I processi cognitivi nel minibasket
A cura del Prof. Maurizio Mondoni
I PROCESSI COGNITIVI NEL MINIBASKET
Premessa
I processi cognitivi ci consentono di capire come funziona la nostra mente e si distinguono in:
percezione: nel momento in cui avverti ciò che sta succedendo, identifichi le forme che stai osservando e ciò che ti aspetti di osservare in una situazione simile;
attenzione: quando l’evento non coincide più con le tue esperienze diventi più attento, cominci a recepire attivamente ciò che sta succedendo;
pensiero: implica l’elaborazione di ciò che si è appena verificato;
memoria: permette di ricordare ed entra in gioco quando immagazzini nella tua mente ciò che è accaduto e le interpretazioni che ne hai dato;
linguaggio: il racconto implica l’uso del linguaggio;
apprendimento: quando il conoscere è il risultato dell’elaborazione di ciò che è accaduto prima.
Affinchè avvenga una percezione è importante che i nostri sensi raccolgano delle informazioni e successivamente che il nostro cervello rielabori quelle informazioni attribuendo loro un significato.
A differenza della sensazione, la percezione è selettiva, costruttiva e interpretativa, infatti la percezione non dipende interamente dalle informazioni che provengono dai sensi ed è modificata dalle aspettative, speranze, paure, bisogni e memorie che costituiscono il nostro mondo interiore. I sensi fanno il loro dovere, ma è sempre il cervello a dire l’ultima parola. La capacità percettiva esiste fin dalla nascita ed è alimentata dagli apprendimenti e gli stimoli sono interpretati in base alle esperienze.
Dall’Enciclopedia Treccani “I processi cognitivi sono processi mediante i quali un organismo acquisisce informazioni sull’ambiente e le elabora a livello di conoscenze, in funzione del proprio comportamento (percezione, immaginazione, simbolizzazione, formazione di concetti, soluzione di problemi)”.
Il cognitivismo è un indirizzo psicologico che si occupa dei processi cognitivi mediante i quali un organismo acquisisce informazioni dall’ambiente, le elabora ed esercita su di esse un controllo. E’ fondamentale il concetto di esperienze, infatti da un lato lo sviluppo cognitivo risulta dall’elaborazione della conoscenza percettivo-concettuale del mondo e dall’altro quest’ultima si realizza nelle attività esecutive.
L’apprendimento, ovviamente, è stato da sempre cognitivo, altrimenti non sarebbe stato apprendimento!
I processi cognitivi nel basket
La pallacanestro richiede ai giocatori di anticipare lo sviluppo degli eventi e prendere decisioni in tempi brevi.
I giocatori devono essere in grado di prevedere subito che cosa accadrà in una particolare zona del campo (anticipazione spaziale del movimento) e quando l’evento si presenterà (anticipazione temporale).
L’azione, in questo modo può essere organizzata in anticipo ed eseguita al momento giusto.
Un difensore, ad esempio, può prevedere le azioni dell’attaccante con palla, dalla “lettura” dei suoi spostamenti sul terreno di gioco e combinando queste informazioni con quelle derivanti dalla dislocazione in campo dei compagni di squadra, il difensore potrà programmare l’intervento sul portatore di palla ed eseguirlo in modo preciso e tempestivo.
Il difensore dovrà anche tenere continuamente sotto controllo i cambiamenti della situazione, per modificare prontamente le proprie scelte o per adattare la tecnica esecutiva dei suoi movimenti quando le circostanze lo richiedono.
Nel Minibasket
Tutto ciò non può accadere in tempi brevi nel Minibasket, perché il bambino non è in grado di decidere subito che cosa deve fare e come deve comportarsi in campo: ha bisogno di tempo, deve aumentare il proprio bagaglio motorio, deve memorizzare tutte le azioni e le possibili varianti.
Le abilità
Le abilità possono essere definite come le capacità di ottenere obiettivi di prestazione in un tempo ottimale, con un’elevata possibilità di riuscita e con un minimo dispendio energetico a livello fisico e mentale.
