Wright: Scelto Trento perché ha una grande vocazione al miglioramento
Le parole del lungo dell'Aquila Basket Trento
Otto stagioni da professionista, quattro delle quali trascorse nella NBA. Che a Julian Wright l’esperienza di alto livello non manchi, è un fatto. Che sia arrivato a Trento comunque carico di entusiasmo, è solo un’opinione, ma che merita il massimo credito. Anche perché l’ha espressa la stella ex Panathinaikos nel giorno della sua presentazione alla stampa, dopo aver ricevuto il benvenuto a Trento dal general manager della Dolomiti Energia Trentino Salvatore Trainotti.
SALVATORE TRAINOTTI (General manager DOLOMITI ENERGIA TRENTINO): “Wright è un giocatore di grande curriculum e notevole esperienza, con trascorsi importanti sia nella NBA che in Europa. Lo abbiamo voluto con noi dopo aver visto in lui le caratteristiche ideali per giocare a fianco di Pascolo, Baldi Rossi e Lechthaler. Come sempre abbiamo cercato un giocatore in grado di esercitare un grande impatto, e l’entusiasmo e le grandi motivazioni che il ragazzo ha mostrato sin dal suo arrivo ci fanno pensare che potrà fare bene e dare un contributo importante al nostro club”.
JULIAN WRIGHT (Ala-Centro DOLOMITI ENERGIA TRENTINO): “Ho scelto Trento perché cercavo una realtà europea in cui poter essere protagonista e allo stesso tempo poter essere parte di qualcosa di importante. E le indicazioni che in estate ho avuto da ex compagni di squadra come Jamarr Sanders o da conoscenti che ho in comune con Jared Ralsky, nuovo assistente al gm che ha lavorato a News Orleans dopo le mie stagioni passate lì, mi hanno convinto che questo club fosse la scelta giusta per me. Una realtà che è stata capace da neopromossa di fare una stagione da quarto posto mi ha convinto che questo club ha una vera e propria vocazione al miglioramento e alla vittoria perché altre piazze, con simili premesse, si sarebbero accontentate di quanto già fatto”.
“Le mie caratteristiche come giocatore sono quelle di un lungo che lavora duro in ogni possesso, in ogni allenamento. Non ho paura di fare il lavoro sporco, di fare tagliafuori o lottare su una palla vagante. Ho soluzioni offensive sia in avvicinamento al canestro che dalla media distanza, che mi sono utili per giocare contro avversari più grossi di me che provo ad attaccare anche sfruttando la mia capacità di riempire le corsie del contropiede. Se accoppiato a giocatori più piccoli invece, posso usare i miei movimenti spalle a canestro e le mie soluzioni in gancio. Il mio punto debole è il tiro da fuori, su cui continuo a lavorare ma che uso poco per concentrarmi su altri aspetti del gioco. Sono una persona tranquilla, che sa stare sulle sue ed essere leader con l’esempio, ma alla bisogna posso diventare un leader vocale. Sono entusiasta di essere qui, e quando stamattina mi sono alzato e ho visto queste montagne e questa città sono stato contento di sapere che io e la mia famiglia potremo lavorare e vivere in un posto simile”.