorso anno era stato al Trabzonspor in Turchia e poi al Panathinaikos in Grecia. “Dico la verità: poteva andare meglio ma è stata una stagione formativa, mi ha insegnato molto. Cerco di apprendere e assorbire gli aspetti positivi di ogni esperienza, anche di quelle dell’anno passato. Sento di essere migliore adesso come giocatore e come uomo”. A Milano, ci sono sei lunghi anche se Robbie Hummel ad esempio è un poliedrico utilizzabile anche come esterno. “La profondità è il nostro punto di forza, un vantaggio. Ma mentalità dev’essere fin dall’inizio quella di giocare per la squadra e vincere, che tu stia in campo due minuti o venti. Se tutti faremo così, ci aspetteranno grandi cose nel corso della stagione”.