Fondazione Virtus, parla il presidente Bertolini
Le parole di Francesco Bertolini a Il Resto del Carlino riprese dal sito ufficiale della Virtus Bologna
Il Presidente della Fondazione Virtus, Francesco Bertolini, ha parlato oggi al Resto del Carlino. In una intervista di Massimo Selleri, racconta il momento delle Vu Nere dentro e fuori dal campo. Di seguito l'articolo.
Bologna una squadra che lotta per i playoff, una Fondazione che zitta zitta continua ad aggiungere nuovi soci garantendo un futuro sempre più roseo alla V Nera. «Nello sport - spiega il presidente della Fondazione Virtus Francesco Bertolini - non vi è nulla di matematico. Si possono spendere tanti soldi e avere risultati scarsi e viceversa. Quest'anno la società guidata dal presidente Villalta e dal vice Albertini ha lavorato bene. Ora speriamo che la stagione non finisca con la trasferta di Trento».
In ordine di tempo sono arrivati due in gressi prestigiosi come Crif e Macron. Che cosa rende la Fondazione così allettante?
«Due aspetti. Il primo è che siamo un gruppo di appassionati, il secondo è non vi sono le logiche della società di capitali. Ognuno mette in base alle disponibilità del momento: nessuna scalata o corrente, ma tutti remano nella stessa direzione».
Dieci mesi ci disse che la sua esperienza di presidente era quasi al capolinea. Chi l'ha convinta a rimanere?
«Nessuno. Vivo questo ruolo con grande spirito di servizio verso una squadra di cui sono tifoso. Andavo a palazzo a 15 anni e sono andato a Porto San Giorgio per la finale che ci ha promosso in serie A. In mezzo ci sono state 4 finali di Eurolega e diversi scudetti. Penso che ogni socio a turno dovrebbe ricoprire questa carica, anche perché viviamo tutti la stessa passione. Non ci sono rendite di posizione».
Nello sport normalmente tante teste difficilmente vanno d'accordo. Voi siete in 27, come ci riuscite?
«Quando partimmo tanti dissero che non saremmo andati da nessuna parte proprio per questo motivo. Dopo quasi tre anni siamo qui, facciamo un buon campionato con un budget inferiore rispetto agli altri anche perché i nostri contratti sono tutti depositati in Lega. La fondazione è stata una grande intuizione di Claudio Sabatini proprio perché dà la possibilità ai soci di finanziare una società senza sentirsi obbligati a farlo. E' una sorta di club tra realtà che, avendone la possibilità, sostengono la V nera e in questo modo esprimono la loro passione sportiva».
Come presidente della Fondazione, lei risponde al prefetto del suo operato. Che Virtus intende restituire alla città?
«Una squadra che al di là del risultato diverta. Si può vincere e si può perdere, l'importante è che i giocatori si impegnino al massimo. Io penso che per statuto la Virtus non possa retrocedere, per cui anche quest'anno fin dall'inizio avevo la sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio. Ognuno ha svolto al meglio il suo compito, a partire dal nuovo cda con le presenze di Maurizio Mazzieri e Daniele Fornaciari. Noi della Fondazione ci occupiamo di reperire le risorse, la gestione della società spetta a loro».
Il gioco di Valli la diverte?
«Molto. Non lo conoscevo personalmente, ma il nostro coach mi sembra la persona giusta al posto giusto».
Più soddisfatto per un canestro di Simone Fontecchio o per uno di Allan Ray?
«Per uno di Fontecchio sicuramente. E' un nostro prodotto, non so se riuscirà ad andare in Nba, ma di giovani così non ne escono tutti gli anni dal settore giovanile. Se oggi gioca con noi il merito è di Sabatini che lo portò qui e lo blindò con un lungo contratto».
Che cosa le ha insegnato il -2 in classifica?
