Alcuni rookie da tenere d'occhio in vista dell'estate
Alcuni dei possibili nomi caldi della prossima estate
Ogni anno le squadre europee pescano a piene mani tra i giocatori appena usciti dal college, ed a causa della crisi economica globale è probabile che saranno sempre di livello più alto i club che andranno a scandagliare questa fascia di mercato alla ricerca del ‘colpo’ a buon mercato. In campo italiano Biella e Jesi sono due delle società che negli anni hanno saputo sfruttare al meglio questa tipologia di giocatori, limitando al minimo gli errori.
Andiamo a vedere alcuni dei tantissimi atleti che saranno sul mercato, ovviamente escludendo quelli in orbita NBA:
Una delle categorie classiche di atleti che finiscono in Europa sono i lunghi ‘undersized’, ovvero quegli atleti dal gioco interno che però arrivano a malapena ai due metri e quindi hanno pochissime possibilità di poter incidere nelle aree NBA. Non saranno tutti dei Kyle Hines, però difficilmente deludono
Ed Daniel ha iniziato a far parlare di se dalla scorsa estate con una serie di buone prestazioni nei vari camp estivi per i migliori atleti NCAA. Il suo marchio di fabbrica è sempre stata l’intensità a rimbalzo – 10 di media, mai sotto il 16% di carambole prese tra quelle disponibili sotto il proprio tabellone, addirittura il 23.8% nella stagione appena conclusa- , dove può contare su braccia lunghe ed un atletismo veramente notevole – tra le ali forti della classe di quest’anno solo il fenomeno D.J. Stephens e C.J. Leslie hanno registrato un dato superiore ai 39 pollici di Daniel durante le varie misurazioni- . Passato dall’essere l’energy guy della storica annata 2011/12 di Murray State al miglior giocatore nel P.E.R – 27.1- della Ohio Valley Conference, subendo valanghe di falli – 7.3 liberi a gara tentati,segnati con il 61%- e salendo da 6.8 a 13.2 punti di media. Difficilmente verrà scelto nel Draft,potrebbe anche strappare un posto in NBA attraverso Summer League e Training camp, ma in Europa – con il giusto staff tecnico – avrebbe anche modo di colmare le sue lacune offensive e rendersi più appetibile per la NBA.
Anche Richard Howell, appena uscito da North Carolina State, rientra in questa tipologia di giocatore, contando però più su forza fisica ed aggressività che sull’atletismo. Forse l’unico dei Wolfpack all’altezza delle enormi aspettative pre stagionali – in molti ritenevano North Carolina State la favorita per la ACC ed una delle migliori 10 squadre NCAA -, ha chiuso la stagione come secondo rimbalzista delle Big Six – dietro al solo Andre Roberson di Colorado, diversissimo da Howell, altro undersized uscito con una stagione di anticipo dal college che farebbe la fortuna di qualunque squadra europea, anche se probabilmente ad inizio carriera resterà in D-League per mettersi in mostra se come sembra non verrà scelto nel draft. – con 10.9 carambole di media (mai sotto il 21.9% in carriera nei difensivi, il 24% da senior; negli offensivi il 14.6% da senior. Ha alternato stagioni prolifiche sotto entrambi i tabelloni restando sempre attorno al 19%totale). Gioca strettamente da centro, ed a poco più di due metri e senza un grande atletismo difficilmente potrà trovare posto in una NBA dove il gioco diventa sempre più veloce.
Di Murphy Holloway da Ole Miss abbiamo già parlato durante la stagione, ma è doveroso almeno citare il suo nome in questa categoria, mentre su Jack Cooley da Notre Dame abbiamo speso diverse parole nei vari NCAA recap; l’ormai ex centro dei Fighting Irish con 14.4 carambole è il terzo rimbalzista tra i senior ( con 5.7 in quelli offensivi è invece quinto di tutta la NCAA, secondo solo a Jarnell Stokes di Tennessee e Jordan Henriquez di Kansas State tra gli atleti provenienti dalle Big Six)) nella classifica parametrata sui 40 minuti tenendo conto anche del numero dei possessi , dietro solo a Mike Muscala e Trevor Mbakwe, due giocatori con ottime probabilità (specialmente il primo) di venire selezionati nel prossimo Draft. Questi dati acquistano ulteriore valore considerando A che gli avversari affrontati in stagione dagli atleti agli ordini di coach Brey (oltre alla Big East anche Kentucky e Purdue), e B che il centro ha chiuso la stagione in netto calo, andando in doppia cifra a rimbalzo in una delle ultime 9 giocate, contro le ben 19 nelle prime 26 partite . Lavora duro e non forza mai le situazioni (il 68% dei tiri tentati nei pressi del ferro, segnati con il 67%,) restando sempre nei confini delle sue capacità, ed è sempre pronto – in perfetta filosofia Fighting Irish -a sbucciarsi le ginocchia per strappare il pallone agli avversari .Per Cooley il problema in prospettiva NBA è l’atletismo, ma con le sue doti sotto i tabelloni nella giusta situazione – Indiana o Memphis, squadre da ritmi bassi – potrebbe trovare posto nella lega. In caso contrario c’è da scommettere che ci sarà la fila di squadre pronte ad ingaggiarlo.
Infine arriva dalla miglior difesa NCAA per punti subiti –Stephen F.Austin, 51.1 di media- il giocatore dell’anno della Southland Conference, Taylor Smith, atleta al di sotto dei due metri che – stando ai numeri ed a qualche video su You tube – staziona costantemente nei pressi del canestro. La sua squadra è stata spesso citata durante la stagione per via della difesa, alla quale Smith ha contribuito con 9.2 rimbalzi (mostruoso il 28% nei difensivi nonostante la relativa competitività degli avversari) , 1 recupero e 2.8 stoppate a gara. Gli avversari di Stephen F.Austin nei tiri vicino a canestro hanno segnato con un modesto 51% venendo stoppati nel 13% delle conclusioni. Inoltre Smith ha chiuso al primissimo posto NCAA per percentuale dal campo con il 69%(con l’81% dei tiri totali presi vicino a canestro e realizzati con il 73%) . Chiude i suoi due anni con Stephen F.Austin con un valore di 77.9 nel defensive rating (punti concessi ogni 100 possessi in campo), il miglior dato assoluto dal 2009/2010. Sfortunatamente non ha partecipato al Portsmouth Invitational, dove avrebbe trovato un contesto più competitivo nel quale dar conferma degli ottimi numeri. E se fosse il nuovo Hines?