Le abilità consentono al soggetto di percepire le caratteristiche ambientali rilevanti, di decidere cosa, dove e quando eseguire, di produrre un’attività muscolare organizzata e permettono, inoltre, di conseguire prestazioni accurate in maniera costante anche nelle situazioni più difficili di gioco.
Le abilità motorie si suddividono in aperte (open skill) e chiuse (closed skill).
Nel Minibasket si devono educare e sviluppare le abilità aperte, perché l’ambiente è variabile e difficilmente prevedibile e i soggetti devono essere in grado di reagire prontamente a eventi mutevoli.
Nel Minibasket le abilità aperte sono:
il palleggio;
il tiro;
il passaggio;
lo smarcamento;
la difesa.
Le abilità aperte sono costantemente adattate tenendo conto dell’avversario; va anche rilevata la preminenza dei processi decisionali e la loro relativa maggiore importanza rispetto alla qualità dell’esecuzione.
Le abilità chiuse corrispondono invece a momenti di gioco specifici e limitati (ad esempio il tiro libero).
Le tecniche
Le tecniche sono abilità che si sviluppano con l’apprendimento e l’automatizzazione del movimento.
La tecnica esecutiva di un gesto è subordinata all’efficacia del movimento: è meglio che un passaggio non perfetto tecnicamente arrivi a destinazione (essenzialità), piuttosto che sia eseguito accuratamente e non arrivi al compagno.
Gli obiettivi nel Minibasket
L’obiettivo primario nel Minibasket è di trasformare progressivamente gli schemi motori di base e posturali (abilità semplici) in abilità complesse (i fondamentali individuali di gioco), attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.
All’inizio il bambino percepisce il gesto, lo prova, commette degli errori, poi lo struttura e infine lo automatizza e per ottenere tutto ciò è importante che il bambino possieda un grande bagaglio motorio dal quale attingere nelle diverse situazioni che si presentano durante il gioco.
Nel Minibasket il bambino deve conformarsi continuamente alle richieste ambientali, modificando e adattando il gesto tecnico, ha bisogno di tempo, deve poter sbagliare per migliorare.
La fonte di variabilità maggiore nel gioco deriva dall’avversario che con le sue azioni, condiziona ampiamente le decisioni e la prestazione. E’ molto importante proporre al bambino situazioni di gioco reali, vere, in modo che quando giocherà non dovrà aspettare molto tempo per decidere cosa fare, ma avendolo già provato, il tempo per decidere sarà breve.
Il bambino durante il gioco progetta che cosa deve fare e poi deve adattare il suo comportamento in relazione a ciò che accade realmente in campo e per fare ciò utilizza gli analizzatori.
Gli analizzatori
Le informazioni esterne (esterocettori) e interne (enterocettori) pervengono al Sistema Nervoso Centrale attraverso gli organi di senso. Gli analizzatori di estrema importanza per l’esecuzione di un movimento sono:
visivo;
uditivo;
tattile;
cinestesico;
L’identificazione degli stimoli è un processo attivo di ricerca delle informazioni importanti per l’azione, quali, ad esempio la velocità e la direzione della palla che arriva da un passaggio.
All’identificazione degli stimoli seguono processi decisionali di scelta della risposta e di programmazione (parametrizzazione) di tale risposta.
La selezione della risposta consiste nella scelta del programma motorio adatto per risolvere il compito che si è presentato; in fase di parametrizzazione della risposta sono poi precisati i parametri di forza, rapidità e direzione da applicare al programma selezionato, nonché i distretti muscolari da contrarre.
L’analizzatore visivo convoglia più dell’80% delle informazioni esterne e svolge un ruolo fondamentale per il controllo e la coordinazione dei movimenti, perché fornisce informazioni relative alla propria azione, ai cambiamenti di situazione e alle relazioni spazio-temporali fra sé e l’ambiente (compagni, avversari, etc.).
Nel Minibasket il bambino effettua costantemente durante il gioco un monitoraggio visivo, in gran parte inconsapevole, degli spostamenti e delle azioni dell’avversario. Le richieste di rapidità e di precisione che caratterizzano il Minibasket, determinano un conflitto semantico-sensomotorio tra il comprendere e l’agire.