«Come dissi allora i soldi erano presenti, per cui le cause di quella penalizzazione non vanno cercate nell'ambito economico. Mi è stato comunicato che l'amministratore delegato di allora, Piergiorgio Bottai, ha fatto recapitare alla Virtus una richiesta di risarcimento. Personalmente non sono affatto contento».
Bologna una squadra che lotta per i playoff, una Fondazione che zitta zitta continua ad aggiungere nuovi soci garantendo un futuro sempre più roseo alla V Nera. «Nello sport - spiega il presidente della Fondazione Virtus Francesco Bertolini - non vi è nulla di matematico. Si possono spendere tanti soldi e avere risultati scarsi e viceversa. Quest'anno la società guidata dal presidente Villalta e dal vice Albertini ha lavorato bene. Ora speriamo che la stagione non finisca con la trasferta di Trento».
In ordine di tempo sono arrivati due in gressi prestigiosi come Crif e Macron. Che cosa rende la Fondazione così allettante?
«Due aspetti. Il primo è che siamo un gruppo di appassionati, il secondo è non vi sono le logiche della società di capitali. Ognuno mette in base alle disponibilità del momento: nessuna scalata o corrente, ma tutti remano nella stessa direzione».
Dieci mesi ci disse che la sua esperienza di presidente era quasi al capolinea. Chi l'ha convinta a rimanere?
«Nessuno. Vivo questo ruolo con grande spirito di servizio verso una squadra di cui sono tifoso. Andavo a palazzo a 15 anni e sono andato a Porto San Giorgio per la finale che ci ha promosso in serie A. In mezzo ci sono state 4 finali di Eurolega e diversi scudetti. Penso che ogni socio a turno dovrebbe ricoprire questa carica, anche perché viviamo tutti la stessa passione. Non ci sono rendite di posizione».
Nello sport normalmente tante teste difficilmente vanno d'accordo. Voi siete in 27, come ci riuscite?
«Quando partimmo tanti dissero che non saremmo andati da nessuna parte proprio per questo motivo. Dopo quasi tre anni siamo qui, facciamo un buon campionato con un budget inferiore rispetto agli altri anche perché i nostri contratti sono tutti depositati in Lega. La fondazione è stata una grande intuizione di Claudio Sabatini proprio perché dà la possibilità ai soci di finanziare una società senza sentirsi obbligati a farlo. E' una sorta di club tra realtà che, avendone la possibilità, sostengono la V nera e in questo modo esprimono la loro passione sportiva».
Come presidente della Fondazione, lei risponde al prefetto del suo operato. Che Virtus intende restituire alla città?
«Una squadra che al di là del risultato diverta. Si può vincere e si può perdere, l'importante è che i giocatori si impegnino al massimo. Io penso che per statuto la Virtus non possa retrocedere, per cui anche quest'anno fin dall'inizio avevo la sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio. Ognuno ha svolto al meglio il suo compito, a partire dal nuovo cda con le presenze di Maurizio Mazzieri e Daniele Fornaciari. Noi della Fondazione ci occupiamo di reperire le risorse, la gestione della società spetta a loro».
Il gioco di Valli la diverte?
«Molto. Non lo conoscevo personalmente, ma il nostro coach mi sembra la persona giusta al posto giusto».
Più soddisfatto per un canestro di Simone Fontecchio o per uno di Allan Ray?
«Per uno di Fontecchio sicuramente. E' un nostro prodotto, non so se riuscirà ad andare in Nba, ma di giovani così non ne escono tutti gli anni dal settore giovanile. Se oggi gioca con noi il merito è di Sabatini che lo portò qui e lo blindò con un lungo contratto».
Che cosa le ha insegnato il -2 in classifica?
«Come dissi allora i soldi erano presenti, per cui le cause di quella penalizzazione non vanno cercate nell'ambito economico. Mi è stato comunicato che l'amministratore delegato di allora, Piergiorgio Bottai, ha fatto recapitare alla Virtus una richiesta di risarcimento. Personalmente non sono affatto contento».
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