Il volo dell'Aquila: analisi sul girone d'andata di Trento
Analisi e valutazioni della prima metà di campionato della squadra trentina
(Foto: Agenzia Ciamillo & Castoria)
Con la sconfitta all’Unipol Arena, da parte della Virtus Bologna, si chiude il girone di andata della neopromossa Aquila. Le nove vittorie, in quindici partite, consentono alla Dolomiti Energia di raggiungere il sesto posto in classifica e l’accesso alle F8 di coppa Italia in programma a Desio.
Un debutto da sogno per la squadra trentina, merito di una società che ha saputo pianificare con lungimiranza il suo progetto sportivo. Difatti è solo nel 1995 che nasce, dalla fusione di due società del capoluogo, l’Aquila Basket Trento, che, in nemmeno venti anni, è passata dalla serie D alla massima serie italiana. Una cavalcata verso l’Olimpo del basket italiano contraddistinta da continuità e competenza: Salvatore Trainotti, l’attuale Direttore Generale, è cardine dell’avventura aquilotta fin dall’inizio, ricoprendo anche le mansioni di coach fino al 2003, sostituito la stagione successiva da quel Maurizio Buscaglia, che tranne un breve intermezzo, è tuttora l’allenatore della Dolomiti energia.
Oltre allo staff dirigenziale anche alcuni dei giocatori, che si trovano oggi sotto il monte Bondone, sono cresciuti nel roster aquilotto: Spanghero si trova a Trento dal 2010, mentre Forray e Pascolo dal 2011. E l’intenzione della società è di continuare lungo questa strada di crescita e valorizzazione dei giovani. Il play triestino, Dada e Baldi Rossi sono già sotto contratto per la prossima stagione, così come Flaccadori, che è stato firmato per i prossimi cinque anni. Un impegno, non solo economico, come ha fatto presente pochi giorni fa Trainotti: “Abbiamo un roster lungo, con tanti ragazzi, e magari il voler provare a coinvolgere tutti, dando a ciascuno il suo spazio, sul breve periodo ci sta creando qualche difficoltà in più. Ma sono convinto che questo faccia parte del nostro progetto e quindi credo sapremo gestire bene anche queste dinamiche”.
La gestione tecnica è nelle mani di Buscaglia e l’impronta tattica, con cui il coach umbro ha disegnato l’Aquila, si riscontra chiaramente sul parquet. Il gioco si sviluppa principalmente per linee interne sfruttando le ottime doti dei lunghi trentini. Di conseguenza Dolomiti Energia è prima per tiri da 2 tentati per gara: 46,7 con un discreto 49,2% di realizzazioni. L’ottimo apporto dei giocatori interni si riscontra in altre voci statistiche: come il primo posto nei rimbalzi offensivi e il secondo in quelli totali.
Parte del merito va a J.Owens: un centro moderno che coniuga atletismo ed esplosività con una discreta tecnica e movimenti spalle a canestro precisi e rapidi. Inoltre è un ottimo interprete dei movimenti di pick and roll. Viaggia a 14 punti di media con il 61.5% dal campo e 6.8 rimbalzi. In difesa fa valere la velocità di piedi riuscendo a tenere qualche scivolamento anche sui cambi difensivi. Caratteristiche che lo rendono uno dei pochi giocatori realmente indispensabili nel sistema di gioco di coach Buscaglia.
(Foto: Agenzia Ciamillo & Castoria)
A completare, sotto le plance, lo starting five di Buscaglia troviamo Davide Pascolo. Se c’erano dei dubbi sulla sua tenuta fisico-atletica nella massima serie Dada li ha fugati ben presto: 12.1 punti (con il 51.9% da due) 7.6 rimbalzi, 1.3 stoppate e 1.9 assit realizzati ad allacciata di scarpe. È un giocatore dotato di un’intelligenza cestistica sopraffina, che gli permette di fare la cosa giusta al momento giusto. Riesce a sfruttare le lunghe leve in avvicinamento a canestro grazie ad un’ottima tecnica e a un buon controllo del piede perno, inoltre è dotato di un preciso tiro dalla media distanza. Per completare il suo arsenale offensivo dovrebbe migliorare la sua pericolosità perimetrale. In fase difensiva è dotato di tempismo e senso della posizione, mentre tende a soffrire giocatori più fisici.
Il principale cambio dei lunghi è Filippo Baldi Rossi, che garantisce 5,5 punti e 4,2 rimbalzi in quasi 18 minuti sul parquet. Lungo dotato di una mano educata, anche dalla distanza, è in grado di giocare sia come 4 sia come 5. L’impatto con l’atletismo dei centri della serie A, complice una condizione fisica non ottimale, non è stato facile, ma con il passare delle partite Filippo sembra aver recuperato il feeling con il canestro. Le sue qualità balistiche sono un’arma tattica importante per la squadra trentina, poiché si tratta dell’unico lungo a roster in grado di essere pericoloso dall’arco dei 6.75 metri.
