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Israele 10/01/2018, 17.45

Sportando intervista Jordan Loyd, guardia dell'Hapoel Eilat

Il prodotto di Indianapolis ha giocato la scorsa NBA Summer League con gli Indiana Pacers ed i Toronto Raptors

Israele
Credit: Hapoel Eilat
Photo Credit: Hapoel Eilat

Durante la scorsa stagione, la NBA G League ha sfornato diversi talenti che hanno deciso quest’anno di continuare le loro carriere in Europa e giocarsi le proprie carte nei principali campionati del vecchio continente. Uno di questi è Jordan Loyd, combo guard 24enne che la scorsa stagione si è rivelato uno dei rookie più intriganti della G League, uscendo da un college molto piccolo come quello di Indianapolis (NCAA Division II).

Loyd ha registrato una media di 15.1 punti, 4.2 rimbalzi e 4 assist a partita con la maglia dei Fort Wayne Mad Ants, guadagnando inviti per l’allora chiamato NBA D-League Elite Mini Camp e per la NBA Summer League: ha giocato con gli Indiana Pacers ad Orlando e per i Toronto Raptors a Las Vegas.

Quest’anno, Loyd ha deciso di affrontare la sua prima esperienza fuori dagli Stati Uniti, precisamente nella massima serie israeliana con l’Hapoel Eilat, dove finora viaggia a 17 punti, 5.8 rimbalzi e 3.9 assist in 31.7 minuti di utilizzo, tirando con il 56% da due ed un ottimo 47% da tre. Il nativo di Atlanta sta sempre di più emergendo nella Winner League: è il quarto miglior realizzatore del campionato, si trova al terzo posto nella lega per valutazione, è il quinto miglior tiratore ai liberi e si trova nella top 10 per assist e percentuale da tre punti, oltre ad essere la miglior guardia del campionato per rimbalzi a partita.

Sportando ha avuto la possibilità di intervistare Jordan Loyd, parlando delle sue precedenti esperienze in G League e in NBA Summer League e di come sta andando finora la stagione in Israele.

Questa è la tua prima stagione fuori dagli Stati Uniti. Cosa ti ha spinto a firmare in Israele per giocare con l’Hapoel Eilat?

Ad essere onesti, inizialmente avevo intenzione di rimanere in NBA G League per la mia seconda stagione consecutiva. Ho trascorso una bella annata a Fort Wayne, è stata una bella esperienza per me e volevo davvero tentare il salto in NBA. Ho avuto poi la possibilità di giocare la NBA Summer League con Indiana e Toronto. Purtroppo non ho ricevuto molto feedback dalle squadre NBA quindi inizialmente il mio piano era di rimanere in G League in modo da provare ad essere chiamato in NBA durante la stagione o ricevere una chance per i training camp NBA. Però poi ho pensato che andare all’estero sarebbe stato un altro passo importante, specialmente in Israele dove c’è una lega molto rispettata. Quindi volevo venire qui in Israele per provare a farmi un nome ed essere notato non solo negli Stati Uniti ma anche all’estero.

Hai trovato delle differenze fra la NBA G League e il campionato israeliano riguardo allo stile di gioco?

Sì, lo stile di gioco è un po’ diverso. Ci sono delle somiglianze riguardo alle situazioni di pick and roll e altre azioni offensive, ma in fase difensiva è diverso. Oltre al fatto che qui non ci sono i tre secondi difensivi, ho l’impressione che qui ci sia molta più difesa di squadra. La fase più offensiva direi che qui è un po' più sistematica: giochi più schemi, quindi non vai solo su e giù per il campo. Mi è servito un po’ di tempo per adattarmi a questo stile di gioco, ma ora mi ci sto abituando. Credo che in G League il gioco non sia fisico come qui in Israele. Per esempio qui le trattenute o i blocchi in movimento si fischiano di meno. Quindi in conclusione direi che le principali differenze stanno nella maggiore fisicità e nel ritmo un po’ più basso rispetto alla G League.

Quanto è importante questa esperienza in Israele per te sia come giocatore che come persona?

Come giocatore è davvero importante per me, anche solo il fatto di giocare in un campionato diverso e scoprire quanto può essere diverso il modo di giocare la pallacanestro nelle altre parti del mondo. Affronto nuove squadre e nuovi giocatori, mi trovo in atmosfere diverse, mi piacciono molto il pubblico e i tifosi qui. Sono davvero contento per questa esperienza finora, ho incontrato molte brave persone ed ho imparato cose nuove riguardo alla pallacanestro. Abbiamo avuto comunque degli alti e bassi, infatti siamo passati attraverso un cambio di allenatore e abbiamo cambiato anche alcuni giocatori. Ma sto crescendo e questo è molto importante per me: continuare ad imparare, giocare con nuove persone, provare a sviluppare il mio gioco. Come persona, tu sei all’estero lontano dalla famiglia e gli amici. Hai tantissimo tempo solo nelle tue mani, quindi vuoi vivere questa esperienza nel miglior modo possibile. Finora sta andando molto bene, voglio sfruttare al meglio questa esperienza: ho la possibilità di visitare una nuova nazione, imparare una nuova cultura, sto cercando di incontrare e conoscere più persone possibile.