Il conflitto è tanto più marcato quanto maggiori sono:
– il numero delle informazioni da elaborare;
– la difficoltà del compito;
– le limitazioni temporali.
Le informazioni semantiche, in particolare visive, consentono al bambino di comprendere il significato della situazione e derivano da una ricerca attiva delle informazioni che derivano dall’ambiente.
Attraverso la disamina delle informazioni, il bambino deve essere in grado di rispondere alle seguenti domande:
Quale sarà l’azione dell’avversario?
Quali sono le sue intenzioni?
Dove si svolgerà l’azione?
Quando si svolgerà?
Che cosa è meglio fare? (come)
In questo modo si riduce l’incertezza della situazione-problema che si presenta in campo durante il gioco.
Le informazioni senso-motorie, importanti per agire, permettono al bambino di rispondere alla domanda “come?” e quindi di controllare l’azione e il suo svolgimento.
Nel Minibasket sono cruciali gli aspetti decisionali che derivano dalla lettura delle informazioni semantiche, pertanto nell’insegnamento devono essere privilegiati gli aspetti tattici (tattica intesa come l’insieme delle azioni del bambino atte a risolvere il problema), rispetto a quelli tecnici, fin dalle prime fasi dell’apprendimento.
Quando, ad esempio, il bambino (a lezione o in partita) è in difesa (in una situazione di 2 contro 1) e deve decidere cosa fare (incerta situazione e scarsa prevedibilità), lo sguardo si sposta subito sull’avversario in possesso di palla (è difficile che la sua attenzione sia rivolta all’avversario non in possesso di palla) e pensa subito di portargliela via.
E’ una situazione normale derivata dal fatto che la palla è l’obiettivo primario del bambino che non è in attacco, lui vuole la palla perché con la palla può palleggiare e tirare a canestro.
Ad esempio l’esercizio 2 contro 1 è una situazione reale di gioco. La possibilità di agire (non mi piace il termine “potere”) è del bambino che è in possesso della palla (che può decidere se è meglio palleggiare o passare la palla al compagno); a sua volta il bambino in difesa (che non capisce il significato di difesa) attacca l’attacco per conquistare la palla.
Un altro esempio: in una situazione di due file di fronte a metà campo che si passano la palla, quando l’Istruttore batte le mani, chi è in possesso di palla decide cosa deve fare e verso quale canestro andare a concludere. Ma è l’Istruttore che ogni volta decide a chi dare la possibilità (individuale); la possibilità di decidere che cosa fare è di un solo bambino ogni volta (non di tutta la squadra), perché le situazioni potrebbero essere differenti a seconda delle coppie.
Ancora: in una situazione di palla contesa, chi tra i due strappa per primo la palla decide cosa fare, ma è una conquista del bambino.
Oppure in tutte le situazioni di sovrannumero e di sottonumero, chi è in possesso della palla può decidere cosa fare e se l’esercizio è in continuità la possibilità di decidere potrebbe passare alla difesa e così di seguito.
Ma se il bambino non conosce a che cosa serve il palleggio, non sarà in grado di decidere che cosa fare e utilizzerà il palleggio solo per non farsi portare via la palla e non per concludere a canestro o per creare un miglior angolo di passaggio.
Per palleggiare bene occorre che la mobilità articolare sia stata educata e sviluppata, che la forza di spinta della mano e del braccio (verso il basso-avanti) sia stata educata, che le distanze e le direzioni siano state percepite e acquisite.
Senza una corretta educazione delle capacità motorie non è possibile migliorare la tecnica esecutiva di un gesto o di un movimento.
E’ dalle situazioni reali di gioco (come sempre è stato insegnato), che si evince che chi ha il potere decide cosa fare.
Non si verifica sicuramente da situazioni irreali, altrimenti il bambino come potrà richiamare quel gesto o quel movimento e metterlo in pratica durante il gioco.
