Andrea Trinchieri da Kazan: 'Vivo in aeroporto, come in The Terminal'
Le parole del coach dell'Unics, ancora imbattuto in stagione
Andrea Trinchieri, allenatore dell’Unics Kazan, è ancora imbattuto in questo inizio di stagione tra VTB e Eurocup.
Il coach milanese ha rilasciato una intervista a La Gazzetta dello Sport dei primi mesi russi.
“È tutto diverso. La passione e la creatività italiane sono lontane. La prima cosa che dico sempre agli americani che scelgo, e qualcuno buono come Kyle Hines e Keith Langford l'ho trovato, è: "Non fare paragoni". Ho cercato di essere fedele al motto. Se no, non ne esci vivo. Se cominci a dire che il caffè sotto casa è diverso dal solito, entri in un vortice negativo. Bisogna uscire dalle proprie abitudini. Ho cercato di abbracciare la nuova avventura, adeguandomi con elasticità mentale.
Ambientamento. Difficile. Le distanze sono enormi, tutto è lontano. Trasferte di 20 ore. Viviamo negli aeroporti come Viktor Navorski in The Terminal di Steven Spielberg. A Kazan ho un appartamento in centro. Ho vissuto in hotel dal 14 luglio con la Grecia e ho sviluppato un'idiosincrasia. In città ogni 30 macchine ce n'è una giapponese con la guida a destra. Kazan è vicina a quella parte del mondo.
Squadra. Buona, in costruzione. Sono soddisfatto del lavoro fatto finora, siamo ancora lontani dalla sufficienza. Il potenziale c’è. Sto diventando esperto nel riconoscere i momenti cruciali di un percorso. Quello è stato uno (tripla di Goudelock contro il Banvit). Non meritavamo di perdere, ci siamo incartati nel finale. Siamo nuovi, a volte un po' superficiali. Non è un caso che dopo quella vittoria, abbiamo giocato la partita migliore della stagione vincendo a Vilnius, campo ostico e anche agnostico. Lì il Lietuvos aveva appena battuto il Panathinaikos in Eurolega.
Eurobasket. Metabolizzata per necessità dopo due giorni quando sono ripartito per Kazan. È stato un grandissimo insegnamento, mi è chiaro tutto ciò che è successo. Ora non è il momento per pensarci. Non mi nascondo, ma non è un argomento attuale. La Grecia, come tutte le federazioni, ha tempi biblici. Ho la fortuna di non vivere del lavoro di ct.. Ho avuto la fortuna di parlare con Saras, mente sublime per il basket. La qualità del gioco è stata pessima. E il livello di botte altissimo. Pensavo che l'Eurolega fosse il top della fisicità. All'Europeo la lotta greco romana è il riscaldamento.
Lingua russa. Mi cimento. Capisco il 60 per cento. Mi incarto nella produzione delle frasi. Quello che mi inganna è che ci sono tre accenti diversi. Se ne sbagli uno, il significato della parola è diverso. Escono di quelle tavanate, come diceva Ezio Greggio.
Italia da lontano La pallacanestro è in crisi come il Paese. Quel che è grave è che non ci sono idee. Ognuno pensa al suo orticello, anche se è inaridito. Valiamo meno della somma delle singole identità. Siamo individualisti, come Paese. Ci manca il senso dell'urgenza e andiamo incontro all'oblio. Si combatte per la conquista del nulla. Peccato. E si rischiano di perdere professionisti che potrebbero portare la barca fuori dalle secche. Penso a Maurizio Gherardini, 7 anni nella Nba. Quando Livio Proli lo ha candidato per la Lega hanno detto che l'aveva bruciato. E penso alle capacità e alle idee di Anna Cremascoli, presidente di Cantù con cui ho avuto la fortuna di lavorare negli ultimi anni.
Futuro. Ho un contratto per un anno. Poi vedremo quando la palla smette di rimbalzare. Difficile portare qui la famiglia, non è un Paese incline all'esterofilia”