Marino: Giocatori italiani visti in passato come specie protetta e ciò non va bene
Le parole del presidente di Lega Basket a Sportitalia
Intervenuto a Sportitalia, il presidente della Lega Basket Serie A Nando Marino ha fatto il punto della situazione sulla pallacanestro italiana.
Questi i punti fondamentali del suo intervento ripresi dal sito ufficiale di Sportitalia.
L'anno scorso abbiamo assistito ad un grande campionato, iol basket potrebbe essere un grande prodotto televisivo, oltre alla visibilità televisiva come lo si può valorizzare ulteriormente? Bisogna dire che il basket non è stato mai stato sfruttato a pieno..
"Sono d'accordo, penso che il basket sia uno spettacolo che non sia mai stato sfruttato a pieno. Credo che il mio mandato sia iniziato con la finale della scorsa stagione, gara che ha raccolto il 5 % di share su un canale generalista è sicuramente un risultato importante da cui partire, è vero che si trattava della finale, ma ciò sottolinea quanti siano i telespettatori interessati a vedere il basket in tv e ribadisco, quello che state facendo da qualche mese qui a Sportitalia è molto sinergico per tutto il nostro movimento".
Come si può evitare una pallacanestro troppo "Milano centrica"? Sappiamo quanto sia importante la squadra milanese, ma c'è un modo per esaltare maggiormente anche squadre minori? Servono più investimenti?
"Ovvio ci sarebbe bisogno di altri imprenditori importanti, quanto il gruppo Armani, però se osserviamo bene, oggi come oggi, abbiamo un buon campionato, c'è Venezia che sta faecendo investimenti importanti, Reggio Emilia che ha fatto una campagna acquisti molto buona, realtà come l'Avellino, poi altre che stanno cercando di crescere pian piano, piazze come Varese e Cantù che sono piazze calde animate da ottimi propositi a livello dirigenziale. E' vero che Milano si trova qualche gradino più in alto, ma si trovava più in alto anche l'anno scorso ma ha dovuto comunque lottare fino alla settima partita per vincere il titolo. Per questo credo che nel basket, più che in altri sport, i valori in campo siano diversi da quelli che si trovano nei singoli contratti".
Un tema caldo è quello sui minuti concessi agli italiani, cosa richiesta a gran voce dal presidente Petrucci. Possiamo vedere che formazioni come Reggio Emilia abbiano puntato molto sugli italiani quest'anno, finalmente le squadre italiane stanno capendo quanto sia giusto puntare su gli italiani?
"E' una questione importante, credo che l'errore in passato sia stato di vedere i giocatori come "una specie protetta" e ciò non va bene, perché se il cestista italiano sa che deve giocare per forza e 5 in rosa, è chiaro che i procuratori giocano al rialzo. Il giocatore deve essere messo in campo per le vere qualità che possiede. Se riusciamo a creare un mercato differente, senza proteggere gli italiani ma investendo sugli italiani e chi fa giocare più italiani ha diritto ad un premio, come quello offerto dalla Lega, che adesso limita troppo con quel 5 su 5, credo che in quel caso si possa creare un movimento importante e dare così la possibilità ai club di investire sulle giovanili. Penso che i coach non guardino ai passaporti, penso che si guardi le capacità dei giocatori. Gli italiani in squadra possono creare gruppo e fare più spogliatoio, un dato necessario".