Okaro White: 'Davvero eccellente l'impatto con la città di Bologna'
Il rookie racconta il suo ambientamento in Italia
Okaro White, il rookie arrivato alla Virtus in quest'ultima sessione di mercato, ha parlato al Corriere di Bologna del suo ambientamento a Basket City:
Impatto con il gioco «Mi immaginavo una pallacanestro più lenta di quella americana, ma non è così. C'è molta attenzione ai fondamentali, ed è su questo che lavoro di più, e all'esecuzione»
Allan Ray «Non solo per l'esperienza, ma anche per la sua saggezza, in campo e fuori. È l'unico che parla un po' italiano. In campo è molto importante anche Mazzola con i suoi consigli»
Connessioni con Hazell e Ray «Ho grande rispetto per loro. A New York è pieno di giocatori di talento, c'è grande competizione, gelosia e riuscire a diventare professionisti come loro non è da tutti»
Storia in Florida «Ci siamo trasferiti in Florida quando avevo 9 anni. Mia mamma era nazionale giamaicana di atletica, io ho quindi cominciato con 200 e 400 metri, poi ho provato il footbal. Poi in un'estate a 13 anni sono cresciuto 12 centimetri e mi chiesero di provare. Ero terribile, non potevo stare in campo, uscivo per falli in ogni partita. Per fortuna sono migliorato»
Taglia NBA «Io ho grande atletismo, ma in Nba difficilmente potrò giocare da 4, devo diventare un 3. Quindi dovrò mettere nel mio bagaglio delle abilità da esterno e l'Europa mi aiuterà sicuramente vista la grande attenzione ai fondamentali»
Non prendere peso «Penso che difficilmente riuscirò a prendere peso finché sono giovane, preferisco mantenere l'agilità e la potenza. Non sono Kevin Durant, ma giocatori come lui e Tayshaun Prince giocano in Nba nonostante un fisico magro. Non penso di dovermi ingrossare per la Nba, ma se fossi qualche chilo in più mi avrebbe aiutato»
Tortellini «All'inizio ero spaesato, ora mi sono abituato a tutto, la gente ti fa sentire il benvenuto. I tortellini mi hanno conquistato, ma tutto il cibo in generale è fantastico e mi piacerebbe imparare a cucinarlo da solo»
Tagliare i capelli ai compagni «L'ho fatto fino al terzo anno di college, poi mi sono dedicato a me stesso. Ho tutta l'attrezzatura, se i ragazzi vogliono posso prestargliela, ma ora taglio solo i miei»