Indicazioni didattiche e metodologiche
Queste indicazioni sono finalizzate allo sviluppo da parte del bambino dei processi cognitivi e del pensiero tattico:
Insegnare partendo dal semplice al complesso, dal facile al difficile, dal globale all’analitico per poi ritornare al globale e verificare se il lavoro svolto ha portato a dei miglioramenti;
presentare esercizi e giochi, aumentando l’incertezza delle situazioni di gioco;
introdurre handicap esecutivi (ad esempio giocare in una situazione di tre contro quattro o di quattro contro cinque);
fare in modo che il bambino identifichi le informazioni importanti alle quali deve rivolgere l’attenzione (spazio, linee, distanze, compagni, avversari);
introdurre durante le azioni stimoli che distraggano il bambino (rumori, fischietto, musica, segnali) ed educarlo a non prestare attenzione agli stimoli;
fare eseguire ai bambini gesti e movimenti in condizione di costrizione temporale (poco tempo a disposizione per concludere a canestro);
incrementare le capacità coordinative speciali (coordinazione, equilibrio, orientamento spazio-temporale, differenziazione, anticipazione) attraverso la presentazione di esercizi e giochi sempre differenti, con molte varianti e utilizzando attrezzi diversi (palloncini, bacchette, palline da tennis, bacchette, coni, cinesini, etc.);
variare l’esecuzione tecnica del gesto (distanze diverse, traiettorie differenti, direzioni, etc.);
variare o modificare gli spazi di gioco (campo ridotto e spazi più piccoli), le velocità esecutive, il numero di giocatori (esercizi di sovrannumero e di sottonumero), il numero di informazioni, etc.
Conclusioni
E’ importante sottolineare che lo sviluppo dei processi mentali richiede un processo di formazione a lungo termine, pianificato e adattato alle esigenze individuali, similmente a quanto si realizza per le capacità motorie, per quelle tecniche e tattiche.
Un elevato incremento delle capacità cognitive si osserva tra i 10 e i 12 anni (fase sensibile) e uno sviluppo ulteriore tra i 16 e i 18 anni.
La maturazione biologica deve essere integrata con l’allenamento specifico e le richieste della preparazione, inizialmente semplificate, che successivamente dovranno essere sistematicamente aumentate, fino a superare le difficoltà che normalmente si presentano durante il gioco.
Premessa
I processi cognitivi ci consentono di capire come funziona la nostra mente e si distinguono in:
percezione: nel momento in cui avverti ciò che sta succedendo, identifichi le forme che stai osservando e ciò che ti aspetti di osservare in una situazione simile;
attenzione: quando l’evento non coincide più con le tue esperienze diventi più attento, cominci a recepire attivamente ciò che sta succedendo;
pensiero: implica l’elaborazione di ciò che si è appena verificato;
memoria: permette di ricordare ed entra in gioco quando immagazzini nella tua mente ciò che è accaduto e le interpretazioni che ne hai dato;
linguaggio: il racconto implica l’uso del linguaggio;
apprendimento: quando il conoscere è il risultato dell’elaborazione di ciò che è accaduto prima.
Affinchè avvenga una percezione è importante che i nostri sensi raccolgano delle informazioni e successivamente che il nostro cervello rielabori quelle informazioni attribuendo loro un significato.
A differenza della sensazione, la percezione è selettiva, costruttiva e interpretativa, infatti la percezione non dipende interamente dalle informazioni che provengono dai sensi ed è modificata dalle aspettative, speranze, paure, bisogni e memorie che costituiscono il nostro mondo interiore. I sensi fanno il loro dovere, ma è sempre il cervello a dire l’ultima parola. La capacità percettiva esiste fin dalla nascita ed è alimentata dagli apprendimenti e gli stimoli sono interpretati in base alle esperienze.
Dall’Enciclopedia Treccani “I processi cognitivi sono processi mediante i quali un organismo acquisisce informazioni sull’ambiente e le elabora a livello di conoscenze, in funzione del proprio comportamento (percezione, immaginazione, simbolizzazione, formazione di concetti, soluzione di problemi)”.