Finora avete giocato 12 partite di campionato. Quali aspetti del tuo gioco credi di essere riuscito a mostrare di più? E quali aspetti invece vuoi ancora mostrare?

Finora credo di essere riuscito a mostrare la mia versatilità in attacco e che so essere un buon difensore. Il mio principale obiettivo in questa stagione non è solo quello di essere un realizzatore, ma voglio andare anche a rimbalzo, muovere la palla, recuperare palloni, essere in grado di difendere sul miglior giocatore della squadra avversaria e credo di essere riuscito a mostrarlo. Ho iniziato la stagione giocando da playmaker, ho avuto un po’ di alti e bassi ma credo di essere riuscito a mostrare che so usare i pick and roll e che so coinvolgere i miei compagni di squadra. Ora invece, con coach Sharon Drucker, sto giocando di più da guardia, una specie di combo guard, e sto mostrando di poter segnare, correre per il campo e concludere in transizione. Ma ciò che voglio mostrare di più è la costanza. Il mio obiettivo ora è di essere sempre più costante ed efficace.

Le tue statistiche stanno aumentando sempre di più col passare delle partite. Negli ultimi sette incontri infatti hai registrato una media di circa 21 punti, 7 rimbalzi e 3 assist. Credi sia un segnale che ti stai ambientando sempre di più in questo campionato?

Credo di sì. Sento che comunque posso crescere ancora, ma sicuramente il nostro nuovo allenatore ci ha aiutati molto ad abituarci a un nuovo sistema di gioco. Ora sappiamo bene i nostri ruoli e cosa dobbiamo fare in campo. Avere questo allenatore e dei buoni compagni di squadra attorno mi ha aiutato molto ad ambientarmi e credo di essere riuscito a dimostrarlo nelle ultime partite.

Parlando invece dal punto di vista della squadra, l’Hapoel Eilat ha finora un record di 5 vinte e 7 perse. Secondo te, quali aspetti dovete aggiustare per migliorare e vincere più partite?

Credo che dobbiamo giocare in maniera più dura e concentrarci sul nostro sistema di gioco. Se siamo concentrati, se muoviamo la palla e difendiamo in maniera aggressiva allora vinceremo perché siamo una buona squadra. Il talento non ci manca, la cosa importante è fare bene tutte le piccole cose: tagliare fuori a rimbalzo, difendere duramente, non preoccuparsi degli arbitri, girare la palla, essere tutti focalizzati sullo stesso obiettivo. Dobbiamo concentrarci su noi stessi e non su altro.

Ora facciamo un piccolo passo indietro. Hai avuto la possibilità di giocare la scorsa NBA Summer League. Che tipo di esperienza è stata per te e cosa hai imparato da questa esperienza?

Wow, è stata una bellissima esperienza. Ero già nell’ambiente dei Pacers per tutta la scorsa stagione (ha svolto un pre-draft workout con i Pacers, ed ha giocato con i Fort Wayne Mad Ants che sono la franchigia di G League affiliata ai Pacers, ndr), quindi il fatto di allenarsi e giocare per loro nella Summer League di Orlando è stato molto bello. Non credo di aver giocato nel miglior modo possibile, ed ero anche un po’ deluso per questo motivo, ma l’esperienza in sé è stata fantastica. Hai la possibilità di misurarti con tantissimi giocatori. L’atmosfera a Las Vegas invece era incredibile. Ho sempre sognato di poter vivere un’esperienza del genere e per questo non la dò per scontata, spero di viverla di nuovo. Non sono andato bene ad Orlando ma credo di aver giocato meglio a Las Vegas con i Raptors. Ci sono tutti gli addetti ai lavori della NBA, i giovani prospetti NBA e un sacco di bravi giocatori, quindi questa esperienza è utile anche per confrontarsi e verificare a che punto sei come giocatore.

Ora è tempo per l’ultima domanda: nel futuro, magari quando non sarai più un giocatore dell’Hapoel Eilat, per che cosa vorrai essere ricordato dai tifosi e dall’organizzazione? Qual è l’impronta che vuoi lasciare?

Vorrei essere ricordato come un ragazzo dal grande carattere, uno che gioca per la squadra e che è disposto a fare qualsiasi cosa per portare la propria squadra alla vittoria. Un giocatore che ha fame di imparare e di seguire i consigli dell’allenatore. Vorrei essere anche ricordato come un bravo ragazzo fuori dal campo. Ci sono un sacco di giocatori che hanno talento, quindi devi trovare un modo per distinguerti dentro e fuori dal campo, rimanendo sempre positivo, incoraggiando i propri compagni e costruendo un bel rapporto con l'organizzazione, i compagni di squadra e l’allenatore. Questa è l’impronta che voglio lasciare.

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