Bruno Cerella: Grazie Assigeco se sono arrivato fino a qui
Le parole dell'idolo del Forum
Bruno Cerella, l'italo-argentino verso simbolo di questa Olimpia Milano campione, ha rilasciato un'intervista a Il Cittadino di Lodi, ripercorrendo il suo passato a Casalpusterlengo, e dedicando la vittoria al suo grande amico ed ex compagno di squadra Matteo Bertolazzi, scomparso a Settembre dello scorso anno dopo una malattia incurabile.
« Sono sicuro che Matteo da lassù mi ha accompagnato per tutto il campionato: l'anno scorso l'avevo chiamato avvisandolo che, contrariamente alla mia tradizione, avrei usato il numero 7 in suo onore: "Gnegno" era felicissimo per questo. È stato il mio valore aggiunto ogni volta che sono entrato in campo, per questo ho dedicato la conquista dello scudetto proprio a lui. L'Assigeco fa parte del mio cammino, l'unico anno in cui ho giocato in LegaDue. Un anno molto importante passato con tanti bravi giocatori. Mi sono trovato bene con la società e in città, crescendo parecchio sia sul piano personale che tecnico. Mi ha permesso di fare il salto di qualità e di farmi trovare pronto per giocare a un livello più alto da protagonista».
Sullo scudetto invece appena ottenuto il n°7 biancorosso dice: «C'è grande orgoglio nel ripensare a tutta la strada fatta per arrivare fino a questo fantastico punto. Il cammino fatto è molto bello, il risultato raggiunto è il premio a tutti gli sforzi e all'immenso lavoro sostenuti. Ho sempre pensato a migliorare, che c'è sempre qualcosa da imparare, senza mai perdere di vista la propria identità. L'entusiasmo e la forza interiore mi hanno spinto con costanza nella mia carriera fino alla vittoria dello scudetto».
Un ultimo pensiero va alla fondazione Slums Dunk, che gestisce assieme a Tommaso Marino: «Parto questa mattina con Tommy e Bruno Di Paolo, che era mio assistente a Teramo e ora è a Chieti, Federico Capelli della Mens Sana che si occupa della parte social network e Simone Raso, fotografo di Varese. Il primo atto sarà l'inaugurazione del nuovo campo, appena costruito, che verrà intitolato a Matteo Bertolazzi, il nostro grande amico, che ha sempre sostenuto il nostro progetto. Avrebbe voluto, una volta guarito, venire a darci una mano di persona: non c'è riuscito, lo ricordiamo noi dando il suo nome al campo. È giusto così».
Pagina di 2