Francesco Berrè parla delle prime due settimane ai Leopards
L'ex preparatore atletico della Mens Sana è volato in Cina
Sono trascorse circa due settimane da quando Francesco Berrè, preparatore atletico della Mens Sana Basket, ha lasciato la società di viale Sclavo per iniziare la sua avventura in China con la squadra dei Dongguan Leopards. Una grande opportunità per lui, che dopo due stagioni alla Montepaschi, al fianco di Giustino Danesi De Luca e Maurizio Forconi, ha ricevuto una chiamata veramente speciale.
Francesco, qual’è stato l'impatto con il "nuovo mondo"?
"Diciamo che è stato inaspettato in quanto la città che mi sto trovando a vivere tutti i giorni non è certo la Cina a cui pensiamo comunemente, bensì una metropoli moderna, in piena espansione, altamente globalizzata piena di grandi supermercati, locali all'ultima moda, ristoranti, strade a 10 corsie e complessi residenziali in continua costruzione e di modernissima concezione. Sono rimasto stupito soprattutto dalla pulizia e dall'ordine, dall'ospitalità delle persone ed anche dal sorriso con cui ti accolgono quando scoprono che vieni dall'Italia! Per quanto riguarda l'impatto con la nuova squadra non è stato semplice affatto doversi ambientare in pochissimo tempo ed essere subito pronto a lavorare a pieno ritmo con dei ragazzi che non parlano la tua lingua e neanche l'inglese; abbiamo un interprete sempre con noi che traduce in simultanea ma soprattutto per i termini tecnici non è sempre facile la traduzione, e allora bisogna armarsi di pazienza e saper usare molto bene il linguaggio del corpo"
Che tipo di attenzione c'è sul settore giovanile?
“Non ho visto attenzioni diverse rispetto a quelle che ci sono a Siena, cioè molto alte! La differenza forse sono gli obiettivi finali, nel senso che in Italia si cerca di creare giocatori buoni per la Serie A o per la Nazionale come se fosse la continuazione di un certo percorso di crescita per chi ha le qualità giuste; in Cina l'obiettivo è creare il maggior numero di giovani possibili per far crescere sempre di più il movimento cestistico ed hanno la fortuna di poter fare una selezione su numeri per noi inimmaginabili. E' chiaro che il materiale umano è di altissima qualità (cestisticamente parlando) devono soltanto capire gli aspetti sia fisici, sia soprattutto tecnici su cui lavorare per arrivare all'eccellenza. Dongguan è una delle poche realtà che è già nel futuro poichè ha uno staff internazionale (australiano con un tocco d'azzurro) che ha quindi il compito di "culturizzarli" alla pallacanestro moderna. L'aspetto positivo è che nella squadra senior di Dongguan sui 14 giocatori del roster, togliendo i 2 americani ci sono 7 giocatori su 12 cresciuti in questo settore giovanile (di cui anche Li Muhao, classe '92 che potrebbe essere il quarto cinese a sbarcare in NBA) ed è la squadra più giovane di tutta la lega. Insomma le motivazioni di voler essere competitivi a livello internazionale nei prossimi anni sono altissime.”
E' difficile accedere a informazioni sullo sport cinese. Come viene trattato in Cina (nel senso dai media, internet), è seguito o no?
“Il problema di accedere per noi "occidentali" è legato alla lingua, qui i siti internet non hanno la traduzione in inglese quindi sono a senso unico! Ma i media seguono davvero tanto il basket sia del campionato CBA (la maggiore lega cinese) che quello NBA. Praticamente a qualsiasi ora della giornata c'è il canale CCTV5 che fa vedere partite di pallacanestro. A Dongguan il palazzo da 4,500 posti (che può vantare anche delle modernissime Luxury Box) è sempre pieno, così come nelle altre città la pallacanestro è amata ed i numeri sono in continua crescita attirando sempre più sponsor ed aumentando ancora di più l'interesse. Non stupiscono quindi le 2,000 persone che attendevano Tracy McGrady al suo sbarco a Qingdao o la statua in bronzo in onore di Stephon Marbury che ha portato alla vittoria Pechino nell'ultimo torneo.
Ti hanno fatto domande sulla tua esperienza europea?
“Si, chiaramente hanno sentito parlare di Siena, dei sei titoli consecutivi, delle final 4 di Eurolega. Soprattutto da parte dello staff Australiano c'è stata subito molta curiosità nel sapere principalmentye a livello organizzativo, di scouting report, di programmazione, di gestione dei giocatori, come si lavora a Siena. E indubbiamente alla Mens Sana si lavora nell'elite del basket europeo, per cui è stata davvero una grande soddisfazione poter condividere la mia importante esperienza con professionisti "dell'altro mondo". Diciamo che per me aver lavorato due anni con lo staff Mens Sana è stato di vitale importanza e senz'altro mi fa guardare avanti con più fiducia senza temere le difficoltà che si presenteranno.”
Adesso la tournee in Australia. Vivere a stretto contatto con staff e ragazzi che effetto fa?
“Non ho avuto il tempo di ambientarmi a Dongguan che subito sono dovuto partire per questo tour di 3 settimane tra Melbourne e Sidney con la squadra U18. Sicuramente è un modo per rinforzare il legame con i ragazzi e con lo staff cinese (in quanto con il coach australiano c'è stato sin da subito un ottimo feeling, soprattutto nei party del sabato sera) nella nostra comunicazione fatta spesso di gesti, sguardi, sorrisi. Proprio oggi pomeriggio mentre stavo lavorando in piscina con un giocatore infortunato mi sono ritrovato ad intonare "O' sole mio" con il nostro dottore! Soltanto venti giorni fa stavo ancora allenando a Siena ed ora sono molto distante, forse ancora non ho realizzato che dovrò rimanere lontano per almeno un anno, ma le persone che ho lasciato in Italia mi fanno sentire come se fossi a casa anche a Dongguan!”