Il cognitivismo è un indirizzo psicologico che si occupa dei processi cognitivi mediante i quali un organismo acquisisce informazioni dall’ambiente, le elabora ed esercita su di esse un controllo. E’ fondamentale il concetto di esperienze, infatti da un lato lo sviluppo cognitivo risulta dall’elaborazione della conoscenza percettivo-concettuale del mondo e dall’altro quest’ultima si realizza nelle attività esecutive.
L’apprendimento, ovviamente, è stato da sempre cognitivo, altrimenti non sarebbe stato apprendimento!
I processi cognitivi nel basket
La pallacanestro richiede ai giocatori di anticipare lo sviluppo degli eventi e prendere decisioni in tempi brevi.
I giocatori devono essere in grado di prevedere subito che cosa accadrà in una particolare zona del campo (anticipazione spaziale del movimento) e quando l’evento si presenterà (anticipazione temporale).
L’azione, in questo modo può essere organizzata in anticipo ed eseguita al momento giusto.
Un difensore, ad esempio, può prevedere le azioni dell’attaccante con palla, dalla “lettura” dei suoi spostamenti sul terreno di gioco e combinando queste informazioni con quelle derivanti dalla dislocazione in campo dei compagni di squadra, il difensore potrà programmare l’intervento sul portatore di palla ed eseguirlo in modo preciso e tempestivo.
Il difensore dovrà anche tenere continuamente sotto controllo i cambiamenti della situazione, per modificare prontamente le proprie scelte o per adattare la tecnica esecutiva dei suoi movimenti quando le circostanze lo richiedono.
Nel Minibasket
Tutto ciò non può accadere in tempi brevi nel Minibasket, perché il bambino non è in grado di decidere subito che cosa deve fare e come deve comportarsi in campo: ha bisogno di tempo, deve aumentare il proprio bagaglio motorio, deve memorizzare tutte le azioni e le possibili varianti.
Le abilità
Le abilità possono essere definite come le capacità di ottenere obiettivi di prestazione in un tempo ottimale, con un’elevata possibilità di riuscita e con un minimo dispendio energetico a livello fisico e mentale.
Le abilità consentono al soggetto di percepire le caratteristiche ambientali rilevanti, di decidere cosa, dove e quando eseguire, di produrre un’attività muscolare organizzata e permettono, inoltre, di conseguire prestazioni accurate in maniera costante anche nelle situazioni più difficili di gioco.
Le abilità motorie si suddividono in aperte (open skill) e chiuse (closed skill).
Nel Minibasket si devono educare e sviluppare le abilità aperte, perché l’ambiente è variabile e difficilmente prevedibile e i soggetti devono essere in grado di reagire prontamente a eventi mutevoli.
Nel Minibasket le abilità aperte sono:
il palleggio;
il tiro;
il passaggio;
lo smarcamento;
la difesa.
Le abilità aperte sono costantemente adattate tenendo conto dell’avversario; va anche rilevata la preminenza dei processi decisionali e la loro relativa maggiore importanza rispetto alla qualità dell’esecuzione.
Le abilità chiuse corrispondono invece a momenti di gioco specifici e limitati (ad esempio il tiro libero).
Le tecniche
Le tecniche sono abilità che si sviluppano con l’apprendimento e l’automatizzazione del movimento.
La tecnica esecutiva di un gesto è subordinata all’efficacia del movimento: è meglio che un passaggio non perfetto tecnicamente arrivi a destinazione (essenzialità), piuttosto che sia eseguito accuratamente e non arrivi al compagno.
Gli obiettivi nel Minibasket
L’obiettivo primario nel Minibasket è di trasformare progressivamente gli schemi motori di base e posturali (abilità semplici) in abilità complesse (i fondamentali individuali di gioco), attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.
All’inizio il bambino percepisce il gesto, lo prova, commette degli errori, poi lo struttura e infine lo automatizza e per ottenere tutto ciò è importante che il bambino possieda un grande bagaglio motorio dal quale attingere nelle diverse situazioni che si presentano durante il gioco.
Nel Minibasket il bambino deve conformarsi continuamente alle richieste ambientali, modificando e adattando il gesto tecnico, ha bisogno di tempo, deve poter sbagliare per migliorare.