A completare il reparto troviamo Isaiah Armwood. Il rookie da George Washington è rimasto sul parquet per quasi 6 minuti a partita con un punto e 1,7 rimbalzi di media. Nel girone di andata, appena disputato, ha dimostrato di essere ancora molto acerbo per la serie A. Ottimo saltatore, corre discretamente il campo, ma pecca di coordinazione e tempismo. Inoltre il suo gioco offensivo è tutto da costruire sia fronte sia spalle canestro. Deve crescere molto per potersi ritagliare minuti sotto canestro in un reparto molto affollato e di qualità.
(Foto: Agenzia Ciamillo & Castoria)
Nel sistema di gioco trentino, dettato da schemi rigidi e molti palloni giocati in post alto e basso dai lunghi, s’inserisce a perfezione Tony Mitchell. Le sue scelte di tiro a volte sono rivedibili ma garantisce punti, assist e viaggi in lunetta. “The Hurricane” è il principale punto di riferimento offensivo della squadra: viaggia a 22 punti di media conditi da 5,3 rimbalzi e 2,4 assistenze risultando il miglior realizzatore dell’intera serie A. Attaccante di razza riesce a costruire dal palleggio, in situazioni statiche di post e in avvicinamento al ferro, oltre a saper leggere molto bene le situazioni di pick and roll. Pecca in precisione ai liberi, che realizza con il 65%, inusuale per un ottimo tiratore come lui.
Interessante analizzare come la presenza di Tony Mitchell in campo influenzi il sistema offensivo della squadra trentina. Quando l’atleta statunitense è sul parquet, l’azione inizia preferibilmente con un isolamento su metà campo, per il pick and roll laterale Mitchell-Owen. Mentre in sua assenza, le dinamiche offensive prevedono un doppio pick and roll centrale, per facilitare l’uscita dai blocchi della guardia. Si generano, di conseguenza, movimenti e soluzioni completamente diversi.
Il rendimento degli esterni è stato più altalenante sia da un punto di vista offensivo che difensivo.
Nel ruolo di guardia si alternano Grant, Sanders e Flaccadori.
L’ex Ludwisburg parte in quintetto e realizza 7.6 punti a gara con il 40.5% da 2 e il 20.5% da 3, percentuali solo in parte compensate dall’87% ai liberi. Discreto difensore, si distingue soprattutto per qualche bella intuizione sulle linee di passaggio, Keaton fatica in fase offensiva: dotato di un ball handling non eccelso, ha difficoltà a creare dal palleggio tiri puliti e, anche quando si trova a tirare sugli scarichi, punisce con percentuali sicuramente troppo basse. La prosecuzione dell’ottima stagione dell’Aquila passa anche dal miglioramento di quello che dovrebbe essere uno dei riferimenti offensivi della squadra.
Jamarr Sanders cambia sia Grant sia Mitchell, rimanendo sul parquet per 24 minuti. Ottimo difensore funge anche da ball handler secondario quando è in campo. Nonostante un problema fisico alla schiena lo abbia condizionato nelle ultime partite, ha chiuso il girone di andata con 7.5 punti frutto di un 45.8% da 2 e di un 30.8% da 3.
Diego Flaccadori è partito come decimo uomo nelle rotazioni di Coach Buscaglia, ma ha saputo ritagliarsi 7.2 minuti di gioco, in cui ha prodotto 3.2 punti con il 33% dall’arco. Il giovane bergamasco ha dimostrato di avere carattere e, quando è stato chiamato in causa, ha risposto presente. Deve ancora migliorare molti aspetti del suo gioco, soprattutto nella fase difensiva, ma è già dotato di ottimi fondamentali. Il futuro è tutto suo.
(Foto: Agenzia Ciamillo & Castoria)
I compiti di regista se li spartiscono, come da qualche anno a questa parte, Forray e Spanghero. Una coppia che ben si compensa: il capitano della formazione trentina garantisce difesa e un’ordinata gestione dei possessi, mentre il play triestino viaggia a oltre il 52% dall’arco dei 6.75 metri e gioca una pallacanestro più frizzante del collega di reparto.
I prossimi impegni in campionato e in coppa Italia sono molto complessi e Trento non gode più dell’effetto sorpresa. Sarà in grado la truppa di coach Buscaglia di replicare l’ottima prima metà di stagione?
Articolo di F.Pellegrini