Gianluca Basile, il nonno dell'Euroleague: 'Chi l'avrebbe detto?'
Il Baso parla dell'esordio contro l'Efes e torna sul fatto di Bologna quando un bimbo lo ha offeso
Gianluca Basile ha parlato a La Gazzetta dello Sport del suo esordio europeo con la maglia dell'EA7, impegnata questa sera contro l'Anadolu Efes Istanbul.
"Unico italiano in attività ad aver vinto l'EL? Non avrei mai pensato di arrivare a 37 anni, giocando tutti gli anni l'Eurolega. È motivo di orgoglio. Tutti gli sforzi che ho fatto sono ripagati. Prima partita? Non mi ricordo. Quando nel gennaio 1999 arrivai alla Fortitudo, ro fuori in Coppa perché a Reggio Emilia avevo già giocato in Korac. C'ero alle Final Four che vinse lo Zalgiris, ma non nel roster. Vittoria col Barça il ricordo più bello? È stata una liberazione. Era stato importante avere giocato una finale con la Fortitudo dov'era più difficile arrivare così in alto che con il Barcellona dov'era più logico. Ma non è mai facile vincere, anche con squadre costruite per farlo. Non basta essere forti. Cosa altro ci vuole? Arrivare in piena forma alle Final Four. E prima ancora per arrivarci, alle finali. Le cose devono girare nel modo giusto. Fortuna? Un pizzico sì. Un esempio è la vittoria dell'Olympiacos lo scorso maggio. Milano? È una squadra costruita per vincere. Non so se per vincere l'Eurolega. Per com'è andata lo scorso anno, con la vittoria dell'Olympiacos, non si può mai dire. Che problemi ha ora la squadra? I soliti di un gruppo che cambia cinque giocatori. Pensavo che cinque non sarebbero stati così tanti per modificare sorti ed equilibri. C'è bisogno di tempo. So che l'ambiente non ha voglia di aspettare più di tanto. Anzi, tutti si aspettano grandi cose. Siamo tranquilli e fiduciosi. La squadra si costruisce stando in campo, giocando. L'allenamento è importante, ma l'intensità di una partita non è paragonabile. Più si gioca e più ad alto livello e più si ha la possibilità di migliorare. Partita più indimenticabile? Più delle partite, ricordo gli ultimi tiri. Come quello decisivo da tre con l'Efes nel 2004. Se avessimo vinto poi a Pau Orthez, saremmo andati alle Final Four con la Fortitudo. Da capitano, è stato speciale. Il bimbo che mi ha insultato? Siamo così, è brutto dirlo. Quante volte si fanno appelli sull'onda di un episodio, poi si dimentica. Viviamo lo sport con odio per l'avversario. Non andiamo a tifare la nostra squadra ma per insultare gli altri. Abbiamo questa cultura sportiva, fatico a credere che si possa cambiare. Ho anche sentito insulti per quello che ho fatto, qualcuno dice che è colpa mia. È una minoranza. Purtroppo i piccoli imitano i grandi. Le piccole Basile vengono a vedermi? Solo alle partite in casa. Fuori no, soprattutto nei campi caldi. Meglio evitare"