La fonte di variabilità maggiore nel gioco deriva dall’avversario che con le sue azioni, condiziona ampiamente le decisioni e la prestazione. E’ molto importante proporre al bambino situazioni di gioco reali, vere, in modo che quando giocherà non dovrà aspettare molto tempo per decidere cosa fare, ma avendolo già provato, il tempo per decidere sarà breve.
Il bambino durante il gioco progetta che cosa deve fare e poi deve adattare il suo comportamento in relazione a ciò che accade realmente in campo e per fare ciò utilizza gli analizzatori.
Gli analizzatori
Le informazioni esterne (esterocettori) e interne (enterocettori) pervengono al Sistema Nervoso Centrale attraverso gli organi di senso. Gli analizzatori di estrema importanza per l’esecuzione di un movimento sono:
visivo;
uditivo;
tattile;
cinestesico;
L’identificazione degli stimoli è un processo attivo di ricerca delle informazioni importanti per l’azione, quali, ad esempio la velocità e la direzione della palla che arriva da un passaggio.
All’identificazione degli stimoli seguono processi decisionali di scelta della risposta e di programmazione (parametrizzazione) di tale risposta.
La selezione della risposta consiste nella scelta del programma motorio adatto per risolvere il compito che si è presentato; in fase di parametrizzazione della risposta sono poi precisati i parametri di forza, rapidità e direzione da applicare al programma selezionato, nonché i distretti muscolari da contrarre.
L’analizzatore visivo convoglia più dell’80% delle informazioni esterne e svolge un ruolo fondamentale per il controllo e la coordinazione dei movimenti, perché fornisce informazioni relative alla propria azione, ai cambiamenti di situazione e alle relazioni spazio-temporali fra sé e l’ambiente (compagni, avversari, etc.).
Nel Minibasket il bambino effettua costantemente durante il gioco un monitoraggio visivo, in gran parte inconsapevole, degli spostamenti e delle azioni dell’avversario. Le richieste di rapidità e di precisione che caratterizzano il Minibasket, determinano un conflitto semantico-sensomotorio tra il comprendere e l’agire.
Il conflitto è tanto più marcato quanto maggiori sono:
– il numero delle informazioni da elaborare;
– la difficoltà del compito;
– le limitazioni temporali.
Le informazioni semantiche, in particolare visive, consentono al bambino di comprendere il significato della situazione e derivano da una ricerca attiva delle informazioni che derivano dall’ambiente.
Attraverso la disamina delle informazioni, il bambino deve essere in grado di rispondere alle seguenti domande:
Quale sarà l’azione dell’avversario?
Quali sono le sue intenzioni?
Dove si svolgerà l’azione?
Quando si svolgerà?
Che cosa è meglio fare? (come)
In questo modo si riduce l’incertezza della situazione-problema che si presenta in campo durante il gioco.
Le informazioni senso-motorie, importanti per agire, permettono al bambino di rispondere alla domanda “come?” e quindi di controllare l’azione e il suo svolgimento.
Nel Minibasket sono cruciali gli aspetti decisionali che derivano dalla lettura delle informazioni semantiche, pertanto nell’insegnamento devono essere privilegiati gli aspetti tattici (tattica intesa come l’insieme delle azioni del bambino atte a risolvere il problema), rispetto a quelli tecnici, fin dalle prime fasi dell’apprendimento.
Quando, ad esempio, il bambino (a lezione o in partita) è in difesa (in una situazione di 2 contro 1) e deve decidere cosa fare (incerta situazione e scarsa prevedibilità), lo sguardo si sposta subito sull’avversario in possesso di palla (è difficile che la sua attenzione sia rivolta all’avversario non in possesso di palla) e pensa subito di portargliela via.
E’ una situazione normale derivata dal fatto che la palla è l’obiettivo primario del bambino che non è in attacco, lui vuole la palla perché con la palla può palleggiare e tirare a canestro.
Ad esempio l’esercizio 2 contro 1 è una situazione reale di gioco. La possibilità di agire (non mi piace il termine “potere”) è del bambino che è in possesso della palla (che può decidere se è meglio palleggiare o passare la palla al compagno); a sua volta il bambino in difesa (che non capisce il significato di difesa) attacca l’attacco per conquistare la palla.
