Prof. Mondoni: 'Il minibasket non vuole giochi di potere'
Interessante trattazione dell'ambasciatore italiano del minibasket nel mondo
Quante volte, in una giornata vi capita di vedere persone forti o investite di una qualche autorità che cercano di guadagnare terreno sulle altre?
Quanti giochi di potere sono portati avanti per impressionarci o per sfruttare le nostre emozioni, allo scopo di trarre un qualche vantaggio?
I giochi di potere, però possono arrivare a logorare le persone, i bambini non hanno bisogno dei giochi di potere, loro sono già onnipotenti!
Che cosa è il potere?
Il sociologo americano Richard Sennett ha affermato che “Non è quello che sappiamo fare bene che ci fa raggiungere una posizione di potere, anzi spesso è proprio il contrario che ci permette di essere più forti.”
Vedere che gli altri ci rispettano aumenta la nostra autostima, riduce lo stress e ci rende forti (almeno in apparenza), tutti hanno bisogno di provare l’esperienza del potere, di fare la differenza per distinguersi dagli altri e il potere è un modo per riuscirci perché il potere fornisce riconoscimento e prestigio.
Le persone forti e prepotenti si fanno seguire da molte altre che, solo per il fatto di aver deciso di seguirle, non possono ammettere che queste abbiano dubbie capacità, perché sarebbe troppo imbarazzante accorgersi che stanno seguendo qualcuno che non lo merita affatto e che non ha particolari capacità.
Il potere è dovunque, siamo tutti soggetti al potere di altri, tutti esercitiamo potere su qualcuno e, che ci piaccia o no, fa parte della vita.
I genitori hanno potere sui figli, ma i bambini hanno potere su tutto, sui genitori, sugli altri, nel gioco e vogliono sempre affermare la loro volontà.
“Sarebbe troppo complicato entrare nel complesso della molteplicità dei rapporti umani, perciò mi limito ai casi più ovvi di potere: quelle situazioni in cui qualcuno ha un ruolo definito di autorità su un numero di persone”.
In teoria, siamo più o meno tutti d’accordo che ci debba essere la minor quantità possibile di potere e che chi ha potere debba essere soggetto al controllo di altri poteri.
Questo è il sistema che è chiamato “democrazia” o che chiamiamo condivisione, responsabilità distribuita, al contrario di autorità, burocrazia, centralizzazione o disciplina formale.
I bambini amano il potere, ma bisogna stare attenti a non esagerare, generalmente in un gioco chi ha potere vince sempre, parte in vantaggio, decide lui quando partire e quasi sempre ha il sopravvento!
Il gruppo dei bambini è un gruppo dei pari, è un gruppo dove tutti devono avere le stesse “chances” di vittoria.
Con i giochi di potere questo non succede! Il bambino che ha potere ha più potere di altri bambini. Questo è un rapporto squilibrato perché stabilisce che i risultati di un comportamento non devono essere misurati dal punto di vista di chi fa le cose, ma da quello di chi ne subisce l’effetto.
Tutti gli studi seri sui sistemi di potere evidenziano la necessità di separare i poteri per impedire che s’instauri un potere assoluto.
La sindrome del potere
Come fa una persona ad avere potere?
Generalmente lo si concede a chi riteniamo il più bravo, il più capace, il più competente: ma ricordiamoci che il potere è una droga; le persone al potere, spesso, pensano di essere comunque migliori, più capaci, più intelligenti e si circondano di cortigiani (gregari che non decidono mai perché non sono in grado di decidere e subiscono le decisioni di chi ha potere).
Ricordiamoci che il potere non si può eliminare del tutto, ma può essere limitato, controllato e condizionato.
I giochi di potere per i bambini vanno bene ogni tanto, non sempre!
Quando un bambino cerca di avere potere su un altro, ci si può sempre aspettare qualche reazione da parte di chi subisce il potere.
L’uso del potere coinvolge due persone: una detiene il potere e l’altra reagisce. Non si può pensare che i giochi di potere per i bambini siano “il massimo”, a volte sono deleteri e diseducativi perché, a volte, chi non ha il potere cerca di disattendere alle regole del gioco (parte prima in una gara, imbroglia per vincere, vuole vincere sempre e comunque).
Prof. Maurizio Mondoni