Marco Atripaldi dice la sua su Caserta: Sono diventato il capro espiatorio di tutti
Atripaldi racconta la sua versione dei fatti sul caos che ultimamente vige in casa Juve Caserta
Dopo essere stato tirato in mezzo più volte, l'ex GM della Pasta Reggia Caserta Marco Atripaldi ha voluto dire la sua su quello che è successo nella sua stagione e mezzo all'ombra della Reggia.
Atripaldi ha parlato con Ruben Romitelli de Le Cronache di Caserta.
CASERTA – Dopo mesi di silenzio e molti attacchi ricevuti, l’ex GM della Juvecaserta, Marco Atripaldi, decide di uscire allo scoperto e raccontare quella che è la sua verità. Marco risponde, puntualizza, precisa. Dà una sua versione dei fatti, che non cambia di molto rispetto alle notizie giunte fin ora, ma regala un diverso punto di vista su ciò che si è raccontato.
Accusato da tutti di aver sbagliato quasi la totalità delle scelte estive, fa notare come alla fine fossero decisioni condivise: “In una società ci sono diversi livelli di competenza, ma quando lavori con uno staff la maggior parte delle scelte che vengono fatte sono il frutto di una sintesi tra le varie parti in gioco. I maggiori demeriti invece sono ricaduti solo ed esclusivamente su me e coach Molin, il che ha dato ai giocatori un alibi enorme. Sono diventato un capro espiatorio per tutti. Anche questo è stato uno dei problemi di questa disgraziata stagione”.
Problematiche che nascono però da lontano, ovvero sin da quando Raffaele Iavazzi decise di lasciare la Presidenza a Carlo Barbagallo: “È da lì che sono nati i primi disguidi ed i primi problemi tra i due. All’interno della società questa poca serenità si respirava facilmente, con tutto ciò che questo può comportare. Ho cercato di tenere tutto unito finché ho potuto. Quando andai via Lello mi disse ‘ora scoppierà la bomba’”.
Scelte estive sbagliate ed un gruppo che non si è mai aiutato a vicenda: “Già in precampionato c’erano state delle prime avvisaglie sul fatto che il gruppo della precedente stagione stesse mal digerendo i nuovi innesti, ma i risultati davano tranquillità. Ovvio che chi è arrivato non abbia fatto molto per farsi accettare, ma è pur vero che Young, Gaines ed Howell arrivavano da situazioni totalmente diverse. Young era uno abituato allo standard NBA: ad esempio mi chiese ad esempio come mai non gli arrivasse un sms sul cellulare quando gli veniva accreditato lo stipendio. Si arrabbiò perché inizialmente il suo infortunio fu malgestito allungando i tempi di recupero. Capriccioso lui, ma anche poco disponibili gli altri. Gaines sarebbe dovuto uscire dalla panchina, invece l’infortunio di Vitali lo ha lanciato subito in quintetto. Probabilmente ho commesso l’errore di sponsorizzarlo troppo creando su di lui ancor più aspettative. Howell ha invece avuto problemi sia di adattamento che personali”.
Le scelte di esonerare Molin e quella successiva di prendere Markovski da chi son state prese? “Molin è stato esonerato da Iavazzi, così come è stato Lello a scegliere Markovski, pur se consigliato da me. Le opzioni erano tre: la prima, Boniciolli, è naufragata perché il coach ha rifiutato. Erano rimaste dunque in ballo Markovski ed Esposito, che avrebbe avuto Franco Marcelletti come Sr. Assistant. Enzo aveva preso due giornate di squalifica ed in più era esordiente in A: avevo paura si potesse bruciare. Markovski invece aveva affrontato già situazioni del genere ad Avellino, Pesaro e Venezia, facendo bene. Guardando il suo passato dava maggiori garanzie”.
Invece per quanto riguarda i giocatori confermati dalla stagione precedente come sono andate le cose? “Michelori e Mordente avevano dei contratti molto pesanti reduci dalle passate gestioni, per cui reciderli avrebbe voluto dire lasciare sul piatto un po’ di soldi. Scott e Moore in fondo, per quanto avevano fatto vedere l’anno prima, erano un buon rapporto qualità-prezzo. Vitali era fresco di un’esperienza in Nazionale e Tommasini un giocatore di supporto che poteva evolversi ancora”.
In molti sono rimasti delusi dall’apporto di Mordente, anche perché si dice abbia avuto screzi con allenatore e compagni: “Marco ha avuto qualche discussione con coach Molin, ma son cose che già si sanno. Di certo quelli che c’erano avrebbero potuto migliorare il processo di ambientamento di chi era arrivato invece di scontrarsi. Ad un certo punto invece ognuno ha pensato per sè”.
Cos’è che ti ha ferito di più in questi mesi? “Non mi sono piaciute alcune calunnie che son state dette ai tifosi, dipingendomi quasi come un ladro. Son state date versioni errate e per questo ci tengo a puntualizzare che tutti i conti della Juvecaserta erano in mano ai due proprietari. Solo loro muovevano i soldi”.
A proposito di conti e di soldi, la questione della penalizzazione come nasce? “Prima di andare via avevo fatto presente la questione IRPEF. Tutti sapevano in società che i tempi non erano stati rispettati, l’avevo ricordato sia a Giannoni che a chi di dovere, ma i pagamenti non spettava a me farli”.
Una volta che le cose avevano preso una brutta piega, come avevi pensato di poter riparare agli errori? “Avevamo il contratto di Jackson pronto da firmare. Napoli al momento non voleva rilasciarlo, ma probabilmente sarebbe bastato pagare un buyout. Necessitavamo di un giocatore con punti nelle mani per dare più aria anche a Young dato che tutte le difese collassavano su di lui. Avremmo anche potuto prendere La Torre, (guardia del 1997, gioiello purissimo del vivaio della Stella Azzurra che quest’anno ha iniziato la stagione a Veroli) che ci avrebbe almeno dato allenamenti di livello e minuti in campo quando Vitali si è infortunato, ma anche lì non fu subito appurato che sarebbe stato fuori oltre due mesi ed in più non potevamo offrire le garanzie che il ragazzo voleva. Le cose già erano molto in bilico”.
Un commento circa il tuo rapporto con la tifoseria, prima idilliaco, poi burrascoso? “Colpa mia forse che ho avuto atteggiamenti molto amichevoli, ma è anche una questione di carattere. Questo però non è un problema, lo si sa ex ante che fa parte del gioco”. Il tuo rapporto con lo staff? “Buono anche se avevo idee diverse su come dare un’aria di freschezza e svecchiare la società, soprattutto per quanto riguarda il settore giovanile”.