Un altro esempio: in una situazione di due file di fronte a metà campo che si passano la palla, quando l’Istruttore batte le mani, chi è in possesso di palla decide cosa deve fare e verso quale canestro andare a concludere. Ma è l’Istruttore che ogni volta decide a chi dare la possibilità (individuale); la possibilità di decidere che cosa fare è di un solo bambino ogni volta (non di tutta la squadra), perché le situazioni potrebbero essere differenti a seconda delle coppie.
Ancora: in una situazione di palla contesa, chi tra i due strappa per primo la palla decide cosa fare, ma è una conquista del bambino.
Oppure in tutte le situazioni di sovrannumero e di sottonumero, chi è in possesso della palla può decidere cosa fare e se l’esercizio è in continuità la possibilità di decidere potrebbe passare alla difesa e così di seguito.
Ma se il bambino non conosce a che cosa serve il palleggio, non sarà in grado di decidere che cosa fare e utilizzerà il palleggio solo per non farsi portare via la palla e non per concludere a canestro o per creare un miglior angolo di passaggio.
Per palleggiare bene occorre che la mobilità articolare sia stata educata e sviluppata, che la forza di spinta della mano e del braccio (verso il basso-avanti) sia stata educata, che le distanze e le direzioni siano state percepite e acquisite.
Senza una corretta educazione delle capacità motorie non è possibile migliorare la tecnica esecutiva di un gesto o di un movimento.
E’ dalle situazioni reali di gioco (come sempre è stato insegnato), che si evince che chi ha il potere decide cosa fare.
Non si verifica sicuramente da situazioni irreali, altrimenti il bambino come potrà richiamare quel gesto o quel movimento e metterlo in pratica durante il gioco.
Indicazioni didattiche e metodologiche
Queste indicazioni sono finalizzate allo sviluppo da parte del bambino dei processi cognitivi e del pensiero tattico:
Insegnare partendo dal semplice al complesso, dal facile al difficile, dal globale all’analitico per poi ritornare al globale e verificare se il lavoro svolto ha portato a dei miglioramenti;
presentare esercizi e giochi, aumentando l’incertezza delle situazioni di gioco;
introdurre handicap esecutivi (ad esempio giocare in una situazione di tre contro quattro o di quattro contro cinque);
fare in modo che il bambino identifichi le informazioni importanti alle quali deve rivolgere l’attenzione (spazio, linee, distanze, compagni, avversari);
introdurre durante le azioni stimoli che distraggano il bambino (rumori, fischietto, musica, segnali) ed educarlo a non prestare attenzione agli stimoli;
fare eseguire ai bambini gesti e movimenti in condizione di costrizione temporale (poco tempo a disposizione per concludere a canestro);
incrementare le capacità coordinative speciali (coordinazione, equilibrio, orientamento spazio-temporale, differenziazione, anticipazione) attraverso la presentazione di esercizi e giochi sempre differenti, con molte varianti e utilizzando attrezzi diversi (palloncini, bacchette, palline da tennis, bacchette, coni, cinesini, etc.);
variare l’esecuzione tecnica del gesto (distanze diverse, traiettorie differenti, direzioni, etc.);
variare o modificare gli spazi di gioco (campo ridotto e spazi più piccoli), le velocità esecutive, il numero di giocatori (esercizi di sovrannumero e di sottonumero), il numero di informazioni, etc.
Conclusioni
E’ importante sottolineare che lo sviluppo dei processi mentali richiede un processo di formazione a lungo termine, pianificato e adattato alle esigenze individuali, similmente a quanto si realizza per le capacità motorie, per quelle tecniche e tattiche.
Un elevato incremento delle capacità cognitive si osserva tra i 10 e i 12 anni (fase sensibile) e uno sviluppo ulteriore tra i 16 e i 18 anni.
La maturazione biologica deve essere integrata con l’allenamento specifico e le richieste della preparazione, inizialmente semplificate, che successivamente dovranno essere sistematicamente aumentate, fino a superare le difficoltà che normalmente si presentano durante il gioco.
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