Virtus Bologna, il ritorno di Danilovic: Non mi aspettavo tanta gente
Le parole della leggenda serba
Arriva alle 15:40, in un elegante completo nero, sua maestá Predrag "Sasha" Danilovic, in un ambiente gasato già per la sola presenza di uno dei giocatori che ha firmato alcune delle pagine di storia più gloriosa e regalato emozioni indelebili nella storia della Vu Nera, sicuramente il più amato degli ultimi 20 anni. Dopo un primo momento di impasse emotivo anche per i giornalisti in sala stampa, Danilovic, dopo alcuni momenti di silenzio, rompe il ghiaccio con un "Basta così???" con un ghigno guascone dei suoi. Poi si comincia sul serio: "Non so se mi aspettavo tutta questa gente, diciamo che sicuramente ci speravo tanto in tutta questa gente, in fondo di cose belle assieme ne abbiamo fatte, e questa gente ha memoria anche dopo tutti questi anni. Nessuno arrivato qui mi chiese se un giorno avessi mai pensato che la mia maglia potesse venire ritirata assieme a quelle di Brunamonti e Villalta, di certo io speravo e ho cercato di fare il meglio possibile, é andata bene.." sempre condito da quello sguardo magnetico e dalla sicurezza ipnotica che emana l'uomo di Belgrado. "Penso che tutte le squadre dovrebbero celebrare gli eroi del passato, non esiste una sensazione migliore, sarò sempre grato alla Virtus". Prosegue, rispondendo alla domanda ovvia sui momenti più belli: "Beh, tutti i titoli e i trofei sono indimenticabili, ma i due su tutti sono quelli del '98, il campionato é stato speciale per come é stato vinto (ndr: tiro da 4, giocando la serie su una caviglia con un legamento rotto..) e per contro chi é stato vinto (ndr: la Fortitudo delle star Myers, Rivers, Wilkins, Fucka...), e la Coppa Campioni a Barcellona, di sicuro il titolo piú importante". Sulla sua scelta di ritirarsi a 30 anni, nell'ottobre 2000, al termine di un allenamento comunicando la scelta a Ettore Messina al telefono: "Non ci avevo pensato, diciamo, tanto, quella sera l'istinto mi disse che era la cosa giusta da fare, lo dissi a Messina, Roberto (Brunamonti) e Cazzola. Mi sentii molto più leggero, mi tolsi un peso di tonnellate dalle spalle, ne avevo abbastanza.. Resta il fatto che quella sera mi allenai veramente molto bene!!!". Continua: "Secondo me bisogna lasciare quando si è al vertice, questa é solo la mia opinione ma io la vedo così anche oggi. Non voglio dire che sia giusto o sbagliato, ma spesso c'é chi continua negli anni a giocare perché gli piace veramente e chi perché deve guadagnare. Io non ho mai avuto rimpianto o nostalgia in questi 14 anni, segno che la scelta é stata giusta". Sull'America: "Sono tornato dalla Nba nel '97 solo per la Virtus, certo perché mi pagarono bene, ma perché ero sempre rimasto in contatto con Roberto e trovammo l'accordo con Cazzola in maniera molto rapida. Per me fu un rischio, dopo i 3 scudetti vinti, ma non avevo peso sulle spalle. Altrimenti sarei rimasto lá, dove lo stile di vita non é un granché, ma é il massimo per organizzazione. Io fui uno dei precursori, mentre oggi ci giocano in tanti, che secondo me farebbero fatica a trovare spazio anche in Eurolega, oggi é facile andare, anche se é sempre difficile rimanere e affermarsi". Sul basket di oggi: "La pallacanestro di oggi non é inferiore rispetto alla mia epoca, la parola giusta é dire che é diversa, ogni tempo porta i suoi eroi, oggi ci sono tanti giocatori bravi, magari non belli da vedere (tra i belli cita il "suo" Bogdanovic" ammiccando, a ragione, sull'efficienza della squadra di cui é attualmente presidente, che i giocatori considerano una famiglia). La mia generazione era fatta da fenomeni, oggi certi giocatori sbagliano anche per colpa dei procuratori e manager che gli mettono in testa idee non buone e anche di alcuni genitori, che per vedere realizzati i loro sogni e le loro ambizioni mancate, fanno di tutto". Dopo il saluto e la riverenza reciproca a Giordano Consolini, entrato in ritardo in una sala stampa ai limiti della capienza, conclude: "ogni volta che torno a Bologna, seppur non la prima volta, non sento differenze, é casa mia cosi come Belgrado, e non posso mai essere obiettivo quando parlo di Virtus, io supporto a prescindere quello che fa, che sia giusto o sbagliato. Non sputeró mai nel piatto dove ho mangiato, anche se dovesse scendere in terza divisione sará sempre al pari del Partizan, la mia squadra del cuore".